giovedì 25 aprile 2024
Racconti d'Inquietudine

UNA STRANA VICENDA

Giaceva immobile nel divanetto del treno.
“Ma è morto?”. Questo mi chiedevo, dal momento in cui di colpo aveva smesso di russare in maniera assordante; placando in un istante ogni cenno di respirazione.
Nemmeno lo conoscevo, ma il suo strano modo di russare; amplificato direi all’esasperazione, quasi imitato a farsa, aveva attratto la mia attenzione dall’inizio del viaggio.
Giaceva nel posto di fianco al mio. Probabilmente ero salito nel treno a qualche fermata dopo la sua, dato che già era assorto nel sonno, sonno profondo, rumoroso. D’altronde il divanetto di fianco al suo era l’unico libero.
Che rumore, mio Dio, che fragore emanava quella bocca grassottella, stavo già pensando di svegliarlo in qualche maniera, quando ad un tratto calò il silenzio totale e completo. Teoricamente avrebbe dovuto essere un sollievo per i miei nervi ed i miei timpani ma…provocò in me tutt’altra sensazione. Non solo aveva smesso di russare, sembrava addirittura avesse smesso di vivere. Trascorsero i minuti, ma il silenzio restava invariato, non era accompagnato dal minimo sibilo respiratorio. Iniziai ad inquietarmi; quell’assoluto “non rumore” riempiva la mia testa, copriva i miei pensieri. Il dubbio aumentava con lo scorrere del tempo, la coscienza prese ad ulularmi nelle orecchie frasi del genere: “Quell’uomo è morto, è morto o sta morendo…e tu? E tu che fai? Nulla. E’ questo l’aiuto che dai ad un pover’uomo che forse ora sta entrando in coma e non ha la possibilità d’avvertire nessuno? Oh, svegliati, muoviti, fai qualcosa prima che sia tardi! Tu lo sai che qualcosa qui non va, lo sai perfettamente. Riflettici se vuoi, ma fallo in fretta, razza di smidollato.”
Tentavo di soffocare tali assurdità, inutili paranoie, ma più tentavo, più quella maledetta vocetta alzava il volume. Voltandomi a rimirare il panorama dal finestrino, mi sforzavo di non pensare a lui, a quell’uomo, di non pormi dubbi nei confronti della sua salute…o non salute. Ma senza rendermene conto scivolavo nuovamente nell’angoscia, ritrovandomi ad osservare la sua immagine riflessa nel finestrino. L’immagine di un uomo grassoccio, semicalvo e di mezza età, ben vestito e…apparentemente morto. Potevo immaginarmelo a casa sua, di fronte ad un caminetto acceso, oppure al televisore, in pantofole a leggere il giornale aspettando la cena…con i figlioletti accerchiati intorno a lui, a giocare con il lego o il meccano, rivolgendogli di tanto in tanto lo sguardo, una richiesta d’approvazione per la macchinina in costruzione… o per il carrettino… o per qualsiasi cosa e lui a far cenno di si…oppure di no…Poveri bimbi, di fronte ad una lapide, a piangere con la mamma, per un padre che… non tornerà mai più… Per un padre che avrebbe avuto ancora la possibilità d’esserci, di vivere, di vederli crescere, se solo uno sporco vigliacco, ipocrita complessato avesse fatto il minimo tentativo, il minimo sforzo. “Ma no”; Un’altra voce giungeva ancor più potente e sonora della prima; “Ma no, Marcello; che hai intenzione di fare? Di scuoterlo? Di schiaffeggiarlo? O pensi di passare direttamente alla respirazione "bocca a bocca"? E se poi quello stava solo dormendo? E se si sveglia e si ritrova di fronte te, con le sue labbra appiccicate alle tue? Te; con quella faccia da invasato poi… ti scambierebbe di sicuro per uno psicopatico omosessuale…madre mia, che figura barbina, che brutta figura faresti”.
