giovedì 25 aprile 2024
Racconti di Fantasia

I GUIDATORI DELLE FESTE (Ovvero come Batman si scontrò con Santa Claus.)

Quel pomeriggio, prima di coricarsi, Santa aveva puntato la sveglia prima del solito: aveva un sacco di cose da sbrigare quella notte ed era molto eccitato. La sua H.D. nuova di zecca lo aspettava in garage, trepidante. Le cromature tutte tirate a lucido riflettevano qualsiasi oggetto si trovasse abbastanza vicino. E lì in quel vecchio garage ce n'erano proprio tante di cose da riflettere. In un angolo c'era ancora la vecchia slitta che gli era stata fedele così a lungo….non sapeva nemmeno lui quanto a lungo, ma sicuramente più che abbastanza….Aveva pensato di coprirla con un telone per preservarla dalla polvere ma poi non ne aveva avuto il coraggio perché gli sembrava di nasconderla agli occhi per farla dimenticare al cuore. E lui era uno dal cuore tenero Santa, Claus di cognome. Onesto, sincero, amava essere sempre al centro dell'attenzione ma non era un narciso, anche se si tingeva capelli e barba con della brillantina dai riflessi argentati che gli donava un aspetto più interessante. Diciamolo: lo aiutava ad apparire un po' più giovane, e lui lo sapeva, glielo aveva fatto notare anche quella vecchia megera della Befana, e doveva essere proprio vero, perché quell'arpia non faceva mai complimenti gratuiti, piuttosto si sarebbe cucita la bocca a doppio filo.

La sveglia al quarzo suonò puntuale alle undici di sera, l'ora che Santa aveva scelto per alzarsi quel 24 Dicembre. Si sedette un po' intontito sul bordo del letto e perlustrò la stanza facendo mente locale: doccia, colazione…che altro? Beh, certo, doveva ancora passare dai fratelli Chubbs per ritirare gli ultimi regali. Quelli difficili, quelli…ma sì, quelli che hanno sempre bisogno di una piccola aggiunta o di una modifica invisibile ma assolutamente necessaria. Se ne prendeva cura personalmente ogni anno, ma per il lavoro vero proprio si affidava a quel gruppo di pazzi furiosi dei Chubbs. Pazzi e geniali. In tanti anni d'esperienza Santa era arrivato a pensare che forse la genialità spesso si accompagna ad una certa…come chiamarla?…forse "eccentricità"?…Già, era proprio quella la parola.
Si trattava di tre fratelli, tutti maschi, e piuttosto vicini di età uno dall'altro, cosicché il più vecchio aveva solo due anni di differenza dal più giovane. Particolare d'importanza ridicola comunque, dato che erano folletti. Ma scordatevi il cappello a punta e le scarpettine verdi in tinta: visto il volume d'affari (anche la Befana era loro cliente, e tanti altri nomi famosi, famosissimi), i Chubbs si potevano permettere una villa con piscina e parco (un po' di bosco dovevano pur averlo attorno…) ma soprattutto vestivano Armani. Andavano pazzi per lo stilista italiano, e nonostante i loro fisici non si prestassero granché all'alta moda, si facevano confezionare abiti su misura da Giorgio, come lo chiamavano loro. Così Santa ogni vigilia di Natale andava in casa Chubbs e li ritrovava nel grande salone con tutti i giochi commissionati ammucchiati da una parte, e vestiti con abiti impeccabili e nuovi fiammanti. Made in Italy by Giorgio Armani. "…e scusateci se insistiamo nel farvelo notare, caro Santa…", gli dicevano ogni sacrosanta vigilia, "….ma le cuciture sono fatte a mano personalmente da Giorgio…"
"Giorgio…? Giorgio chi?" faceva gigione Santa, "…il gommista giù all'angolo?"
Così i fratelli Chubbs sghignazzando continuavano ad impiattinare i pacchi dei regali.
D'un tratto il telefonino di Santa annunciò che era arrivato un SMS (inutile dire che il messaggio acustico che dava l'avviso era Jingle Bells….): "Aiuto! Santa Claus, sono in pericolo! Mi richiami per favore? 0380-Batman". Lo sguardo sbigottito, semi nascosto dalla barba argentea appena rifatta, preoccupò non poco i Chubbs…."Che accade, qualche problema ?" "No, nulla, sbrighiamoci per favore…la notte è ancora lunga…..e io mi faccio sempre più vecchio…"
In breve fu fuori a cavallo della sua HD, avvolto nella nebbia notturna, accompagnato dal regolare, possente rumore di quei cilindri in armonia tra loro come la sezione di fiati di un'orchestra importante.
La scritta sul campanello, con quel buio, era appena leggibile.
"Mr. Batman", recitava con uno stentato carattere scritto a mano. Suonò, attese, il cancello si aprì.
Era nel sottoscala…possibile che le agenzie immobiliari non avessero saputo far di meglio per un cliente così famoso…si trovò a pensare mentre cercava di indovinare gli scalini nel buio più totale….
"Eccoti Santa! Felice di vederti, spero non ti sia scocciato scendere le scale al buio ma sai, qui nel condominio hanno deciso di risparmiare sulla luce….ed io…ricevo poco, ultimamente…."
Santa notò una vena di tristezza in quelle ultime parole. "Senti Batman, veniamo al dunque….sono in un ritardo terribile, e tu lo sai che notte è questa, vero ?" "….ma sì, anzi scusami ancora se ho richiesto il tuo aiuto proprio adesso….è che non sapevo chi mi potesse dare una mano per risolvere il mio problema..."
"Mi serviva un costume", continuò poco dopo, "…sono dietro ad una gang di spacciatori di cocaina, con un nano maligno che mi chiama con disprezzo, giocando col mio nome…..BARMAN chi ?..sai, non sono più come ai vecchi tempi, ora poi che anche Robin mi ha mollato, e le bollette da pagare….ho messo un po' di annunci, ho scritto alla Marvel…..mi hanno detto che mi faranno sapere, e che comunque quelli della mia generazione sono diventati roba da collezionisti…..ho le tasse dietro…e hai voglia a spiegare che…insomma, i diritti dei film e delle videocassette sono finiti per le donnine del mio agente… In poche parole……sono nei guai."
Santa si sentiva a disagio, non solo per la tremenda puzza di sardine che promanava dal monolocale. "Che brav'uomo, però…osserva anche la tradizione della vigilia...", pensò quasi con tenerezza. Ma si riprese subito: "Ascolta Batman, se è di soldi che hai bisogno, dimmi quanto ti serve, vedrò di fare il possibile, ma non so come potrei aiutarti altrimenti."
"No, affatto, non è di questo che si tratta……..è che mi serve il tuo costume!"
"Cosa ?"
"Sì, hai capito bene, proprio il costume che indossi…."
"Dimmi che stai scherzando…sarebbero capaci di licenziarmi se andassi 'in borghese' a consegnar regali…."
Batman si passò la mano tra i capelli neri impomatati. Brillantina anche lui, ma colore diverso. La mano si unse leggermente. Guardò Santa, poi emise un forte sospiro: "Lo sai che non sono mai stato il tipo che chiede favori, piuttosto li ho sempre fatti, non ti pare?" Claus assentì con convinzione.
"E' il primo che ti chiedo, e sarà anche l'ultimo, te lo prometto, ma non mi dire di no ora, fai conto che sia il tuo regalo di Natale per me…" L'altro lo fissò a lungo a braccia conserte, aveva una piega incerta agli angoli della bocca e lo sguardo di chi si trattiene ma avrebbe voglia di spingersi oltre. Batman ricambiò lo sguardo abbassando leggermente il capo ed imbastendo un sorriso: "…ho anche scritto la letterina a Babbo Natale…" Santa gli puntò addosso l'indice inguantato di rosso: "Non farlo mai più!"
"..che cosa?…la letterina?"
L'altro alzò gli occhi al cielo: si chiese come poteva una mente così mediocre aver incastrato così tanti delinquenti…poi si rispose che semplicemente era invecchiato: pareva stanco, arreso, anche se il suo aspetto esteriore non tradiva alcun segno di cedimento. Ebbe pena per lui e si raddolcì un poco. Si schiarì la voce prima di proseguire: "Non mi chiamare mai in quel modo, lo sai che lo odio…e per la letterina, che vuoi che ti dica? Non ti facevo proprio il tipo….ma l'hai fatto davvero o mi stai prendendo in giro?"
"Certo che l'ho fatto davvero, perché dovrei mentire proprio a te?!"
"Già….perché? Hai ragione, scusami…è che….bah, lascia perdere! Piuttosto, forza: spiegami un po' a che diavolo ti servirebbe questo costume tarlato?"
Batman lo guardò sospettoso: c'era qualcosa che non lo convinceva: "…e da quando sarebbe tarlato il tuo costume? Scommetto da quando te l'ho chiesto io in prestito…"
"Come come? Ahh, Bat, ascolta…", diede una rapida occhiata all'orologio Cartier al suo polso, "è l'una passata ed io sono ancora qui con te a parlare di tarli e letterine a 'Babbo Natale'…" Si lasciò sprofondare nella poltrona consunta di pelle nera, l'unica del modesto salottino, e concluse: "Dammi una sola buona ragione perché io dovrei rischiare il culo per te. Una sola."
Batman iniziò a torcersi le mani in preda ad evidente difficoltà: "Quella gang di trafficanti che ti dicevo…sai, loro ormai mi conoscono bene e se l'aspettano di vedermi arrivare, e ormai i miei metodi sono un po' antiquati…devo inventarmene ogni volta di nuovi e non sempre è facile. Il travestimento è un'idea che mi è venuta in mente oggi pomeriggio". Si fermò per alzarsi e dirigersi verso la piccola cucina da dove tornò con un generoso bicchiere di whisky. "Ne vuoi un goccio?..ma so che non bevi in servizio…" "Esatto, non bevo, grazie. Vai avanti Bat, che qui si fa mattino…"
"Sì sì, dicevo…uhmmm….se mi travesto con il tuo costume in questo periodo non potranno mai sospettare di me, con tutti i Babb…i Santa Claus che ci sono in giro….potrei agire indisturbato e coglierli con le mani nel sacco…"
A Santa però non quadrava qualcosa: "Ma….ti ricordo che con il mio costume non puoi volare, lo sai anche tu, vero?..La slitta non te la posso dare, quella scordatela, e delle renne neanche a parlarne, non so nemmeno dove sono ora, credo in qualche villaggio turistico del Peloponneso…"
"Non mi servono slitta e renne, ed è qui che il mio piano si dimostra geniale!" L'uomo si mosse irrequieto sulla sedia: "…sotto avrò il mio costume!", esclamò a bassa voce. Santa si avvicinò con l'orecchio: "Bat, se bisbigli così mi stimoli solo la vescica…"
"Dicevo che sotto indosserò il mio solito costume, il tuo servirà per mascherare il mio".
"Mi spieghi allora per quale accidenti di motivo non puoi usarne uno qualsiasi, di quelli che compri ai grandi magazzini?"
Batman sorrise. Lento. Uno di quei sorrisi che partono da lontano ma che sanno arrivare sempre a destino. "Lo sai perché…."
"No che non lo so, dimmelo."
"Lo sai, Santy, dai…..vuoi solo sentirtelo dire…."
Claus serrò le mascelle, facendo appello a tutta la sua pazienza, quella notte messa a dura prova: "Avanti, illuminami. Ti prego."
"Mi hai spiegato una volta della straordinaria capacità del tuo costume…" Silenzio.
"Sì? E che ti ho detto?"
"Non ti ricordi davvero?"
"No, Bat, davvero…." Un sospiro. "Poi devo prendere la pastiglia per la pressione", pensò tra sé.
"Che il tuo costume rende più buoni tutti coloro che lo vedono."
Un sorriso dolce si andò a posare sulle labbra del vecchio. Ricordò tempi passati, ricordò quando la gente era felice di vederlo, le urla di gioia dei bambini, gli occhi pieni di curiosità. Era vero: il suo costume aveva quella magia, ma solo se colui che lo indossava ci credeva fino in fondo. Uno scettico non se ne sarebbe fatto un bel niente. Si riscosse dai suoi pensieri nostalgici e tornò alla realtà: nonostante fosse chiusa, dalla finestra sentì uno stormo di sirene della polizia urlare impazzite. Buttò un paio di sguardi alla sala: moquette scolorita e consumata da mille passi. Polvere dappertutto. Piatti sporchi sotto il tavolino davanti al divano. Decise: "E sia!" Si alzò di scatto nonostante la sua invidiabile età e cominciò a spogliarsi.


