venerdì 29 marzo 2024
Racconti d'Amore

UNA STORIA VERA

Nel ricordo
di Katrine Wagner,
un amore d'infinita
bellezza.



Lontana ormai e quella data o forse meglio dire quel
trenta giugno millenovecentonovantasei, la morte di
Katrine Wagner, una ragazza quasi ventenne, bella, così
libera e amante della vita come nessun'altra ragazza al mondo.
Ma in un giorno tutto questo divenne solo un ricordo o solamente
una lunga giornata che terminò in un breve attimo.
Perché lei scoprì di avere un cancro, non tanto per caso, solo
coincidenze forse, ma quella sera di maggio quando lei mi telefonò la
sua voce era ricoperta di pianto nel riferirmi quel messaggio, nel cui contenuto
c'erano troppi perché,
su quella triste scoperta, perché. Forse tutto era chiaro e
semplice:
<>
< LA?>>
< ERA.>>
In seguito e stato duro andarla a trovare nella sua casa, in
quella stessa sera, non soltanto nel vedere lei in uno dei
momenti peggiori della sua vita, ma vedere anche lo strazio
di sua madre e di suo padre. In quel momento non avrei cre
duto di sentirmi così vicino a loro e loro così vicini a me,
e tutti noi vicino a lei. Quella sera vidi nella mia Katrine
il dolore che stava nei nostri cuori.
Il giorno della notizia era già lontano, e lei aveva smesso
di sorridere e se lo faceva era per vedermi con meno tri-
stezza straziata nel cuore, e tutto questo lo facevo pure
io di sorridere a lei, ma tutti e due si era consapevoli che
si stava ingannando la paura. Non tanto la mia, ma la sua.
A me restava la speranza che i giorni, le ore e i minuti con
i suoi secondi rallentassero perchè tornassero giorni perdu-
ti. Perché la serenità sulla faccia di Katrine era scomparsa
con il nascere dell'alba di quella fine che tramontava die-
tro ai suoi occhi, rassegnandosi ad uscire a forma di lacri-
me. La speranza che lei non si fermasse in quel letto di
ospedale era molta e così rimarrà.
Perché dopo tutto il tempo passato con lei, che fino a poco
tempo prima avevo creduto che fosse stato molto, mi sembrò
che non fosse mai esistito quel rapporto che aveva inoltrato
la mia esistenza in un giorno di normal vita. E il solo pen-
siero a quei momenti mi procurava una sofferenza arrivata
fino ad oggi, ma al termine di quell'ultimo giorno le ore
erano ricominciate a passare lente senza lei. Forse per Ka-
trine era un bene, non soffriva più, però continuava a me
sentire quel dolore passionale che arrivava fino all'osso,
per poi un bel giorno nascondersi dietro il cuore, per farsi
sentire di tanto in tanto. Solo per farmi ricordare, perché...
Sembrava irreale anche se non lo era, ma dopo essere stato a
trovarla quel giorno in ospedale, mi ero reso conto che il
tempo velocemente me la stava portando via, sempre di più, o
forse ero io ad allontanarmi da lei, chi lo sa. Ora mi chiedo
se era uno strazio per lei vedermi con quel sorriso falso
che copriva lo sgorgare di lacrime incolori, le quali
uscivano solo e soltanto per lei, ma forse egoisticamente
anche per me. Inoltre mi sembrava che in quella stanza di
ospedale tutto fosse stato finto, finti i fiori su quel de-
primente comodino, finto quel mio parlare dolce, finto tutto
quello che era già finto. Ma sicuramente l'amore che provavo
per lei era la cosa più reale che potesse esistere in quel
momento forse l'ultimo perché...
Quel disperato faccino che mi guardava ogni volta che si
