BUIO
DI NOTTE, MENTRE DORMI, NON FARTI INGANNARE DAL SILENZIO.BAMBOLE DI PEZZA
Che notte fredda! Va bè, credo che ora andrò a dormire, da quando Luca è morto la mia vita è diventata vuota... o almeno, vuota quando Robertino non è in casa o quando dorme, come ora. Anche se in un certo senso la sua morte è stata una liberazione, le sue bambole di pezza l’avevano fatto diventare paranoico, per lui esistevano solo loro nell’ultimo periodo. Litigavamo spesso, diceva che avrebbe preferito se io fossi stata una bambola: così mi avrebbe amata di più. Mi lasciò senza parole. Le cure furono inutili, da un lato mi manca ma dall’altro... almeno ora posso dormire tranquilla e Robertino anche.ANIME DANNATE
Emerse dalle tenebre.L'ABITO BIANCO TROPPO STRETTO
Salì i gradini della vecchia casa, lentamente, facendo attenzione a non scivolare. Ancora un gradino e fu davanti all'ingresso. Una spinta e la porta cedette con uno scricchiolio. Un cono di luce illuminò la stanza.A BOCCA ASCIUTTA
Vago da settimane in questa desolazione, il pasto più lauto è stato un ratto dal sangue sudicio e amaro. Tra i colli brulli, irti di rovine, s’intravede una torre. Mi ci avvicino quasi per inerzia, lungi dallo sperare che qualche umano si annidi in una struttura tanto vistosa. Scherzi del destino, è la Torre della Profezia. Incredibile non averla riconosciuta subito: fino a che punto i miei sensi sono ottenebrati dal sangue degli animali! A parte il panorama intorno, la Torre non è diversa da quella notte di molti decenni fa, quando il nostro patriarca più anziano, sporgendosi dalla sua sommità, ci annunciò che l’Era delle Tenebre era giunta, giunto alfine il tempo per la Stirpe di Caino di uscire allo scoperto, piegare il genere umano, dominare il mondo. Quella notte in cui tutti noi seicento superstiti gridammo alle stelle la nostra sete di sangue e rivalsa. Stando all’ultima divinazione che ho sentito, adesso siamo ben diciotto milioni, vampiro più, vampiro meno. Umani, non più della metà, la maggior parte dei quali nei serragli. Sai che gusto, tirar fuori un ometto anemico dalla gabbia e ciucciare quel poco di vita che gli è rimasta. Quelli che non hanno più voglia di lottare non sanno di niente, ti lasciano solo il vago sentore di sapori ormai sepolti. Se avessi saputo che andava a finire così, mi sarei arruolato. Almeno quelli che hanno dato l’assalto alle ultime cittadelle umane si son levati la soddisfazione di un ultimo pasto decente. Guardo dal basso la sommità mendace della torre: credevo di vagare per scacciare certi pensieri, e invece cercavo solo il posto giusto. Piazzo il paletto a contrasto con una parete crepata, appoggio bene il petto sulla sua sommità di frassino aguzzo e lascio che il peso del mio corpo esausto faccia il lavoro. (Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4)