Non era un gran bel spettacolo……lo ammise senza reticenza. Ma tant'è…cosa non si fa per un amico……piuttosto….che avrebbe fatto nel frattempo ? E' uno sporco lavoro…ma qualcuno lo deve pur fare…Così, ridotto in calzamaglia, provò a fare la domanda più ovvia: "Non è che ne avresti uno dei tuoi di riserva...eh?" Si sentì rispondere quello che non avrebbe voluto sentirsi dire: "Ma certo! Guarda là nell'armadio: ce ne deve essere uno che ti dovrebbe anche andare bene…lo avevo fatto fare da un certo Giorgio……Giorgio…beh, ora mi sfugge il cognome…." "Armani!", fece Babbo Natale dandosi un tono. "Esatto! Ma come diavolo fai a saperlo?! Erano i tempi in cui mi girava la grana, qualche spiccio in più e il mio agente mi consigliò questo stilista per un abito veramente all'altezza del mio rango….eh sì….allora sì che stavo bene…niente palestra….vita, belle ehm…donne….Insomma provatelo e vedi di fare presto".
La notte accolse due strane figure uscite come due disperati dopo un colpo nei magazzini vestiario di qualche Studios Cinematografico.
Santa rimase un attimo sbigottito, vedendosi riflesso per un istante nelle grandi vetrine di un supermercato. "Giuro che è l'ultimo Natale che passo così…..lunedì chiamo il mio agente, svincolo il fondo di prepensionamento e la faccio finita", pensò questo, mentre BATMAN-NATALE, inforcando la sua mitica HD, sgasava come un bandito verso l'incrocio, girando all'angolo.
"Ci vediamo al porto alle 6", riecheggiava ancora nelle sue orecchie.
Armeggiò non poco prima di mettere in moto la Bat mobile: era da tempo che non passava per le mani di un carburatorista appena onesto; scoppiettando come un prototipo inizio secolo, guadagnò l'uscita del bat-garage e fu sulla strada. Dunque cominciamo dagli Smith: a quest'ora tanto dormiranno quanto fachiri. Parcheggiò lontano per non dare nell'occhio con quel concentrato di decibel compressi; costeggiò tutta la siepe che delimitava il giardino nel quale troneggiava l'immancabile albero di Natale illuminato come il Titanic. Si trattava a tutta vista di una famiglia molto agiata. "Che bisogno avranno dei miei regali….", si disse perplesso mentre con consumata perizia prendeva di petto la canna del camino per arrivare sul tetto. La gerla sobbalzò pericolosamente sollevando le sue leggere imprecazioni. Non aveva più il fisico…Passò davanti alle finestre, via via che saliva. Dormivano tutti. Sul tetto riprese fiato, si tolse la gerla e lasciò andare giù dalla canna una serie di pacchettini, sollevando fuliggine.
Espletò il suo compito in pochi secondi, rinfrancato per il successo della prima consegna. Stava per riscendere dalla stessa "strada" quando una voce, infantile e terribile al tempo stesso, scandì queste parole "…così saresti tu Babbo Natale, eh ?!"
Pensò si trattasse del bourbon offertogli poco prima, sebbene non ne avesse bevuto neanche un goccio, o forse del mancato riposo della notte prima. Ma in cuor suo, appena girato, sapeva già che non era così: un moccioso, il più piccolo degli Smith, lo illuminava impietosamente con una torcia da campeggio.
"Che figli di buonadonna, i miei genitori…anni e anni di bugie, Babbo Natale di qua, Babbo Natale di là, scrivi la letterina a Babbo Natale…tesoruccio! Eccolo qui invece! Potevano dirlo subito che era Batman, invece…." Santa Claus schiumò di rabbia, stavolta ancora peggio. Vaglielo a spiegare ora che non è proprio così……"Figliolo, è tardi, cosa ci fai ancora in piedi?", fece appello a tutta la sua indiscussa professionalità: era in gioco la sua credibilità, arrivati a quel punto.
"Lo vedi ? E' tardi, Santa Claus ha tanto da fare che ha chiesto a qualche suo amico supereroe di fare per lui qualche consegna", fece, cercando di dare un tono di sincerità al tutto. Invano.
La "peste", senza togliergli la torcia di dosso, più carogna che mai infierì: "No bello, tu adesso rimani qui che devo svegliare quei due farabutti e fare giustizia d'anni di menzogne!" "No, ma che dici, stai scherzando, vero? Dai, è tardi, fila a letto e non aprire i pacchi fino a domattina, mi raccomando…" Santa-Batman, emulando i suoi tempi migliori spiccò un salto calcolando la zona di caduta sulla quercia del giardino, non trovando altro modo per trarsi d'impaccio con un colpo di scena che zittisse quella birba di bambino. Seppure fuori allenamento riuscì a raggiungere indenne la BATMOBILE, coprendo col rumore del motore le grida furibonde del moccioso.
La seconda consegna andò meglio, così la terza e via via per tutto il quartiere. La notte era fredda, e le maledizioni che tirò all'indirizzo del suo amico "pipistrello male in arnese" ogni qual volta tentava inutilmente di accendere il riscaldamento in macchina, superarono il numero delle consegne.
Inutile dire che era notevolmente in ritardo sulla tabella di marcia, per di più non era abituato ad effettuare i suoi spostamenti su quattro ruote. Quell'automobile era un gioiellino, intendiamoci, ma tutto sommato Santa preferiva di gran lunga la sua H.D. truccata in modo 'speciale' per lui da certi meccanici tipo i Chubbs conosciuti anni anni prima, quando ancora aveva una Kawasaki 1000. Bei tempi, quelli! Per non parlare di quando montava sulla sua slitta trainata dalle otto renne più belle che avesse posseduto in tutta la sua vita. Quelle che ora se la spassavano da qualche parte nel Peloponneso… Allora sì che c'era rispetto per le tradizioni, che si credeva in qualcosa…persino in lui. Ora….ora stentava lui stesso a credere alla sua esistenza. Le renne si erano iscritte ai sindacati ed avevano rivendicato il diritto alle ferie pagate, erano entrate in sciopero e non ne volevano più sapere di lavorare in inverno, sotto le feste. A meno che fossero pagate il doppio, ma con la miseria che girava in quegli ultimi periodi non era proprio il caso. Così i Grandi Capi avevano deciso che forse il caro vecchio Santa ce l'avrebbe fatta anche senza renne e slitta. E senza tradizione. Addio. A lui non era dispiaciuto poi tanto, almeno non all'inizio. Se n'era accorto poi della perdita subita, del calo d'entusiasmo. Stava invecchiando più in fretta, ed ogni tanto si chiedeva se il suo andare per le strade a cavallo di quel bolide lucente e borbottante non fosse un rifiutare il passare del tempo.
Era così immerso nel suo filosofeggiare che non si accorse di passare un incrocio quando il semaforo era già scattato sul rosso. Pochi attimi dopo un'auto della polizia a sirena spiegata dietro di lui gli fece capire che doveva accostare sulla destra della strada. Claus era agitato e fuori di sé. Ce l'aveva con Batman, era colpa sua se ora si trovava in tutto quel casino, ma in realtà ce l'aveva solo con se stesso perché continuava ad insistere con il tenersi un cuore così sensibile e…romantico. Batté il pugno sul volante per la rabbia, senza fermare la macchina, rallentando solo un pochino. Poi si preparò all'azione diversiva: era tardi, ci mancava solo la polizia per completare l'opera! Non ci pensava nemmeno per sogno di fermarsi e perdere altro tempo prezioso, quindi…schiacciò a tavoletta il pedale dell'acceleratore, scrutando il quadro comandi nel tentativo di trovare una leva o un pulsante che gli permettesse di "mettere le ali" a quel bidone scoppiettante. "Mi ha fatto una testa come un'anguria per 'sta vasca da bagno, e non riesce a spiccare un comunissimo volo, balzo, qualcosa che gli somigli anche vagamente?! Maledizione….a sentire lui questo catorcio fa pure il caffè! Ridicolo…", borbottò, finché finalmente provò con un piccolo pulsante sul lato destro, sotto una ventina di altri comandi tra levette e bottoni vari. La batmobile dapprima sobbalzò incerta, poi sfrecciò nella notte, distanziando in brevissimo tempo l'auto della polizia. Santa era euforico. La sensazione della velocità gli era piaciuta da sempre, era anche per quello che aveva scelto il suo lavoro: velocità e precisione, e lui era un grande professionista. Mai un giorno di ritardo sul lavoro. Era un suo vanto. Quella notte non avrebbe fatto mancare a nessun bimbo il suo regalo sotto l'albero. Batman permettendo, certo, ma per il momento si era salvato in extremis. Emise un urlo trionfante, cercando di trattenersi dall'impulso di togliersi quella maschera per una grattatina alla barba.
D'improvviso, quando ormai l'auto andava ad una velocità che faceva venire i crampi di tensione allo stomaco a Santa, qualcosa di non ben definito sbucò da una via secondaria e si immise nel viale principale. Claus ebbe solo il tempo di vedere un balenio argentato e di avvertire una voce dentro di lui che dava dello stronzo a quel "qualcosa". L'impatto fu tremendo. La batmobile si schiantò contro il muro di un vecchio edificio abbandonato, ma per fortuna Santa fu catapultato fuori, indenne. La prima cosa che fece quando riuscì a riprendere conoscenza fu guardarsi intorno per cercare di capire cosa gli avesse tagliato la strada. La seconda fu cercare di individuare la fonte di quel borbottio sommesso. Alzò il capo con non poco sforzo ma vide solo fumo ed ancora quel balenio argentato di poco prima…che strano…pensò, ho un brutto presentimento…..
Il suo sguardo cadde poi sul cappello ad un metro dal suo braccio: color rosso vivo, bordato di pelliccia bianca, pompon finale. Si lasciò andare per terra, abbandonando la testa all'asfalto. Il borbottio ora era diventata un'imprecazione continua, infinita, e quella era una voce a lui ben nota. "Ditemi che non è lui, vi prego…."