svegliava, da sonni brevi e così profondi, era cosi tenero
che mi faceva male, e sapevo che non l'avrei più rivisto,
non l'avrei più toccato e le mie labbra non si sarebbero più
sfiorate con le sua, ma restava e rimaneva solo e soltanto
il nostro amore, l'unica mia consolazione. Oh che pensieri
egoistici avevo.
< DI PENSARE A ME. SCUSAMI AMORE, PERDONAMI, PERCHÉ'.>>
Una volta svegliandosi mi guardò e vedendo quei suoi oc-
chietti tristi, come erano teneri, da dove uscivano lacrime
salate, mi disse con un esule e leggero filo di voce che si
rompeva in un pianto silenzioso:
<>
Solite e forse monotone parole, dette mille volte e ripetute
altrettante, qualche volta anche inutilmente, ma in quell' istante
erano le uniche e più sincere parole dette in quel
momento. L'avevo sempre chiamata "Amore della mia vita", ma
in quel medesimo tempo non riuscivo più a dirlo, perché le
parole venivano strozzate da quel suo fissarmi, che era il
suo ultimo sguardo. Forse doveva essere così e solamente in
quel modo.
Un anno che la conoscevo e in un anno mi ero separato da
lei, due miserabili anni che avevano preso parte costante
della mia vita. Poi tutte le parole dette in quei giorni
sembravano senza senso e vuote, come quella bianca stanza di
ospedale che rimase vuota, e non ebbe più significato senza
lei. Quando è finita me ne sono andato dall'ospedale e una
volta tornato a casa, mi sono seduto sulla poltrona, tentan-
do di dimenticare tutte le facce, tranne la sua.
In seguito ho cercato Katrine in ogni ragazza che incontravo
o che conoscevo, ho tentato perfino di trovare loro in lei,
ma e stato inutile perché essa non altro che lei, la quale
si poteva solo trovare nei ricordi che mi lasciò. Perché do-
po la sua morte i giorni passarono ma il dolore restava im-
mutato, e trovo alla mente quei momenti quando ancora non
conoscevo Katrine, ma la incontravo in vari posti con simili
sfondi e nel vederla provavo una lieta incertezza di avvi-
cinarmi a lei, e ricordo quando le parlai la prima volta:
< TO, CON DIETRO UN SORRISO INCERTO, COSA PENSASTI NON LO
SO. MA SICURAMENTE TI COLPII.>>
Voglio essere sincero, ogni volta che la vedevo era come se
il tempo navigasse intorno a me senza coinvolgermi, e guar-
dandola si accendeva dentro il mio cuore un fuoco che ri-
scaldava tutto l'essere. Il quale ogni volta che facevo ri-
torno a casa e mi gettavo tra le braccia della poltrona a
sognare di stare insieme a lei, una sensazione prendeva il
mio animo, e tutto si spengeva in me per la paura di sape-
re che un giorno l'avrei persa realmente e cosi purtroppo
accadde, forse troppo presto.
Avevo promesso a me stesso che non l'avrei più ricordata do-
po la sua morte, ma la foto che ritrovavo sempre al rientro
in casa mi procurava un grande dolore, nel vederla ritratta
in un immagine che la dipingeva bella e così vicino a me, e
lo sguardo di lei ritratta obbligava i miei pensieri a ri-
cordarla in quel letto di morte. E seduto su quella poltrona
mi tornava alla memoria la paura che aveva lei, che io un
giorno la potessi lasciare dopo aver saputo dell'esistenza
del suo tumore che cresceva dentro di lei:
< NEANCHE PER LA MENTE DI LASCIARTI, E TU QUESTO LO SAPEVI.
MA ERI COSI' TESTARDA CHE TEMEVI CHE POTESSE SUCCEDERE,
PERO' NON E' SUCCESSO. MI DISPIACE DI AVERTELO INVOLONTA-
RIAMENTE FATTO CREDERE, NON ERA MIA INTENZIONE PERDONA-
MI...>>
