venerdì 29 marzo 2024
Racconti di Fantascienza

Avventura marziana

Ci vedevamo per la prima volta con l'amica Bianca dopo i due mesi di separazione estiva e, nella eccezionale tiepida sera settembrina, sostavamo nel giardinetto della sua villa, posta alla periferia della città.

Non so perché, Bianca mi sembrava mutata: era come se un velo di malinconia gettasse un'ombra sul suo volto e se le costasse fatica anche parlare ed ascoltare. Qualche pena segreta?

Improvvisamente, un corpo luminoso solca il cielo e, in un baleno, scompare.

— Un disco volante! — esclamo. — Finalmente possiamo dire di averne visto uno anche noi.

Ma ella sussulta, mi prende una mano, me la stringe tremando e ansando, come colta da un esagerato timore.

— Paura? Paura tu, la donna più imperterrita del mondo?

— Paura, no! No! — grida ella. Poi mormora a scatti: — So bene tutto quello che si dice: meteore, allucinazioni, prove di armi segrete... ma io, lasciami dire, infine io, capisci... Ho veduto ed ho parlato proprio qui, dove ora ci troviamo.

— Come? Con chi?

— Con un essere: essere si chiama tutto ciò che vive, non è vero? E quell'essere, dico, era vivo, vivissimo. Una forma di bipede simile alla nostra, ma fatta non so di cosa, certo non della nostra carne... scese dal disco e stava dinanzi a me. Non ho avuto paura, giuro. Lo guardavo estatica e tutta convulsa per non poter parlare in modo ch'egli potesse intendermi. Ma, ad un tratto, egli tese verso di me una specie di braccio luminoso, dischiuse quella che si potrebbe chiamare mano, e ne è uscita una vivida scintilla che venne a posarsi qui, sulla mia fronte. Ho fatto un gesto istintivo per toglierla, ma ho capito che lui rendeva ciò impossibile. Anzi, ho sentito vibrare in me una voce senza suono, il comando "sta'!" Nello stesso modo seguirono altre parole, che io, non so per quale fenomeno o prodigio, riuscivo ad afferrare, quasi egli avesse la facoltà di leggere nel mio pensiero e di rispondere immediatamente, senza bisogno della voce. Hanno ragione, dunque (ho pensato allora) le riviste americane della Croce Rosa che, sotto il nome di "Dominio della vita", e muovendo dagli antichi tentativi della sapienza egizia, cinese, tibetana, vogliono ammaestrare gli uomini a vedere senza occhi, a parlare senza lingua e senza voce, rendendoli in possesso di tutti i segreti delle vibrazioni cosmiche e unanimi dell'Universo, al di sopra dei loro imperfettissimi sensi! E ormai, io stessa non avrei voluto comunicare che in quel modo.

— E che cosa vi dicevate? — domandai, rimanendo seria, perché presa dal sospetto che a quelle prestigiose magazines del Nuovo Continente fosse dovuto il leggero scompiglio della mente di Bianca.

— Cose molto diverse, si capisce... Anch'essi lavorano, mi è stato detto; ma il loro compito è quello di errare per gli spazi, per rendere sempre più vasta la loro conoscenza dell'Universo, delle sue leggi, dei suoi fini.

— E l'amore...? Gli hai ben chiesto...

Ella si era fatta, di nuovo, così pallida e convulsa, che m'interruppi, avvicinandomi a lei, come per soccorrerla.

— A te — mormorò, quando un poco si riprese. — Sappi anche questa. Leggi. — E trasse dalla borsetta che aveva sulle ginocchia, quello ch'ella chiamò il suo "diario sovrumano".

Lessi: "Gli ho parlato oggi, per la prima volta, dell'amore, dicendogli ch'esso è la cosa più sublime del nostro mondo, e che se il suo pianeta ne va privo, non conosce la massima gioia dell'essere.
"Il giorno dopo non venne. Perché, mi domandavo, perché? E mi sembrava che qualche cosa mancasse alla mia vita. Riapparve solo il terzo giorno, quando la mia malinconia si era fatta addirittura tormento. Allorché, infine, ribalenò dinanzi a me la sua luce, essa mi parve più scintillante e magnetica dell'altra volta. Gli chiesi perché non fosse venuto e gli dissi che mi aveva fatta soffrire.

"— Abbiamo un'anima anche noi — mi sentii in diritto d'esclamare.

"— Lo so — rispose — e ho voluto dimostrarti, creatura, che l'amore esiste pure nel nostro pianeta: Luce e Attrazione, senza limite di spazio. Aspettando con ansia la mia luce, tu hai conosciuto un raggio dell'immenso, cosmico amore.

"Era vero, lo amavo!"

Il diario s'interrompeva qui.

— E poi, come mai non hai scritto più nulla? — le chiesi; ma incontrai i suoi occhi pieni di lacrime. Infine mormorò con un filo di voce, rotta dall'affanno:

— Sono stata io la folle distruttrice della mia ebbrezza arcana, rendendomene indegna. Dopo un'altra sua assenza di alcune giornate, allorché lo rividi e mi immersi nel suo fulgore, non seppi dominare il mio fremito, e gridai il mio furioso sospetto ch'egli si fosse trattenuto in altre plaghe, con qualche essere più allettante di me. Con mio grande terrore, le sue vibrazioni si fecero così spaventose che ne fui scossa come dalla mortale corrente di un fulmine. Tremenda tuonò in me la sua sarcastica risata: "Gelosia!"