"E chi altri…..???" Santa mi hai salvato….ho tradotto in questura..la band che spacciava cocaina e al nano……beh…gli ho fatto passare la voglia di chiamarmi BARMAN…offrendogli, al bar della questura, un NANO GHIACCIATO, così...tanto per riprendersi e visto che e' Natale e la cosa mi sembrava in tema….Lui non sembra se la sia presa più di tanto."
"La mia H.D. ….." cambiando discorso, disse Santa Claus sconsolato, cambiando discorso.
Una vecchina osservava la scena divertita dalla finestra del suo appartamento, da dietro un filo di bucato di biancheria intima. Le prime luci dell'alba stavano colorando di sinistro quell'incrocio.
Le sirene della polizia, in lontananza, contribuivano a tenere "viva" la situazione.
"Hai un buon legale, Bat ?" gli chiese Santa.
"Ma certo, Santa!" Avrebbe voluto aggiungere: "…e un buon carrozziere ?" ma uno sguardo d'insieme all'ammasso di lamiere lo dissuase…."Il prossimo Natale, sono alle Hawaii, chiaro ? Cambio scheda telefonica, condominio, quartiere, stato, ma giuro sulle mie renne non mi troverai. Capito ?"
"Ecco, lo vedi, contraddici in primis proprio tu lo spirito del Natale"…."se non ci si aiuta in queste circostanze…." "si diventa tutti più buoni, a Natale"
"Sì ma c'e' un limite a tutto, e questa tua idea stramba……lo scambio dei vestiti, lo sai che per poco non provocavo un trauma a una creatura innocente….?"
E al solo nominarla…..da una monovolume 18.000 di cilindrata, forse il babbo e' il leader di qualche Web company quotata in quel mercatino che chiamano NASDAQ, si udì chiara, distinta, limpida, come la luce che via via andava crescendo…." Eccoli, papà sono loro……….."
Fu un attimo. Dal nulla una gigantesca rete, vischiosa, ricoperta di miele, come una ragnatela gigantesca li avvolse tutti. "La solita trovata della Marvel ?" si trovò a pensare Santa Claus, giusto un attimo prima di scorgere le familiari figure dei Chubbs su dal terrazzo del palazzo, sbracciarsi come gnomi dannati per cercare di catturarli tutti con la rete presa a prestito dall'Uomo Ragno.
La polizia li trovò intenti a chiedersi i documenti a vicenda…. compresa la vecchina di prima, che mossa a compassione per la scena, era in strada con del caffè appena fatto, giusto un attimo prima che si scatenasse una rissa. Era comunque la mattina di Natale, no ?


Ed era anche la prima volta che il bambino degli Smith scartava il suo regalo a bordo di un auto della polizia, mentre venivano tutti accompagnati velocemente alla Centrale….
Santa, ormai distrutto, si sentì per la prima volta sollevato…. "chissà forse qualche ora in cella per schiacciare un pisolino, è quello che ci vuole…"
"Un telefonino, papà………grazieeeeeeeeeeeeeeee BATMAN !!!"


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Furia bestiale

Oh beh, non so nemmeno da dove cominciare. Non ho mai tenuto un diario,
nemmeno da bambino, ma bisogna pur considerare l'eventualità di un
fallimento del mio esperimento ed in quel caso deve essere possibile
risalire a qualche prova, almeno che il mio lavoro sia utile a qualcuno,
diamine. Vorrei tanto che ci fosse qui il mio assistente a dirmi cosa fare
ma lui si occuperà già di sbobinarlo e metterlo giù a computer (a
proposito grazie Tony, sei veramente di grande aiuto, sul serio) ...ehm
questo se vuoi puoi anche non metterlo. Oppure...beh, vedi tu, tanto non so
nemmeno se qualcuno lo leggerà mai. Ok, cominciamo seriamente. Salve a
tutti, io mi chiamo Edoardo Remas e sono uno scienziato, o perlomeno ci
provo, finalmente sono riuscito a trovare i fondi per l'esperimento
della mia vita e, essendo esso un po' rischioso per la mia incolumità, ho
deciso di registrare i miei pensieri e di trasferirli poi su carta
(grazie all'aiuto di Antonio Benussi il mio nuovo assistente) per un
eventuale utilizzo futuro da parte di altre persone. Sì, mi sembra che messo
così sia abbastanza chiaro. Ah, purtroppo non ho mai imparato ad usare
il computer quindi sto registrando tutto con un vecchio mangianastri e
poi, come avrete capito, lascio fare tutto a Tony. Oggi è il 18
febbraio 1982 e stiamo partendo per Nairobi che è la città più vicina al luogo
dell'esperimento. Oggi siamo andati a fare le spese perché, se tutto va
bene, credo che staremo via un mese circa e dovreste vedere quanta roba
intende portar via Tony, peggio di una femmina. (comunque non è vero
NdT) Ehm, forse sto divagando, dannazione, devo concentrarmi. Scusate,
forse vi interesserebbe di più sapere cosa riguarda questo esperimento,
d'accordo cercherò di spiegarvelo in due parole. (Scusate
l'interruzione, sono Tony e sto scrivendo di mia volontà e probabilmente è l'unica
volta che lo farò, volevo solo dirvi di non prendervela con me se su
questo diario trovate errori o cose senza senso, il prof. ha chiesto
esplicitamente che venga scritto tutto quello che c'è su nastro ed io sto
solo facendo ciò. NdT) Fin da bambino ho provato una certa avversione
verso le altre specie animali, non so come spiegarvela. Certo anch'io per
un po' accarezzavo gattini e cagnolini come tutti i bambini ma poi ha
cominciato a nascere in me questa fobia e, per quel poco che capisco di
quelle bestie, credo che sia reciproca. Il punto è proprio questo, cio'
che mi spaventa è il fatto che non riesco a capire gli animali, nessun
uomo può. C'è gente che dice di farlo certo ma mentono o sono degli
ingenui, la verità è che apparteniamo a due mondi completamente diversi e
ragioniamo in maniera totalmente differente. Questo è assodato, ma ciò
che mi preme dimostrare fin da quando ho visto per la prima volta un
animale è che la mente umana è centinaia di volte superiore alla loro. So
che molti altri scienziati non condividono questa teoria, ma io ne sono
certo, l'uomo è l'ultimo gradino dell'evoluzione e come tale è
superiore a tutti gli altri esseri viventi. Come penso di dimostrare questo?
Beh, è piuttosto semplice, intendo prendere il meglio che la natura ha da
opporci e metterlo contro due soli uomini, io e Tony, e vedere chi
sopravvive. Mi spiego meglio, grazie ai potenti mezzi di cui sono stato
finalmente dotato preleverò da tutto il mondo gli animali migliori per una
qualità (per esempio i più veloci, i più forti fisicamente, i più,
diciamo così, intelligenti) e li doterò della forza della quantità. E
quando li porteranno nei 12000 metri quadrati della mia tenuta-laboratorio
dimostreremo finalmente che due uomini con il dono dell'intelligenza
sono superiori a centinaia di bestie prive di essa. Spero di avere reso
abbastanza l'idea ma comunque conto di poter aggiornare il diario circa
una volta al giorno e sarà tutto più chiaro con il procedere
dell'esperimento. Ah, non vedo l'ora e sinceramente anche Tony mi sembrava un po'
emozionato. Sarà un grande momento per la scienza e perché no, per
tutta l'umanità. A domani. Come diavolo si spegne questo, ah.