Ancora ricordo come dovetti lottare, per convicerla ad usci-
re con me, tutta colpa della sua timidezza, come era dolce
vederla in quei momenti. E quella prima sera che si usci,
era cosi semplice e tenero vederla libera da ogni male, non
so come che al termine di quella serata, ci si trovo abbrac-
ciati l'uno all'altra, cosi teneramente che poi da quanto si
stringeva a me, non mi dava possibilità di respirare se non
grazie al suo amore. Dopo le nostre labbra si avvicinarono
lentamente per poi toccarsi, e sembrava quasi che non si vo-
lessero più dividere, ma non e stato così.
< DUE E NESSUN ALTRO.>>
Ma non erano quei baci o le notti passate con lei che ci te-
nevano uniti, era solo e soltanto il nostro amore. Perché
bastava che ci si guardasse negli occhi a vicenda per sen-
tirsi uniti, come un unica cosa, per poi scoprire che in
seguito si sarebbe rimasti quell'unica cosa. Questo si impa-
ro fin dall'inizio, ma poi successe che tutto fini come era
iniziato.
Quando poi mi capito di tornare in visita nella nostra casa,
dove si passavano i fine settimana insieme, guardandomi in-
torno vedevo sempre il suo volto, i suoi sorrisi in ogni an-
golo della casa e la notte mi sembrava che fosse vuota, si-
lenziosa nei silenzi assoluti dell'amore. La sua mancanza
era enorme, non riuscivo a ricucire quella ferita tremenda
che continuava, anche con il passare dei mesi a perdere san-
gue.
< POSSO TROVARTI, PER PAURA DI PERDERTI UN ALTRA VOLTA. TI
CERCO IN OGNI POSTO CHE VADO, MOLTE VOLTE TI CHIAMO, SAPENDO
CHE QUELLE PAROLE CADRANNO NEL VUOTO, E UNA ANGOSCIA MI
STRINGE NELLA SUA MORSA CHE MI IMPRIGIONA PER MOLTO TEMPO.
E PER LIBERARMENE RICORRO ALLA MIA UNICA SALVEZZA, IL TUO
RICORDO, PERCHÉ'...>>
Quando si parlava fantasticando del figlio che lei avrebbe
voluto avere con me, Katrine diceva che non sarebbe stato
solo un frutto del nostro amore, ma anche della nostra vita.
Certe volte diceva che ne avrebbe voluti quattro, poi sei
alla fine diventavano dieci e a quel punto cominciava a ri-
dere e finiva con il dire che non le importava quanti fosse-
ro stati. Ma quelli che sarebbero nati, non avrebbero potuto
avere un padre e una madre migliori di noi, in tutto il mon-
do. E ogni volta che Katrine parlava così, era piena di un
amore materno che diventava sempre più caparbio.
< SOGNI, FORSE PROGETTI, SE NON CHE COSA?, MA ORA RIMANGONO
RICORDI SU RICORDI.>>
E' vero quel figlio non era altro che un qualcosa della no-
stra immaginazione, creato dal nostro amore, che rimaneva
quel qualcosa.
Mi è capitato nel susseguirsi dei giorni di andare nel luogo dei nostri sogni.
< NEI MOMENTI DURI. PENSO CHE NE VALEVA PROPRIO LA PENA DI
ANDARCI.>>
Ricordo che una volta arrivati, lei si sedeva vicino al ru-
scello, amava sentire il fruscio dell'acqua che scorreva
dando un sottofondo alla nostra quiete. Poi lei si stendeva,
rimanendo con la testa e la schiena sollevata, tenendosi sul-
le braccia, e inclinava la testa all’indietro, facendo cadere
i suoi lunghi capelli neri ch andavano a toccare gentilmente
la terra coperta da un mantello di fresca erba, e poi si an-
dava a scoprire quel suo collo ricoperto da una pelle vellu-
tata. In quel momento lo avrei voluto accarezzarlo e baciar-
lo, ma non volevo rovinare il quadro che la ritraeva così
bella. Ed era straordinario come i suoi occhi si mischiavano
con quel cielo azzurro, che rifletteva in quell'acqua pura