Ero terrorizzato dall’idea della vita stroncata di quel povero padre di famiglia, ma il pensiero della pessima, riprovevole ed equivoca figura in caso d’immediato risveglio… beh… riusciva a bloccare ogni mia azione.
Giuro che avrei voluto perlomeno poggiare l’orecchio al suo petto, se non altro per constatare l’effettivo decesso, o magari l’arresto cardiaco, sarei stato ancora in tempo per… che so…mettermi a gridare di fermare il treno. Oppure chiedere l’assistenza immediata di un medico, se presente tra i passeggeri. O meglio ancora (o peggio ancora?), poggiando l’orecchio avrei potuto constatare la totale salute, dimostrata da un battito regolare (e se poi si fosse svegliato trovandomi poggiato al suo petto… che figura, per Dio; che figuraccia.) … ma ahimè, ormai era trascorso troppo tempo… eh si, sarebbe stato inutile, quasi tre ore, ed in tre ore uno fa in tempo a morire e a risorgere e poi…ero giunto alla mia fermata. Dovevo proprio scendere… era un appuntamento importante il mio; colloquio di lavoro, un lavoro serio, ed ero pure in ritardo a causa di quei maledetti ritardi ferroviari. Ero partito con ben mezz’ora di ritardo, mica noccioline… non avevo tempo da perdere con tali baggianate, bubbole; immaginazioni e paranoie da quattro soldi.
M’alzai dunque in piedi, avevo poco tempo, se non mi muovevo in fretta il treno sarebbe ripartito, non stava certo ad aspettare un buffone.
M’incamminai dunque verso l’uscita, ma qualcosa non andava, mi sentivo pesante, rallentato. Sapevo quello che stavo facendo, o meglio, quello che avevo fatto; lo sapevo eccome, avevo lasciato morire un uomo, un mio simile, quello che sarebbe potuto diventare magari un mio grande amico e persino debitore; debitore di vita. Ma da lurido codardo complessato, l’avevo lasciato crepare, in silenzio, su quel divanetto maleodorante.
Ma ormai era fatta, ormai era tardi, si, troppo tardi, sceso dal treno non ci avrei più pensato…avrei scordato tutto, forse prima riflettendoci un poco, tanto per rendermi conto (autoconvincermi) che effettivamente stava solo dormendo, dormendo come un bimbo.
“Bene Marcello, forse hai ragione, anzi, hai decisamente ragione. E allora dai, devi solo scendere, i gradini sono ad un passo da te, scendi e non voltarti. Non voltarti e… scordati tutto.”
Stavo per scendere il primo dei tre gradini, ma mi fermai, non potevo resistere, tentavo di frenarla, ma la mia testa si stava lentamente voltando… per un ultimo sguardo.
Appena i miei occhi si posarono su di lui, per poco non mi colse l’infarto, facendo secco me; l’uomo era sveglio e con un espressione totalmente lucida, per nulla assonnata… e mi stava fissando, mi fissava come si fissa (perdonatemi l’espressione) una merda, un immenso ammasso di letame; il più immenso e ripugnante conglomerato di sterco mai visto prima.
La sua espressione era schifata, ma allo stesso tempo divertita. Non so come, né perché… ma a guardarlo avrei potuto giurare che aveva intuito ogni mio pensiero nel corso di quello strano viaggio.
Probabilmente per tutto quel tempo m’aveva preso per i fondelli.