19 febbraio,
credo che sia una buona idea cominciare con la data, quindi d'ora in
poi lo farò sempre. Siamo appena arrivati e per quanto riguarda il
viaggio non ho nulla di particolare da segnalare a parte le solite,
noiosissime formalità doganali ed un tramonto stupendo che visto dall'aereo
appariva come un gigantesco incendio all'orizzonte. Ora siamo diretti
verso il centro di ricerca e credo che ci vorrà circa un ora. Il luogo
dell'esperimento è composto da 12000 metri quadrati di savana dove quelle
bestie potranno sentirsi a loro agio, in mezzo ai quali sono sistemati
quattro capanne con dentro il materiale necessario a sopravvivere per
noi e, se fossero intelligenti, anche per loro.

19 febbraio, tarda notte.
Non riesco a dormire, ci sono ancora troppe cose da sistemare e ne
approfitto per parlarvi del mio aiutante. Tony è un uomo molto robusto,
alto circa uno e novanta, con un passato come testa di cuoio e molte
cicatrici a ricordargli innumerevoli scontri fisici. L'ho scelto per questo,
per la sua mole ed il suo addestramento militare che saranno
sicuramente utili al mio scopo. Pur non essendo più giovanissimo, sono sicuro che
con la mia intelligenza e la sua prestanza fisica avremo facilmente
ragione di qualsiasi animale. Poi c'è anche un altro motivo per cui la mia
scelta è ricaduta su di lui, il mio finanziatore non vuole pubblicità
nel caso qualcosa vada storto e Tony è un tipo che sa farsi gli affari
suoi dopo tutti i lavori sporchi che ha fatto. Comunque è una bravissima
persona e crede fermamente nel mio esperimento quindi credo proprio che
lavoreremo bene assieme.

20 febbraio, mattina.
Finalmente ho risolto una delle fasi cruciali di tutto il piano, ho
scelto gli animali che io e Tony umilieremo, come è giusto che sia.
L'intero esperimento durerà tre settimane ed ogni settimana verranno
intromessi nell'area nuovi animali. Ciò significa che dovremo impiegare meno di
sette giorni a batterli o potremmo ritrovarci in guai grossi. Le tre
fasce che ho scelto sono così suddivise:
1° settimana: Animali con imponente massa e forza fisica (4
rinoceronti, 3 elefanti, 5 cinghiali e 5 orsi)
2° settimana: Animali predatori agili e veloci (5 leoni, 5 tigri, 4
pantere e 6 ghepardi)
3° ed ultima settimana: Animali con intelligenza "simile" a quella
umana (5 gorilla, 6 scimpanzé e 4 macachi)
Ho fatto vedere la lista a Tony e mi ha risposto con un sorriso che mal
celava un minimo di paura di non riuscire ad uscirne vivi. Io non sono
preoccupato. Sono sicuro che grazie alla nostra superiorità non ci
saranno problemi e poi, mal che vada abbiamo entrambi un segnalatore per
richiedere soccorso esterno, resta da vedere se avremo il tempo per
usarlo. Avevo dimenticato di dire che tutti gli animali sono stati
maltrattati e torturati da uomini da un mese a questa parte con il preciso scopo
di far rifluire in loro quel naturale antagonismo che renderà più
veritiero questo esperimento. Un punto su cui ho discusso animatamente con
Tony riguarda le armi che potremo usare. Io sono convinto che il
cervello sia la migliore arma a disposizione dell'uomo e che quindi sarebbe
necessario soltanto quello ma per sicurezza saremo entrambi dotati di un
pugnale ed un machete, anche se penso che li userò al massimo per
spezzare qualche ramo. Il primo carico di animali dovrebbe arrivare tra due
giorni, adesso non mi resta che controllare le ultime cose, per esempio
le recinzioni elettrificate dell'area che, sono sicuro, ci daranno una
grossa mano.

20 febbraio, sera.
Mi è appena arrivata la comunicazione che si è verificato un primo
incidente. Al momento di caricare sul camion l'ultimo rinoceronte uno dei
lacci che lo tenevano ha ceduto ed esso si è lanciato verso uno degli
operai e lo ha squartato con il suo corno, perforandogli un polmone.
Questa notizia ha suscitato un po' di nervosismo qui alla base ma cerco di
spiegare a tutti che si è trattato solo di un banale difetto del cavo,
un rinoceronte non può avere l'intelligenza per liberarsi e quindi è
improbabile che succeda di nuovo, almeno spero.


21 febbraio
Manca ormai solamente un giorno al nostro ingresso nel recinto e la
tensione di Tony è quasi palpabile. L'incidente di ieri lo ha sicuramente
scosso un po' ed a dir la verità ha innervosito tutto il gruppo, dovrò
parlarne con qualcuno, sarebbe meglio per tutti che simili notizie non
trapelassero. Vi ho già detto quanto sono emozionato? Non sto più nella
pelle e credo che sarà veramente molto difficile riuscire a dormire
questa notte e forse è meglio così perché ho ancora parecchie cose da
sistemare.

21 febbraio, notte
Come previsto non riesco a dormire, ma ciò mi ha dato l'occasione di
godermi l'arrivo dei primi animali. E' stato uno spettacolo
impressionante, il rapporto tra il numero di bestie e di umani sarà stato di uno a
dieci ma nonostante questo gli uomini avevano paura. E come dargli
torto? Quegli esseri giganteschi e feroci, incattiviti da prigionia e
torture erano una vera forza della natura e se tale possanza fosse stata
accompagnata da un cervello anche simile a quello umano, lo ammetto, avrei
avuto paura anch'io. Ma per fortuna non era così. Mi avvicinai per
scrutare meglio le forme di vita con cui avrei combattuto tra poche ore e
mi stupii ancora una volta della totale assenza di razionalità nei loro
occhi pareva, e non credo di sbagliarmi, che nei loro pensieri ci fosse
solo una cosa, la vendetta contro il genere umano. Dopo che, con una
certa fatica, vennero condotti all'interno del recinto decisi che era
meglio riposare un po' ed ora sono qui per questa registrazione. Mancano
ormai poche ore all'alba e credo che io e Tony entreremo sulle 8.
Speriamo bene.

22 febbraio
Siamo dentro! Non so se ve l'ho detto ma in ognuna delle capanne
abbiamo fatto sistemare un computer in modo che la narrazione possa essere
sempre abbastanza "in diretta". L'esperimento sta procedendo proprio
nella direzione in cui volevo e tutte le mie teorie sono finora state
confermate. Sono sempre più contento della scelta di Tony che si è
dimostrato un valido collaboratore ed un abile guerriero. Avreste dovuto vederlo
mentre metteva a frutto anni di insegnamenti militari tenendo testa a
due cinghiali ed infine sgozzandoli entrambi. Abbiamo trovato un
elefante morto presso il recinto e c'erano evidenti prove di suoi ripetuti
tentativi di uscire. Questo conferma più che mai la mia ipotesi perché
nessun uomo dopo essersi accorto che il recinto era elettrificato avrebbe
proseguito nel suo tentativo di fuga. Finché siamo dentro queste
capanne ad opinione mia e di Tony siamo al riparo da qualsiasi attacco e
questo mi permette di rianalizzare l'accaduto senza fretta. Sì,
l'esperimento sta andando proprio bene.

22 febbraio, sera
E' quasi ora di riposarsi ma questa giornata è stata davvero
entusiasmante, dopo i due cinghiali e l'elefante omaggio della stupidità animale
il nostro bottino si è ampliato con il primo orso! E pensate che c'è
anche del merito mio questa volta, vi spiego: abbiamo avvistato l'orso
che stava vagando senza meta come fanno di solito le creature inferiori,
forse alla ricerca di cibo, e non era una bella visione. Sembrava
gigantesco rispetto a noi, sarà stato alto all'incirca come Tony e sotto la
folta pelliccia marrone era facile immaginare dei potentissimi muscoli.
Un attacco frontale avrebbe potuto forse anche vederci vincitori ma
l'arrivo eventuale di un altro animale ci avrebbe messo in seria
difficoltà. La mia idea allora fu di costruire una trappola, una prova
dell'ingegno umano contro la furia animale. Tony acconsentì ed andammo a
prendere tutto il necessario tra gli attrezzi in uno dei nostri rifugi. Il
progetto era di una semplicità disarmante ma comunque al di sopra di ogni
mente animale. Una banalissima buca ricoperta di rami e foglie con al
suo interno le nostre quattro armi da taglio più un bastone di acciaio a
punta che Tony aveva trovato nel deposito, non so cosa fosse. Ah,
dimenticavo, l'esca? Il sottoscritto. Balzai fuori dal nostro nascondiglio
tra i cespugli che ci permetteva di osservarlo indisturbati e la sua
reazione fu inaspettata anche per me. Vidi i suoi occhi accendersi di
furia mentre incontravano i miei, la sua bocca spalancarsi in un grido di
ferocia ed i suoi muscoli irrigidirsi nello scatto della corsa. Non ci
sono dubbi, mi avrebbe ucciso. Fu solo un'incrollabile fiducia nella mia
trappola che mi costrinse a rimanere immobile là dove altri sarebbero
fuggiti senza esitazione. Come immaginerete se sono qui a raccontarlo
significa che la trappola ha funzionato e non vi dico il senso di
soddisfazione quando ho sentito il suono metallico delle lame che laceravano
la carne. L'unica nota negativa è che non siamo riusciti a scorgere
nemmeno un rinoceronte, forse gli animali più pericolosi, dove si saranno
cacciati?