Continuò: "Chi potrà liberare le creature di questo vostro pianeta dalla meschinità delle loro passioni? Per millenni e millenni si continuerà, qui, a non vedere che con occhi fallaci, a non udire che con orecchi inaccessibili ai suoni più meravigliosi, a non parlare che con la lingua, fonte di perenni ostilità fra individui e individui, tra genti e genti, perché nulla vien fatto per vincere l'oscura prigionia dei sensi!" E lanciato questo anatema, è scomparso col suo disco raggiante, e non è più ritornato.


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SIGNOR TELESPETTATORE, BUONGIORNO

Raspes accese l'olovisore.
Frank Pear si materializzo' per il consueto notiziario: "Signore e signori, buongiorno. La Follia continua. Secondo i dati fornitici dal Ministero per il Controllo Demografico, i suicidi in tutto il mondo sono stati complessivamente 2.537.843".
"Sono arrivate in questo momento le notizie di oggi" la voce di Frank era tremolante, sembrava terrorizzato "Oggi risultano essersi uccise 138.547.319 persone. Le madri di neonati hanno ucciso anche i loro figli. La popolazione mondiale e' cosi' scesa a due abitanti di sesso maschile".
Frank porto' la pistola alla tempia: "Signor telespettatore, buongiorno" e sparo'.


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IL MORBO

Ieri sera ho pregato gli Dei. Ancora.
Nonostante questo il male continua ad avanzare, inesorabile. Lo vedo negli occhi delle mie compagne ammorbate, lo sguardo perso nel vuoto, l'incedere barcollante che mi fa disperare l'attesa di un aiuto. Ma non e' sempre stato cosi'.
Non molto tempo fa la vita era diversa, lo scorrere delle stagioni costante, il cibo abbondante e gli Dei dalla nostra parte. Tutto era come doveva essere e come era sempre stato sin dalla notte dei tempi. E nessuno aveva mai desiderato altro di meglio dalla propria vita.
Mia madre mi racconto' del passato, di quando io venni alla luce insieme a mia sorella. Fu un giorno di festa, di una felicita' semplice e perfetta, con la benedizione degli Dei che vigilavano attenti su di noi.
Poi qualcosa si guasto'.
Anche mia sorella si e' ammalata. L'ho vista venire verso di me senza guardarmi, mentre le gambe cedevano sotto il suo peso facendola crollare e rialzare in preda ad un tremore incontrollabile. Ho sentito l'orrore che distintamente mi sfiorava, accarezzandomi lievemente con il suo tocco freddo.
Ho pensato ai miei figli, ho pensato a tutta la nostra gente. E' un supplizio che non ci meritavamo e che non ci saremmo mai aspettati. Una punizione per dei peccati che non abbiamo commesso.
Ed ora non posso che aspettare il mio turno, anche se fin'ora il morbo mi ha risparmiata. Mi e' stato concesso il terribile privilegio di assistere alla fine della mia specie.
Mi sono sforzata, ho cercato con tutte le mie forze di capire ma tutt'ora il disegno degli Dei mi e' incomprensibile.
Dunque rispettero' il loro volere, ringraziero' anche oggi per il cibo che mi e' stato concesso, anche se si tratta della carne dei miei fratelli e delle mie sorelle.


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GELIDA ESTATE

Di quell'estate ricordo soprattutto il gelo.
Forse, come adulto, dovrei fare una lista piu' razionale delle cose che vi racconto, ma la prima sensazione che mi torna alla mente e' il brivido freddo che provavo quando i nostri genitori ci portavano al Grande Centro Commerciale.
Lo scorrere delle porte automatiche, il soffio d'aria calda che ci spingeva all'interno della galleria principale. E poi il morso dell'aria condizionata sulla pelle nuda delle gambe e delle braccia.
Era proprio la possibilita' di godere del refrigerio gratuito che ci spingeva ogni sera verso il grande complesso di negozi, in un'estate torrida come non mai.
Il rito era completato da un gelato per ogni bambino e da mezz'ora di liberta' nel labirinto luminescente delle vetrine. I grandi sedevano sulle panchine attorno alla fontana centrale e chiacchieravano rilassati, sorseggiandosi una bibita; noi, tribu' eterogenea di bimbi, dai sette ai dodici anni sciamavamo via, felici.
La seconda cosa che ricordo, e' il grande blackout.
Non il primo ne' il peggiore di quelli che seguirono, ma fu quello che ci colse impreparati.
Nel buio che ricopri' come una coperta la citta' ogni piano d'emergenza, anche quello piu' scrupolosamente progettato, falli' miseramente.
Il passaggio dalla luce all'oscurita' fu istantaneo.
Un attimo di silenzio, l'attesa del ritorno alla normalita'. Poi l'idea che non si trattasse di un evento momentaneo si insinuo' nei pensieri della gente.
Il mormorio divenne rumore che divenne grido che divenne vetrina infranta e calpestio.
L'ultima cosa che ricordo e' il viso della bimba mai piu' ritrovata.
Ogni tanto ritorno al Centro Commerciale: ora e' solo un edificio fatiscente, rovine e macerie che risalgono all'era degli sprechi.
Ritorno, ma solo di giorno, perche' la sera mi sembra di sentire un grande freddo nonostante la temperatura media ormai superi i quaranta gradi.


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DIVORATI

E' davanti a me, la vedo mangiare con foga. La osservo e continuo a vomitare. Non ho mai assistito a nulla di simile. Lei continua a mangiare senza sosta. Si ferma, mi osserva, mi offre il suo cibo. Continuo a vomitare. Credo sia un alieno, proveniente forse da qualche lontana galassia.
Con il suo volto cubifome mi osserva, o sono io che osservo lei, non lo so.
Mi concentro, l'ho gia' vista da qualche parte. Si', ora ricordo. Smetto di vomitare, ora mi sembra tutto normale. La riconosco, e' la tv che si nutre di cervelli umani.


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