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NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI

Sdraiato sul letto Ascoltando la radio

E' ancora chiaro fuori Se soltanto avessi ancora un altro giorno

Quelle venti pagine io proprio...Domani a quest'ora avrò finito Voglio fare 1000 cose Voglio vendermi i libri, comprarmi quei pantaloni e poi anche quel maglione, poi voglio stare tutto il giorno al mare, guardare otto ore la TV, ,tagliarmi i capelli, andare via in macchina, prenotare le vacanze, alzarmi tardissimo il mattino, non dover guardare l'orologio la sera e...

Ma se mi va male? Che scusa potrò inventare stavolta? Ah se potessi sapere le domande che mi farà! Se soltanto riuscissi a prendere un...ma accetterò qualsiasi cosa, è sempre un esame in meno, un ostacolo superato verso il traguardo...Chissà se anche stanotte mi sveglierò pensando di averlo già dato Chissà quanti faranno i miei stessi sogni, chissà quanti saranno in giro adesso, quanti staranno ancora ripassando, quanti non chiuderanno occhio stanotte, quanti staranno già dormendo, quanti domani saranno là due ore prima per paura di fare tardi, quanti di quelli che prenderanno più di me diranno di averla preparata in questa notte...Chissà quanti pregheranno per loro, quante mamme saranno in apprensione. Tanti non avranno mangiato niente stasera, tanti invece avranno bevuto molto...

Chissà se dovrei leggere l'oroscopo Chissà quanti saranno alla finestra adesso, quanti nelle braccia di Morfeo, quanti in quelle del loro amore

E se domani mi bloccherò? Se non mi ricordassi più nulla? Non è possibile...e poi se è riuscito a passarlo quello sfigato dell'altra volta...I portafortuna li ho presi? Mamma! L'hai stirata la camicia? Sì, sì, la faccio domattina la barba... Spero di non incontrare quel corvaccio che abita di fronte a casa mia Ci sono le stelle stasera, il mare è calmo, sì, sono sicuro andrà benissimo...sarà, ma io non mi ricordo più niente

La radio continua a suonare " La matematica non sarà mai il mio mestiere ", ah, questo è poco ma sicuro! Sta venendo buio. Vorrei fosse già domani. Se soltanto mi chiedesse quello...io di più non potevo fare, forse però, se avessi seguito...Ma mi servirà mai nella vita tutto questo? Non mi ricordo neanche l'ultimo esame...

Uno starnuto, ci manca solo la febbre! Devo far miscela domani ma l'altra volta ha portato male, la farò dopo. I vestiti sono pronti, lo zaino anche.

Un bicchiere di aranciata, qualche piegamento sulle braccia, un ricordo, la speranza, un desiderio, un sorriso, un sospiro, il sonno, un sogno...


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STADI ALCOLICI NAPOLETANI

Stadio primo: “Napoli in vantaggio…”
Birra, Ceres red Erik, Beck’s.Mix di cocktail’s and tequila sun rise, please…

Il mondo ti sembra interessante, i fantasmi della tua indifferenza quasi divertenti e il tuo senso di costante inadeguatezza scompare tra sorrisi stereotipati e lacrime opache.

Quel muro che ti divide dal resto viene abbattuto con rabbia ed è bello per un fottutissimo istante essere felice…

Tracanni di gusto una Solopaca-rosso-fuoco che ti fa impazzire e il tuo unico desiderio è ritornare a quel maggio tedesco quando Bruno Pizzul commentava: ”…fallo su Maradona…ma la palla arriva ad Alemao…c’è un buco…Careca…Alemao…Alemao…gol di Alemao…Napoli in vantaggio!”

Stadio secondo: ”Oie vita mia…”
“One tequila sale e limone, please! One rosso-fuoco, please! Another drinks, please!”

Ti senti un gigante etilico, un eroe metropolitano deciso a rischiare le sue minime possibilità di sopravvivenza…un salto di due metri sul vuoto e…”Amico, sei fuso!”. Solo quando il tuo culo da vincitore del superenalotto tocca terra, capisci che è stupido rischiare sé stessi…ma è solo il pensiero di un istante e allora via a tracannare di nuovo rosso-fuoco su rosso-fuoco che ti fa impazzire.D’improvviso ti assale un impulso sessuale incontenibile e in ogni donna vai cercando sesso-amore…tutto ciò che rimane è il ricordo di una storia in un lurido bagno…

Nella tua mente lo stadio San Paolo grida con rabbia e amore: ”Oie vita, oie vita mia, oie core e chistu core, sì stata ‘o primm’ ‘ammore, ‘o primmo e l’ultimo sarraie pe’ mme!”.

Stadio terzo: ”Napoli in B…”
“Vedi di darti una calmata, così rischi di crollare!”, ma tu credi di essere il verme allucinogeno di una bottiglia di Tequila messicana e distruggi i tuoi residui di lucidità con un “lamborghini”…

Ciò che resta è solo un profondo senso di nausea e disperazione.

Il tuo livello etilico è ottimale ma allora perché vuoi vomitare?