23 febbraio, mezzogiorno
Siamo al secondo giorno di questo di questo esaltante esperimento e
tutto scorre via abbastanza bene. Questa mattina abbiamo girato per la
tenuta a caccia di prede ma tutto ciò che abbiamo trovato è stato uno
secondo elefante morto. All'inizio pensavamo fosse stato fermato anche
questo dalla corrente elettrica ma non era così, non vi era nessuna
bruciatura come sull'altro e nessun segno di forzatura sul recinto. Ma allora
cosa poteva averlo ucciso? Non credo che sia importante saperlo, in
fondo potrebbe essersi trattato di una morte naturale ma questo avrebbe
falsificato il mio esperimento quindi spero sinceramente che non accada
più. Per quanto riguarda quei maledetti rinoceronti devo ammettere che
sono bravi a fuggire quando ci sentono arrivare e fanno bene a temerci
perchè li uccideremo tutti. Perchè siamo superiori.

23 febbraio, sera
Solito appuntamento serale con il mio fidato registratore. La giornata
è stata abbastanza fruttuosa ed il numero degli orsi è repentinamente
sceso a 2. Se continuiamo con questo ritmo non avremo neppure bisogno
dell'intera settimana, come pensavo. Tony mi sorprende sempre di più per
la sua grinta, si potrebbe dire che ha la ferocia di un animale unita
al freddo cervello di un uomo, il collaboratore perfetto per questo
esperimento. Finalmente abbiamo potuto osservare un rinoceronte ma un
attacco frontale è decisamente la strategia più sconsigliata contro quelle
bestie e così mentre preparavamo una trappola ha avuto tutto il tempo di
andarsene. Il nostro trabocchetto comunque è lì e credo che prima o poi
qualcuno lo troverà, speriamo di ricordarcene.

24 febbraio, sera
Stavolta ho saltato l'appuntamento di mezzogiorno perchè non c'era
molto da raccontare ma in questo pomeriggio è successo veramente di tutto.
Tony stava affrontando l'ennesimo cinghiale con il pugnale in mano
quando abbiamo sentito la terra tremare. La prima cosa che abbiamo sentito
e stato il rumore sordo dei suoi passi, sempre più veloci e sempre più
vicini, poi abbiamo visto la vegetazione crollare davanti alla sua
avanzata. Persino il cinghiale era immobilizzato dalla paura. Poi lo
vedemmo, prima il corno poi lui, velocissimo e furioso, lanciato contro di
noi. Sorprendentemente la prima vittima non fui io nè Tony ma il suo
corno osseo travolse il cinghiale ed infilzandolo lo sollevò fino ad un
metro d'altezza. Accadde tutto così velocemente. Estrassi il mio pugnale,
per quello a cui poteva servire, e vidi che le mie mani stavano
tremando. Il cinghiale fu sbattuto con violenza addosso ad un albero e non vi
furono dubbi sulla sua morte. L'impatto lo fece togliere dal corno ed
in quel momento l'animale si girò verso di noi. Come ho già detto non
riesco a capire le bestie ma quello nei suoi occhi era odio puro, senza
nessun dubbio. Cercavo di capire come uscirne vivi da quella situazione
ma Tony aveva già in mente due o tre scappatoie. Si allontanò da me e
cercò di attirare l'attenzione del suo avversario. Non avevo ancora
capito quello che voleva fare e cominciai a capire tutto solo quando schivò
all'ultimo istante la carica dell'animale. Allora vidi il gigantesco
Baobab dietro alle sue spalle e sono convinto che allora lo vide anche il
rinoceronte, ma era troppo tardi. Ormai si ritrovava già a dimenarsi
per far uscire il suo corno dall'antica corteccia. Tony si permise un
sorriso ma sapeva che non c'era da perdere tempo, se si fosse liberato non
avrebbe più funzionato quel trucchetto. Estrasse il machete e glielo
conficcò in mezzo agli occhi, poco sopra il corno. Evidentemente in
quello che sapeva essere un punto debole. La bestia lasciò scappare un acuto
verso di dolore e si dimenò ancora per qualche secondo poi crollò.
Rimase appeso grazie al corno conficcato nel legno e Tony gli si avvicinò
per accertarsi della sua morte. Non c'erano dubbi, era un
professionista.

25 febbraio, primo pomeriggio
Ogni giorno che passa mi convinco sempre più del valore del mio
compagno. Sembra quasi incredibile ma oggi è riuscito ad uccidere un elefante,
un cinghiale ed un orso, non male per una mattinata eh? Dovreste
vederlo, riesce ad usare qualsiasi attrezzo e a renderlo un'arma letale, il
cinghiale per esempio, l'ha ucciso con una semplice vanga. Diciamo che è
il classico tipo che è meglio avere come amico che come nemico. Per
fortuna è il mio caso.

26 febbraio, mezzogiorno
Oggi è successo qualcosa di veramente sconvolgente, uno dei nostri
rifugi è stato completamente distrutto da ciò che supponiamo essere
l'attacco di due rinoceronti. Ciò mi ha leggermente scosso perchè significa
che neppure in questo momento sono al sicuro. Per fortuna ho messo fuori
Tony di guardia e quando lui sarà intento a scrivere ci daremo il
cambio. Comunque devo dire che posso essere decisamente soddisfatto e che, a
parte il caldo infernale, l'esperimento procede a meraviglia.

26 febbraio, sera
Dannazione, è successo un'altra volta! Abbiamo trovato ancora due
morti, questa volta due rinoceronti. La cosa comincia davvero ad
infastidirmi perchè rischia di mandare a monte tutto l'esperimento. Forse sarebbe
meglio far entrare qualcuno per fare un'autopsia ma questo porterebbe
ad una conclusione prematura di tutto e quindi preferisco tenerlo come
ultima soluzione. Per il resto va tutto abbastanza bene e con l'aiuto di
due geniali, lasciatemelo dire, trappole abbiamo sistemato l'ultimo
elefante ed un altro cinghiale. Finora le mie teorie sono decisamente
confermate e la nostra superiorità è ovvia, se continuiamo così, presto
saremo su tutti i principali giornali scientifici. Ho detto questo a Tony
e si è messo a ridere, forse la notorietà non gli interessa o forse
pensa che sia ancora presto per cantar vittoria. A parer mio, comunque,
finiremo questa fase prima dei tre giorni che ci restano.

27 febbraio
La cosa mi sorprende ancora, io capisco che Tony abbia, diciamo cento
volte la mia esperienza in fatto di lotta, ma non avrei mai creduto di
vedere un animale grosso come un rinoceronte crollare inerte dopo una
singola coltellata di un pugnale non più grande di 15 centimetri. Eppure
oggi è andata proprio così e quando ho chiesto spiegazioni l'ex testa
di cuoio mi ha risposto "Ha, non sono cose da scienziati, lei pensi al
suo lavoro che al resto ci penso io." E non è da lui, per quel poco che
lo conosco finora si è dimostrato sempre gentile e servizievole e non
era mai stato così arrogante. Che sia lo stress che comincia a fare
effetto? Pensandoci bene rischia la vita praticamente ogni giorno da quando
siamo qui dentro ma diamine, ormai dovrebbe essercisi abituato! A parte
questo particolare però, Tony sembra totalmente esente da difetti e
anche oggi ha fatto il suo dovere oltre che con quel rinoceronte con un
agguerritissimo cinghiale. Forse il fatto di essere rimasto da solo lo
aveva reso ancora più furioso ma diede davvero del filo da torcere a
Tony, che tuttavia lo uccise senza subire grossi danni. Ormai è rimasto
solo un orso, lì fuori da qualche parte e magari sa benissimo che domani
lo uccideremo. Ma, credetemi, non ho il minimo rimorso, ci sono dei
sacrifici che vanno fatti in nome del progresso ed indubbiamente dopo la
riuscita del mio progetto le cose cambieranno radicalmente. In meglio.

28 febbraio
Un giorno, un solo giorno ed entreranno in questa sorta di arena
naturale altri ferocissimi animali. Non ho paura, come non ne avevo
all'inizio, mi chiedo solo se riusciremo a trovare quel maledetto orso che
ancora ci manca. In fondo quest'area è davvero grande e l'ottanta per cento
del nostro tempo lo passiamo a cercare gli animali piuttosto che ad
ucciderli. Comunque non importa, questo esperimento mi dà sempre più
ragione e ne sono dannatamente fiero. D'accordo, orso aspettaci, stiamo
arrivando.

28 febbraio, sera
Ricordo una frase che ho letto in un racconto di recente, diceva "Se il
tuo nemico è nettamente inferiore uccidilo o ignoralo, ogni altra cosa
gli renderà onore". Ed è proprio quello che stiamo facendo, solitamente
ignoro quelle bestie ed ora, per particolari esigenze scientifiche, le
uccido. Come è toccato all'ultimo orso oggi. Sono particolarmente
contento di aver concluso questa prima fase dell'esperimento perchè ha
dimostrato ancora una volta come l'intelligenza prevalga sulla forza bruta.
Mi dispiace per la capanna distrutta e devo ammettere che qualche
momento di paura, almeno da parte mia, c'è stato ma la nostra vittoria non è
mai stata in discussione. Ancora una volta devo complimentarmi con
Tony, usa le poche armi di cui disponiamo come nessun altro, e non pare
spaventarsi di fronte a nulla. Mentre mi godo l'ennesimo, sublime,
tramonto infuocato dall'interno di una delle capanne Tony sta già contattando
i nostri aiutanti esterni per dare l'ordine che la seconda fase sia
anticipata a domani. Certo, meno tempo perdiamo meglio è. E' già ora di
andare a dormire anche perchè domani potrebbe essere una giornata
impegnativa, speriamo che Tony sia in forma come lo è stato finora ma sono
certo che supereremo anche questa prova. Buonanotte.

1 Marzo
Cominciamo malissimo. Davvero, non mi sarei mai aspettato niente del
genere. Non siamo più contro dei pachidermi lentissimi o degli ingenui
cinghiali, ciò a cui siamo opposti adesso è ferocia pura. Questa mattina
ci siamo alzati presto per cominciare questa nuova fase nel migliore
dei modi e magari sorprendere qualche creatura ancora dormiente. Abbiamo
cominciato a vagare seguendo più o meno il percorso che avevamo fatto
da sei giorni a questa parte quando abbiamo deciso di fermarci su una
collina, protetti da dei folti arbusti per dare un'occhiata intorno con
il binocolo. Stavamo scrutando entrambi, ansiosi di scorgere qualcosa
quando abbiamo sentito il ruggito. Era alle nostre spalle e la cosa più
sconvolgente è che sarà stato ad una distanza di tre-quattro metri.
Quasi non avevo il coraggio di voltarmi ma quando lo trovai, sperai di non
averlo mai fatto. Erano lì, ritti sulle loro zampe, con un
atteggiamento fiero ma al tempo stesso omicida, tre leoni ci stavano guardando,
immobili ma pronti ad un velocissimo attacco. Sia io che Tony
indubbiamente ci eravamo distratti ma come avevano fatto ad arrivare così vicini
senza che li sentissimo? Se fossi uno dei sostenitori dell'intelligenza
animale direi che erano arrivati a sfavore di vento (un trucco che io e
Tony usavamo spesso) apposta, ma non poteva essere così. Ad ogni modo,
la situazione pareva terribile, sembrava quasi che con il loro
attendere volessero solo incuterci più paura, spezzarci psicologicamente per
poi distruggerci con estrema facilità. Ma questi sono trucchi che
funzionano con un ricercatore, non certo con un uomo che ha votato la sua vita
all'addestramento. Infatti finchè io rimasi immobile Tony estrasse
entrambe le lame a sua disposizione con un solo gesto e balzò in avanti con
un ringhio che, credetemi, di umano aveva ben poco. Lo spettacolo fu
degno delle arene romane ed io potevo solo guardare. Potevo solo guardare
mentre con un colpo secco Tony tagliava la gola del più avanzato dei
tre ma allo stesso modo, maledizione, rimasi immobile quando un altro di
loro azzannò la sua mano sinistra e la strappò via come siamo soliti
fare con la coscia del pollo. Tony perdeva litri di sangue ma il dolore
gli diede la forza per proseguire la lotta e, contro ogni previsione,
vincerla. Ricordo ancora i suoi occhi quando arrivò infine al leone che
lo aveva mutilato. Lo lasciò per ultimo, senza dubbio volontariamente e
lo fissò mentre stava ancora rosicchiando i resti di ciò che una volta
era il suo arto. Nei suoi occhi non c'era più traccia di razionalità,
stava solo pensando ad un modo per uccidere l'animale con la massima
sofferenza possibile. Decise di immobilizzarlo e poi ridendo cominciò a
reciderne le zampe. Ricordo che pensai di non sapere chi dei due mi
facesse più paura e che forse alla mia teoria sulla diversità tra mente
umana ed animale dovevano essere apportate alcune modifiche. Dopo la
perdita del terzo arto credo che il leone fosse già morto ma il mio
assistente continuava ad infierire fino a che lo fermai e lo convinsi che era
meglio non perdere altro tempo ed andare a curarsi, anche per evitare
l'arrivo di altri animali. Fu solo allora, quando accettò la mia proposta
che rividi in lui un barlume di umanità.

2 Marzo, mezzogiorno
Tony sta meglio. Credo che sia questa la prima notizia da dare. Visto
le condizioni in cui versava ieri gli avevo chiesto se voleva annullare
l'esperimento anche se una risposta affermativa, devo ammetterlo, mi
avrebbe estremamente deluso. Ma Tony, da grande guerriero qual è, ha
detto che voleva continuare per fargliela pagare a quegli animali. A quel
punto allora ci siamo diretti verso la capanna più vicina sapendo che lì
avremmo trovato tutto il necessario per fermare la perdita di sangue e
lenire il dolore. Già stamane comunque Tony era ansioso di scendere sul
campo di battaglia ma gli ho consigliato un'altra mezza giornata di
riposo anche se, sinceramente, non mi sento molto al sicuro nemmeno dentro
queste capanne che dovrebbero rappresentare il nostro unico rifugio.
Ah, quasi dimenticavo di annotare il fatto più strano di oggi; nella
capanna in cui abbiamo preso i medicinali, che non corrisponde alla nostra
locazione attuale, abbiamo trovato due siringhe di cui io non avevo
ordinato l'acquisto. Pur non riconoscendole pensai che sicuramente doveva
essere morfina aggiunta da qualcuno, saggiamente direi, per il nostro
bene, ma quando proposi a Tony di iniettargliene una leggera dose il
soldato sbiancò e per un attimo credetti che stesse per svenire. Possibile
in un uomo del suo calibro tanta paura di una puntura? Appena si
riprese dallo shock iniziale cominciò ad urlare: "Non ho bisogno di nessuna
morfina, la prego, mi basta del sano riposo!" E la cosa mi diede dei
sospetti sull'effettivo contenuto delle siringhe ma mi fido di Tony e so
che se succedesse qualcosa sarei il primo a saperlo. Ora è tempo di
rimettersi in marcia.

2 Marzo, sera
Con Tony ridotto ad una mano sola dobbiamo sicuramente operare più con
il cervello che con la forza ma in fondo era questo lo scopo
dell'esperimento e quindi va benissimo così anche se forse ci impiegheremo più
tempo. Oggi infatti abbiamo fatto un bottino niente male: 2 pantere ed un
ghepardo, tutto usando le nostre, ormai collaudate trappole. In
definitiva, posso dire che sta andando tutto come previsto e i contatti radio
con l'esterno si sono ormai ridotti al minimo, giusto per fargli sapere
che siamo ancora vivi. Anche Tony ha recuperato alla grande, sia
psicologicamente che fisicamente, dalla perdita dell'arto e sembra tornato
quello di prima. Adesso è meglio riposarci, anche perchè fuori pare stia
per scatenarsi un violento temporale.

3 Marzo, mezzogiorno
La tempesta è stata così violenta che quasi non ho chiuso occhio,
domandandomi se la capanna avrebbe retto fino a mattina. Per fortuna il
temporale è terminato verso le 4 e non noto segni di danni evidenti. La
nostra raccolta di oggi ha fruttato "solo" una tigre ma possiamo essere
soddisfatti. Con questo sistema delle trappole indubbiamente si limitano
molto i rischi e, se continuiamo così, il resto dell'esperimento
dovrebbe essere una passeggiata. Mi domando perchè all'inizio facevamo solo
scontri frontali ma probabilmente quello era il modo in cui Tony si
divertiva di più.

3 Marzo, sera
Oggi sono successe due cose sconvolgenti. La prima è che, nel nostro
giro di perlustrazione ci siamo avvicinati alla capanna che noi chiamiamo
M, per indicare che contiene i medicinali, solo per trovarla
completamente distrutta, bruciata per l'esattezza. Sconvolto ho chiamato i
laboratori esterni ed ho parlato con Riccardo Bernardi in persona. Piccola
parentesi: Riccardo è il finanziatore del mio progetto è titolare di una
multinazionale farmaceutica ma è soprattutto un grande produttore di
armi da caccia e spera che questo esperimento serva a rendere meno odiato
all'opinione pubblica quello "sport". Ero disorientato dal fatto che le
capanne in cui dormivamo tranquilli potessero bruciare così facilmente
ma cercò di tranquillizzarmi spiegando che erano costruite in una lega
ad alta resistenza agli urti ma purtroppo piuttosto debole contro il
voltaggio altissimo di un fulmine. Alta resistenza? Non mi sembrava molto
alta quando i rinoceronti l'hanno spazzata via! Comunque, nonostante ci
siano la vita mia e di Tony in gioco è Riccardo il capo ed io non
obiettai troppo, anche se mi sembra tuttora strano che un fulmine si scagli
su un edificio basso come il nostro rifugio quando a distanza di un
metro vi sono degli altissimi alberi. La seconda cosa, invece, è stato il
ritrovamento di ben tre ghepardi morti. Mi ero ormai completamente
dimenticato delle altre morti "accidentali" e le avevo catalogato come
naturali ma ora è di nuovo tutto in discussione. Non ho idea di cosa
potrebbe uccidere questi animali e non scarto l'idea di una semplice
malattia nell'aria ma mi sembra tutto così, diciamo, innaturale. Ne ho parlato
con Tony e ha detto che anche se condivide qualche dubbio probabilmente
sono solo paranoie date dall'eccessiva stanchezza e dalla frustrazione
per non aver ucciso noi quelle bestie. Può darsi che sia così.

4 Marzo

2 tigri ed un leone! Davvero niente male oggi! Sono veramente esaltato,
pensavo che il non poter più fronteggiare quelle schifose bestie ci
rendesse più lenti e vulnerabili invece siamo sempre in grado di inventare
nuovi trabocchetti e grazie alla mia intelligenza ed all'esperienza di
Tony siamo diventati ancora più letali. Ormai non ci sono più dubbi su
chi sia la forma di vita superiore. Altri sette felini e poi attendo
con ansia quei ridicoli primati che pensano di essere simili a noi. Ah,
che duro risveglio che avranno!

4 Marzo, tarda serata

Volevo annotare qualcosa ma sarà meglio che mi riposi perchè la
stanchezza comincia a giocarmi brutti scherzi, stasera stavo ammirando
l'ennesimo tramonto (non mi stancherò mai) quando ho visto qualcosa muoversi
tra gli alberi. So che alcuni felini usano trovarvi riposo ma non credo
che nessuno di essa riesca ad arrivare a quell'altezza e, soprattutto,
a muoversi con quell'agilità. Forse ha ragione Tony, il mio cervello è
davvero sotto stress, in fondo magari era solo un grosso volatile.
Meglio riposare, sono convinto che domani sarà un gran giorno.