Sei solo nauseato da te stesso, dalla tua incapacità cronica di affrontare la vita, dalla tua sessualità alcolica che ti sottrae ogni briciolo di rispetto e dignità.Non hai nemmeno la forza di camminare…”Sei andato al tappeto, amico!”, ti sussurro con voce amorevole.Ti carico sulle spalle e mi sembra di rivivere quel maledetto giorno quando il Napoli tornava in serie B senza aver provato a lottare.



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RE SENZA TRONO...

Sfioriamo quotidianamente di iniziare il nostro lungo
viaggio...
Poi invece torniamo al punto di partenza,a volte
addirittura qualche metro prima...forse per il gusto
di prendere più rincorsa,per poter dire “questa volta
con tre soli salti arrivo al sesto paletto...”
Svegliati che domani riderai di tutti questi
problemichenonsonoproblemi...ma allora quali sono
questi kazzi di problemi...se per me conta solo che io
sono qua e lei è la’, che lei è la’ e io sono la’?
Quando avro’ quello che voglio forse rimpiangero’
questi momenti di mille pensieri che ti mandano
lontano da tutti...cosi’ diverso...nessuno potrebbe
entrare dentro di te e capirti...li senti?...hanno
chiesto “posso entrare?!”...
Ma come pensano di capire un tipo come te che ha
costruito il PENSIERO più STUPENDO degli ultimi
vent’anni,che quello di Patty al confronto era solo un
coinvolgente e allettante erotismo da una sera e
invece con le tue idee ti senti “un uomo solo al
comando”...e chi è quel gregario che ti vuole passare
la borraccia?...scherzano?
Un leone come te che ha il suo castello gia’ bello e
pronto non ha certo bisogno di aiuto....
A volte invidio chi ha gia’ dato...o non ha dato mai
ma non lo sa e vive in pace con se stesso o vive e
basta...perche’ le tue paranoie in fondo -o forse
anche un po’ prima- ti rendono unico&pazzo ma ti fanno
anche soffrire,e non poco...
...E come fai a dire che è quella sofferenza che ti fa
star bene??? Cosa vuoldire??!!
Forse che non contraccambieresti questo star male
fatto di fissare il tuo Nokia, di rispondo-o-non
rispondo allo squillino, con l’averla al tuo fianco?
Anche solo per fissarla,perche’ sai bene che quando la
guardi dimentichi tutto e anche La Fede,il tuo Hellas,
tutto ad un tratto parte dai box,come la vecchia
Minardi per intenderci...
Ma cosa importa dici -col tuo poco orgoglio che ti e’
rimasto- quella sofferenza alla fine ti rende cosi’
speciale,Re di un mondo che in fondo un trono non ce
l’ha, e paranoie come impulsi-bit ti rendono fiero
della tua tristezza romantica.
Ora vai che altrimenti fai la fine di quel vecchietto
la’ in fondo,cosi’ gobbamente alla ricerca di
“qualcosa-ma non ricordo cosa” che il mio sorriso si è
subito fatto espressione più triste, un misto
pena-rassegnazione...come se quel suo vagare ti
ricordasse qualcosa che ti appartiene...forse la tua
ricerca disperata della fine delle tue paranoie...ma
come???Non ti rendevano cosi’ unico e speciale?
Ora vai che forse un giorno anche tu sarai come gli
altri la’ fuori,magari avrai anche la testa meno dura
e vedrai di buon occhio quel povero Cristo che ti
segue da una vita e tenta di passarti la borraccia...
Andiamo...dai...e non crediate che il mio PENSIERO
STUPENDO duri poco piu’ di questa bottiglia di
Gordon’s...
Del mio mondo sono il Re...Re senza trono... Fine.