5 Marzo

DEVO AVER TOCCATO QUALCOSA, NON SEMBRA IL VECCHIO CARATTERE MA IN FONDO E' GIA' TANTO ESSERE RIUSCITO A SCRIVERE. HO LA PEGGIORE DELLE NOTIZIE, TONY E' MORTO. NON RIESCO ANCORA A CREDERCI, A VEDERLO LOTTARE LE ALTRE VOLTE, A VEDERLO SCONFIGGERE TRE LEONI INFEROCITI DA SOLO SEMBRAVA QUASI FOSSE IMMORTALE. EPPURE HO POTUTO OSSERVARE IL SUO CORPO STATUARIO SBRANATO DA QUELLE BESTIE E NE' IO, NE' LA MIA TANTO VANTATA INTELLIGENZA ABBIAMO POTUTO FARE NULLA. SOLO GUARDARE. E CORRERE, IL PIU' VELOCEMENTE POSSIBILE, PREGANDO DI RICORDARE L'ESATTA UBICAZIONE DELLA CAPANNA PIU' VICINA E SPERANDO CHE QUEL MISERO RIFUGIO BASTASSE CONTRO LA FURIA INCONTROLLABILE DEI PREDATORI. COMINCIO A NON AVERE PIU' FIDUCIA NELL'ESPERIMENTO. E LA COSA PEGGIORE E' CHE TONY E' MORTO GRAZIE AD UN'ASTUZIA CHE NON AVREI MAI CREDUTO POSSIBILE PER UN ANIMALE. PUR CON LE MANI CHE TREMANO SOLO AL RICORDO CERCHERO' DI RICOSTRUIRE L'ACCADUTO MA ORA FORSE E' MEGLIO CHE MI CONCEDA UNA BREVE PAUSA.

Ce l'ho fatta, dannazione, almeno di questo sono sicuro, nessuna
macchina è più intelligente di un uomo! Ormai ho capito abbastanza come
funziona questo aggeggio anche se potrebbe non essermi di nessun aiuto.
Dov'ero rimasto? Ah, sì, anche se è difficile descrivere ciò che è successo
e se la paura rimuove ogni secondo preziose informazioni dal mio
cervello cercherò di essere preciso. Era mattina, la solita afosa mattinata
che trovavamo da dieci giorni a questa parte e stavamo controllando il
nostro equipaggiamento. A dir la verità, io controllavo mentre Tony
stava facendo colazione. Mentre preparavo le armi, notai che le lame di
Tony erano visibilmente più consumate delle mie (Chissà per quale motivo!)
E, essendo lui il combattente principale, decisi di sostituirle. Non
gli dissi niente ma ero convinto che alla prima lotta se ne sarebbe
accorto e mi avrebbe ringraziato. Non andò proprio così. Giravamo circa da
un'ora quando avvistammo un leone morto, l'ultimo. Cominciavo ad essere
veramente stanco di queste morti inspiegabili e non volli nemmeno
avvicinarmi come avevo fatto le altre volte per un'analisi. Intimai a Tony
di andarcene ma lui sembrava morbosamente volenteroso di vedere più da
vicino il felino e gli si avvicinò. E questo, gli costò la vita. Il
leone non era morto e, in un primo momento, pensai che stesse dormendo, ma
soltanto dopo, quando altri sei animali piombarono all'improvviso su
Tony capii. Non stava affatto dormendo, si stava fingendo morto! Ma era
davvero possibile? Un leone si finge morto e le rimanenti sei bestie si
alleano contro quello che reputano il nemico più mortale. Non riesco
ancora a crederci, ma se le cose stessero davvero così sarebbe stato un
piano migliore di quelli che io e Tony avevamo a fatica architettato.
No, non posso davvero crederlo. Comunque, anche se sorpreso, storpiato ed
in evidente inferiorità Tony non si diede per vinto e sguainò le sue
lame, conficcandole nel costato delle prime due bestie a tiro. Ricordo
chiaramente la sua espressione di orrido stupore quando esse non caddero
al suolo, ma continuarono il loro feroce attacco. Subito si voltò verso
di me e vidi nei suoi occhi la rabbia e la disperazione di chi ha visto
la morte attenderlo a braccia aperte. "Che cazzo ha combinato con le
armi?" Urlò, cercando disperatamente di resistere ai continui attacchi.
Non ebbi il tempo di rispondergli. Non prima che il dolore lo facesse
perdere conoscenza e poi risvegliarsi subito urlando. Era uno spettacolo
terribile, come terribili erano i rumori di artigli e zanne su carne ed
ossa. E terribile era, forse ancor di più, la mia impotenza. Lo sapevo,
dentro di me sapevo che Tony era morto già al momento dell'attacco, ma
in fondo al cuore speravo che si salvasse, come aveva sempre fatto.
Sempre, ma con le sue armi. Non so cosa ci fosse di particolare ma so cosa
voleva dire con quel suo ultimo sguardo. Voleva dire: "Lei mi ha
ucciso!" Il suo pugnale ed il suo machete sono qui, vicino a me in questo
momento, ma per ora, con gli occhi colmi di lacrime e l'anima piena di
rimorso, non ce la faccio proprio a prenderle in mano per esaminarle, per
capire cosa avrebbe, probabilmente, salvato la vita a Tony e cosa c'è
in realtà dietro a questo esperimento. Ed infine ho anche un dubbio che
mi attanaglia la coscienza: L'uomo è davvero superiore a tutte le
bestie?



5 Marzo, notte

E' da pazzi pensare di dormire e, forse. è altrettanto da manicomio
continuare a scrivere ma non ho molte alternative, ho aperto gli occhi
finalmente. Quegli occhi che forse ho sempre voluto tener chiusi, accecato
dalla mia stessa ossessione per questo esperimento. Di dormire non se
ne parla, dicevo, non con queste conoscenze in testa e non con il
rimorso che continua ad urlarmi dentro. E quanto allo scrivere, spero
soltanto che i computer siano ancora collegati con l'esterno e che qualcuno
riesca a leggere tutto ciò. Ho capito, davvero, ma ormai è decisamente
troppo tardi. Veleno. Un maledetto e potentissimo veleno, questa era
l'unica differenza tra le armi di Tony e le mie. Questo era quello che gli
aveva salvato la vita, fino a ieri. Ora che so la verità e che le
lacrime sgorgano ininterrotte dai miei occhi capisco che io ho ucciso Tony.
Capisco cosa voleva dire quel suo lunghissimo e feroce ultimo sguardo.
E capisco che sono stato ingannato, fin dall'inizio. A nessuno
interessava delle mie stupide teorie. A nessuno interessava di me o di Tony,
l'unica cosa importante era la copertura. Già, chi avrebbe indagato su un
esperimento bizzarro come questo? E chi, di conseguenza, avrebbe potuto
capire che qui si studiava il peggior veleno del mondo su cavie
animali. Devo farti i complimenti, bastardo, mi stai leggendo? Mi avevi
davvero convinto della tua fede nelle mie tesi ed invece ci hai manovrato
come delle marionette. Mi ci è voluta la morte del mio assistente per
comprendere, ma ora so anche che non eravamo gli unici umani qui dentro.
Quanti ce n'erano di altri tuoi sporchi pupazzi, eh? Quanti, pronti a
morire pur di iniettare l'ennesima modifica del tuo siero in un animale?
Lo so, so che la trasmittente non è rotta, semplicemente hai dato
l'ordine di ignorarmi. Ho capito, ormai, anche la più dura realtà, sono
morto. Sento gli artigli di felini affamati che ogni tanto raschiano la
porta ed a volte la sento vacillare sotto i colpi di un gorilla. Ed è
chiaro che se non ci penserà una di quelle bestie il lavoro sporco toccherà
ai tuoi uomini, no? L'unica cosa che non mi è chiara in tutto ciò è il
ruolo di Tony. Voglio dire, quanto sapeva? E quante volte mi ha
mentito? Ma ora, non ha più importanza. Davvero, Bernardi, vorrei proprio che
tu stessi leggendo in questo momento e che tu continuassi a leggere
fino all'arrivo della polizia, ma ormai saranno già qui. Sai, in fin dei
conti non sono certo stupido e, con i programmi attuali, non è certo
difficile mandare un e-mail. Comunque sono sicuro che il giudice troverà
interessanti i tuoi esperimenti, specie dopo la mia confessione. Forse
ce la farai ancora a nascondere le prove ma non ci conterei molto anche
perchè da questo esperimento che mi è costato la vita ho imparato
alcune cose. Probabilmente l'uomo non è superiore agli altri animali, ma tu
non sei un uomo, sei una bestia spregevole che specula sulle altrui
vite, ossessionata solo dai soldi e dal potere. E sicuramente l'uomo è
superiore a te. Addio Riccardo.


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Wilder Jäger (Il Cacciatore Selvaggio)

Non lo avevo mai ritenuto possibile, sono un medico e quindi abituato a tutto ciò che la scienza può spiegare e provare ma, a causa degli eventi accaduti quella notte, ho dovuto rivedere la mia posizione: il soprannaturale esiste!
Non ho parlato a nessuno di ciò di cui ero stato testimone se non all'uomo che mi spiegò a cosa avevo partecipato, ora, però, sento il bisogno che anche gli altri sappiano ciò che io so.
Erano passati due giorni dal Natale dello scorso anno e stavo ritornando a casa dopo essere stato ospite di alcuni miei amici e colleghi di Karlsruhe, una piccola città ai confini con la Francia e nelle vicinanze di Stoccarda in Germania.
Era notte, stavo percorrendo una strada di campagna che costeggiava la Selva Nera e avevo il mio bel da fare per impedire all'auto di uscire fuori dalla carreggiata. Infatti, pioveva a dirotto e la visibilità era molto scarsa, oltretutto, il fondo stradale era cosparso di buche e guidavo con la paura che una delle ruote si impantanasse lasciandomi praticamente nel nulla.
Maledicevo la mia testardaggine che mi aveva spinto ad intraprendere il viaggio nonostante il cattivo tempo ma, l'indomani avevo un importante riunione di lavoro e molte cose da fare prima di allora.
Il bagliore di un lampo mi accecò per qualche istante, abbastanza però da non permettermi di vedere un grosso cane che era improvvisamente comparso sulla strada e stava cercando di attraversarla. D'istinto cercai di evitarlo e ci riuscii in realtà ma, come si suol dire, finii dalla padella nella brace, perché uscii fuori strada e andai a sbattere contro un albero.
Rimasi svenuto per qualche minuto e furono le gocce di pioggia della capote bucata da un ramo a farmi riprendere.
Non mi ci volle molto a capire che mi trovavo proprio in un bel casino. Era notte fonda, ero rimasto a piedi nel bel mezzo della Selva Nera e come se non bastasse, diluviava!
D'altronde non potevo nemmeno restarmene lì aspettando improbabili soccorsi, così decisi di provare a cercare aiuto.
Diedi uno sguardo alla cartina della zona e con sollievo scoprii che a meno di dieci miglia si trovava un piccolo paese. Certo dieci miglia non erano poche, però non avevo altra scelta e così mi incamminai nelle tenebre della notte.
Sebbene non sia un tipo facilmente impressionabile, devo riconoscere che l'atmosfera che si era creata mi faceva correre più di qualche brivido lungo la schiena: il buio era ovunque, una bassa nebbia si alzava fino a qualche decina di centimetri dalla strada e la luce dei lampi, illuminava gli alberi che sembravano aver assunto forme grottesche.
Camminai per circa mezz'ora, ero inzuppato di acqua fino al midollo e difficilmente me la sarei cavata con un semplice raffreddore, infatti già potevo riconoscere i sintomi della febbre. Fu, credo, proprio nel momento stesso in cui feci questa considerazione che udii per la prima volta il latrare dei cani. Ma solo perché ebbi modo in seguito di vederli, che posso associare quegli orribili e spaventosi latrati a quegli animali. L'aria ne sembrò pervasa e, anche se dal suono potevo capire che erano piuttosto lontani, non riuscii a reprimere la sensazione di panico che mi stava pervadendo.
Anche se mi sentivo sciocco, avevo iniziato a camminare ancora più velocemente e non riuscivo ad evitare di voltarmi indietro mentre avanzavo.
Solo quando gli orribili suoni smisero di inseguirmi, mi fermai per riprendere fiato. Mi venne da sorridere per come mi ero lasciato suggestionare da quei cani ma il sorriso scomparve dal mio volto non appena i miei occhi la videro.
Una figura bianca ed eterea che si muoveva veloce tra gli alberi alla mia destra. Solo la luce di un lampo mi permise di vedere che non si trattava di un fantasma ma di una donna.
La cosa era di per se molto strana ma ciò non mi impedì di chiamarla a voce alta. La vidi girarsi verso di me e anche se ci separavano parecchi metri, riuscii a leggere il terrore nei suoi occhi prima che riprendesse a correre.
Non mi andava di lasciarla andare così, le si leggeva in faccia che aveva bisogno di aiuto e forse io potevo fare qualcosa.
Così iniziai a rincorrerla.
Mentre avanzavo veloce tra gli alberi, una strana eccitazione si impadronì di me, ero come in preda ad sensazioni che non mi appartenevano e se devo dire quella che mi sembrava più familiare riesco a riconoscere solo un distorto senso di assoluta libertà.
Lei era veloce ma io lo ero ancor di più, in gioventù ero stato un buon centometrista e mi tenevo ancora in costante allenamento, mi volle poco più di un minuto per raggiungerla.
Quando la strinsi tra le braccia per fermarla, mi sorpresi della sua fragilità, sembrava quasi potesse rompersi tra le mie braccia. Lei scalpitò come una puledra impazzita e nonostante cercassi di calmarla con parole di rassicurazione, non sembrava che stessi ottenendo grandi risultati. Solo quando la feci girare verso di me e il mio sguardo si incontrò con il suo, solo allora, sembrò calmarsi.
In quel momento risuonò nuovamente il latrato dei cani e nuovamente il terrore si impadronì dei suoi occhi e del suo corpo.
Fu allora che capii da cosa stava scappando e se ne aveva così paura, doveva averne ben motivo e io non avevo alcuna intenzione di scoprirlo. La presi per mano e iniziammo a correre, ma questa volta, nessuna delle precedenti sensazioni si impadronì di me, il mio unico pensiero era lasciarmi dietro il più possibile i nostri inseguitori ma man mano che il tempo passava l'abbaiare si faceva sempre più vicino.
Quando non riuscii più a correre per lo sfinimento cercai una nuova via d'uscita per quella situazione così incredibile. Osservai gli alberi e con sollievo mi accorsi che erano abbastanza grandi per sorreggerci. Feci salire la ragazza su quello che mi sembrava possedesse i rami più robusti, quindi mi issai anch'io.
Restammo così abbracciati per minuti interi, minuti che sembravano interminabili e in cui risuonavano terribili le grida dei cani che si avvicinavano sempre di più. Non sapevo cos'altro fare se non aspettare, non sarebbero stati in grado di raggiungerli sull'albero ma restavano comunque in trappola perché non ne sarebbero neanche potuti scendere.
Perso in quelle riflessioni quasi non mi accorsi che nuovi suoni si erano aggiunti a quella cacofonia, il suono di tamburi e le grida di incitamento che sembravano provenire dalla gola di uomini.
Non sapevo più cosa pensare, in realtà fino ad allora non ne avevo neanche avuto il tempo, ma ora anche se potevo fermarmi a riflettere non riuscivo a trovare alcuna spiegazione a quegli eventi bizzarri.
Provai a parlare con lei, a chiederle cosa stesse succedendo, ma l'unica risposta che ebbi, fu il suo sguardo terrorizzato e sconvolto.
Le risposte alle mie domande iniziarono ad arrivare pochi istanti dopo, quando il primo cane uscì dalla macchia e raggiunse l'albero sul quale ci eravamo rifugiati.
Immaginate, no, non potreste nemmeno con la più fervida delle immaginazioni. Quello non poteva essere un cane, anche se ne aveva tutte le fattezze: saltellava su tre zampe e i suoi occhi ardevano come le braci dell'inferno.
Nel giro di pochi istanti altri quattro di quei mostri gli si erano aggiunti e i loro latrati diabolici mi rimbombavano fortissimi nella testa facendomi credere di stare per impazzire.
Ma l'incubo era appena agli inizi. Pochi minuti dopo infatti, scoprii che altre creature diaboliche facevano parte di quella che ormai avevo capito essere una battuta di caccia. Emersero dall'oscurità; quattro uomini che indossavano appariscenti e colorate vesti appartenenti ad epoche passate, suonando tamburi e gridando in lingue a me sconosciute. Ma gli occhi ardenti erano testimonianza che essi non appartenevano al mondo mortale.
Li vidi disporsi a semicerchio, con i loro orribili sguardi fissi su di noi. Avevano smesso di suonare e di gridare, perfino i cani non abbaiavano più, ma si limitavano ad osservarci famelici.
Infine giunse! Tenebroso come la notte, sul dorso di uno splendido stallone nero, sembrava l'impersonificazione stessa del Diavolo. Al contrario degli altri avanzò verso di noi e mentre lo faceva estrasse un pesante spadone dal fodero che portava alla cintura.
Non riuscivo a crederci, alle soglie del ventunesimo secolo, un guerriero medioevale stava per uccidermi.
Il cavallo si fermò proprio sotto di noi, ma il gigantesco guerriero arrivava a guardarci dritto negli occhi. Ma la sua attenzione non era per me, a dire la verità sembrava quasi che per lui non ci fossi.
Una risata demoniaca si alzò da sotto l'elmo poi la sua spada si alzò e mi attraversò da parte a parte!

Quando mi risvegliai era giorno, aveva smesso di piovere e i raggi del sole filtravano attraverso le fronde degli alberi. Il ricordo di ciò che era successo mi portò immediatamente a tastarmi il petto: non c'era nessuna ferita!
Cominciavo a credere di aver sognato tutto in preda alla febbre che sentivo ardermi dentro, quando girandomi trovai un'iscrizione nella corteccia dell'albero. Ricorderò per sempre quelle parole:
"Siccome hai aiutato a cacciare
Devi aiutare anche a rosicchiare"
Quel macabro messaggio assunse il giusto significato solo quando mi accorsi che proprio sotto l'iscrizione c'era quella che sembrava essere una gamba di donna.
Disgustato e in preda al terrore corsi via e questa volta non mi fermai fino a quando non raggiunsi la prima casa abitata.
Non ricordo granché a questo proposito, so solo che restai ospite di quel vecchietto per circa una settimana inchiodato al letto da una febbre altissima.
Quando ripresi coscienza, il vecchietto che si chiamava Hans, volle sapere che cosa mi era successo ed io gli raccontai tutto.
Tristemente ascoltò in silenzio il racconto poi mi spiegò ciò che mi era successo:
"Tu hai conosciuto il "Wilder Jäger" meglio conosciuto come "Cacciatore Selvaggio", lo spirito inquieto e maledetto di colui che in queste notti percorre le nostre foreste alla caccia della Donna Bianca annunciatrice di disgrazia e sventura, hai visto i suoi cani e la loro vista ti ha fatto ammalare, sei fortunato ad essere sopravvissuto".
"Ma lei era così vera, così diversa da quei mostri" provai ad obiettare
"Loro esistono da tempo immemore, sono già morti e vivranno della loro condanna in eterno, povere anime condannate ad un'eternità che per certi versi può essere anche peggiore dell'Inferno"

Lasciai la casa del vecchio non appena mi fui ristabilito e non feci, come ho già detto, parola con alcuno di quello che mi era successo, come potete ora giudicare anche voi, il soprannaturale esiste e un'altra cosa mi è chiara: le leggende hanno sempre un fondo di verità!


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