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STORIA DI UN BASTARDO

sono fregato. mi stanno cercando da parecchi giorni. sono stato costretto a nascondermi dentro casa. chiudendo tutte le finestre. voglio dire. le imposte delle finestre. lasciando entrare il caldo. che mi stordisce. e mi inchioda sul letto. con la testa pesante dell' ultima sbronza.
con lenzuola sporche e sudate che mi dimentico sempre di cambiare con i vestiti sparsi sul pavimento come alla ricerca di un qualcosa vestiti che assumono strane forme di notte santi ubriachi uomini in preghiera che si rivolgono distorti verso di me.
CHIUDO GLI OCCHI.
sono fregato. mi sono addormentato per l' ennesima volta. guardo la sveglia elettrica sul comodino ma l' ora credo che non sia esatta è rossa e lampeggiante e segna le undici meno un quarto (22 e 45) ma dalle imposte entra ancora luce e quindi ci deve essere un qualche errore. un qualche tipo di errore. apro le imposte. la luce del giorno inonda la stanza. non so quanti giorni erano che non le aprivo. comunque sia la mia mente diceva. cosa cazzo te ne frega. ora la finestra era aperta le persiane erano aperte. il passato era andato. il passato non serve a nulla. è solo la vita che già abbiamo sprecato. è solo un parte del peso che stiamo togliendo dalle nostre spalle. cercando di vivere ogni giorno.
guardo l' azzurro del cielo. mi gratto le palle. infilando la mano nelle mutande. che bello il cielo. penso. tutto questo azzurro. così semplice. scorreggio. e così infinito. nemmeno una nuvola. l' aria calda del mattino. credo che sia mattino. ho proprio quella sensazione. di appena sveglio. riguardo la sveglia le dieci e cinquantasette (22 e 57). ci deve essere un errore. penso. e l' errore lo sta commettendo la sveglia. vado al cesso piscio mi lavo le ascelle il culo le palle mi lavo i denti provo a cagare senza riuscirci mi specchio mi sistemo i capelli. vado nella stanza mi vesto jeans sopra una sedia e maglietta nascosta fra un mucchio di libri e prendo le sigarette le chiavi e apro e chiudo la porta e sono fuori di casa.
MI STANNO CERCANDO.
chi? non ricordo. però ho la sensazione che qualcuno mi stia cercando e io non sono più uscito di casa per questo motivo. forse sarei dovuto rientrare. chi è che temevo? perchè avevo paura di uscire? non mi ricordavo le risposte. e comunque la cosa adesso non mi interessava. mi sentivo quasi bene e sicuro. apro la porta dell' ascensore spingo il piano terra e aspetto di arrivare arrivo e esco dall' ascensore scendo i pochi gradini che ho davanti mi trovo nel cortile del mio palazzo. guardo la palma. guardo il sole. è più in alto di quanto credessi. allora non è proprio mattino. direi dal sole che forse potrebbero essere le undici (11 e 00). una strana sensazione mi assale. non c' è nessuno. alle finestre non si sente nessun rumore se non qualche televisore acceso. non c'è il portiere e il portone è chiuso. eppure sono sicuro che oggi non è nè sabato nè domenica, giorni nei quali il portone è sempre chiuso. lo apro ed esco per strada. poche macchine che passano, l' ufficio della posta è chiuso, il bar e la pasticceria sono chiusi, la banca è chiusa. panico. lentamente. che sale dalla schiena e arriva alla base della testa. come brividi inaspettati. cosa cazzo sta succedendo? mi guardo intorno senza capire.
giro su me stesso. sensazione vorticosa di un mondo non messo a fuoco. guardo in alto. il sole mi ricambia lo sguardo. dio mio.
mi incammino per strada. mi avvicino al distributore di sigarette. il tabbaccaio è chiuso. che strano. c' è una signora che cerca di comprare le sigarette. senza riuscirci. a quanto sembra. mi avvicino.
-buonasera- mi dice
-buongiorno-
un lampo nella mente. ci deve essere un errore. un qualche tipo di errore
-come buongiorno?- mi dice sorpresa
rimango in silenzio
intontito
stupido
-scusi ma che ore sono?-
-le undici e venti- (23 e20) mi risponde
-dicevo bene allora-
-a questa ora si dice buongiorno-
-guardi che sono le undici e venti di sera- mi dice sorridendo -non lo vede che è buio?-
domanda retorica?
è uno scherzo?
è uno...
scetticismo.
guardo il cielo.
il sole è abbagliante.
guardo la signora.
nessuno.
se ne è andata.
ma dove?
non lo so.
eppure...
supero il distributore di sigarette. la faccenda si stava facendo strana e incongrua. sento qualcuno urlare
-ehi stronzone-
non mi sembra che quello sia il mio nome quindi non mi giro.
-ehi stronzone finalmente ti fai vedere-
panico. nuovamente. sono io lo stronzone?
- senti pezzo di merda ti vuoi girare?- continua ad urlare quella voce
NO.
NON VOGLIO GIRARMI.
HO PAURA.
HO...
sento un mano toccarmi. ecco. lo sapevo. porca puttana. sempre casini. ora come cazzo mi tirerò fuori dal problema.
mi giro.
nessuno.
nessuno.
caccio un urlo.
liberatorio. il cuore ha aumentato le sue pulsazioni. nessuno. nessuno. ma io ho sentito una voce e una mano e sicuramente la mano era più concreta della voce.
un sogno.
forse.
comunque meglio nessuno che qualcuno che ce l' aveva con me. ma...
mi stanno cercando...
lo sapete io non voglio problemi. non voglio guai con le persone.
guardo per terra. uno stronzo di un cane giaceva perfetto a pochi passi da me. una mosca felice ci ronzava intorno. forse quella era la prova dell' esistenza di dio. non che mi importasse. solo un pensiero fra milioni di pensieri. come me. una persona fra milioni di persone. forse ero lo stronzo. o forse ero la mosca. o forse dio.
mi stanno cercando...
cosa fare? mi sentivo strano. mi sentivo fuori luogo. cosa fare? forse una bella bottiglia e qualche sigaretta mi avrebbero fatto sentire meno solo e più normale, forse mi avrebbero dato una risposta. mi metto una mano in tasca. per vedere se ho qualche soldo. trovo solo un biglietto. oltre alle chiavi e alle sigarette. lo prendo e lo apro.
" bere è la tua riaposta a tutto?
no è la mia risposta a niente"
hank.
ancora il vecchio hank. quel biglietto. niente soldi. niente vino. niente risposte.
per dio.
-EMILIANO-
una voce di ragazza mi chiama. come mai oggi mi cercano tutti e tutti mi parlano e qualcuno addirittura mi riconosce. cosa sta succedendo?
mi stanno cercando...
-EMILIANO-
ancora la sua voce. mi sembra di riconoscerla. ma certo è...
faccio per girarmi.
-non ti voltare-
mi volto.
era Lei.
finalmente qualcuno. finalmente una persona reale. non un fantasma non un frutto della mia immaginazione.
ne sei sicuro?
-ti sei voltato. non mi hai ascoltato. come al solito fai sempre come ti pare-
-mi dispiace. è più forte di me-
-come mai non ti sei fatto più sentire?-
-volevo dimenticarti-
-e ci sei riuscito?-
-non lo so-
-non sai mai niente-
-hai ragione sono un idiota-
-perchè ti comporti così? perchè non riesci ad essere normale?-
-io sono normale. ho solo qualche problema con le parole-
-e questo cosa significa?-
-significa che devi andare a fare in culo-
vedo lacrime scendere dai suoi occhi.
vedo quegli occhi. e non provo niente. e non me ne frega niente.
mi giro. la lascio così a piangere. da sola. dopo essermi comportato come una bestia. senza pietà. la lascio e me ne vado. lei dietro di me.
non ti girare.
avevi ragione piccola.
sono un bastardo.
me ne vado. vago. cammino cercando di non pensare. guardo quello che ho intorno. niente. guardo quello che ho dentro. niente. mi sento come una merda. come la merda che avevo visto prima. solo che nemmeno una mosca ha la compassione di posarsi sopra di me.
guardo un orologio. quello dei parchimetri. le undici e cinquantaquattro (23 e 54). ed è ancora giorno. e per strada non c'è nessuno. perchè sono uscito? mi stavano cercando. mi hanno trovato?
domande senza risposte. decido di tornarmene a casa. c' erano troppe domande nell' aria e troppe situazioni senza un apparente senso. la mia mente doveva riposare.
ormai era troppo tardi per morire...
o troppo presto per vivere.


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