come il riflesso del suo sguardo. Era forse tutta immaginazione del nostro
amore, ma era così incantevole anche se sembrava irreale, perché
forse lo era.
Ma devo ammettere che dopo i ricordi stupendi di lei, venne-
ro le angosce che mi rapivano ogni volta che pensavo ai
suoi ultimi giorni, diventavano sempre più frequenti e quan-
do mi riconsegnavano alla realtà, mi ritrovavo al solito po-
sto, al solito luogo e con il dolore iniziale. Alla fine ca-
pii che la sua mancanza era molta e perfino le notti erano
dure. Mi svegliavo da un non dormire, trovandomi sempre più
solo come se fossi sperduto nel buio dei suoi pensieri. E
questo mi portava al ricordo di quelle ultime notti passate
insieme ad amarci disperatamente, dopo mi svegliavo e rima-
nevo a guardare lei mentre dormiva sotto quelle coperte così
protettive e vulnerabili allo stesso tempo.
Mi ricordo quella notte che decise di darsi completamente a
me, perché sapeva che non sarebbe mai arrivata al matrimonio,
vidi per la prima volta in quei giorni Katrine andare contro
le sue idee e le sue regole. Ma io in quel momento avrei vo-
luto non averla, e avrei preferito aspettare fino a quando
avrebbero voluto le sue regole, perché l'avrei avuta per
tutta la vita, invece cosi era come ricordare che presto se
ne doveva andare, perché ogni volta poteva essere l'ultima.
In quelle prime notti vedevo tutta la sua armonia e riusciva
facilmente a nascondere la paura, poi le notti che vennero
diventarono piene di angoscia e quando durante la notte ri-
manevo ad osservarla sotto quelle lenzuola che lasciavano
intravedere le forme del suo corpo, che apparivano perfetto
e sembrava che tutto fosse grato alla sua bellezza. Ma pre-
sto quella sua immagine di calma e rilassatezza rimasero
lontane da quell’inquietudine che arrivo poi.
Quando rimanevo a guardarla, in quei momenti tentavo di im-
maginarla in ogni suo sogno, ma era quasi impossibile perché
forse era lei a far parte dei miei...
Ma poi vennero quelle drammatiche notti, che era lei a sve-
gliarsi, i sogni ormai l'avevano abbandonata.
< VARE QUEI SOGNI PERSI, MA ORAMAI SEMBRAVA INUTILE ED IO
SVEGLIANDOMI TI ABBRACCIAVO E TI STRINGEVO A ME, PER NON
FARTI CADERE NEL BARATRO DELLA PAURA. E QUEL PIANTO CHE
CRESCEVA LO AVREI VOLUTO IMITARE IN QUELL'ISTANTE. MA LO
COMBATTEVO CON DELLE PAROLE SUSSURRATE DOLCEMENTE NEL VUOTO LASCIATO DAI TUOI
SOGNI.>>
Dopo le poche notti passate da svegli a consolare il nostro
amore, appresi che non potevano venirne altre, perché lei se
ne stava andando per sempre. Forse fu una fortuna che fosse-
ro state poche, ma quello rimase l'ultimo richiamo della sua
partenza, perché i dolori che la rapivano con urli strazian-
ti andavano poi ad affogare in un mare di pianto vero. E
nemmeno il mio amore sembrato fin li forte, si è scoperto
debole davanti a quel tumore che straziava l'amore della mia
vita giorno dopo giorno.
A distanza di un anno dalla morte di Katrine Wagner, scopro
che la sua mancanza cresce sempre di più, ed il fatto che
sia sepolta in Germania nelle vicinanze di Bonn mi rende più
difficile l'idea di non potere pregare sulla sua tomba, per
un amore indimenticabile.

LOUIS FERRERO


Condividi

Napoli dorme e…sogna

“Esistono nel cuore luoghi inimmaginabili chiusi da gabbie ferree che rappresentano la nostra paura d’essere felici, ma basta uno sguardo, una carezza o un bacio per aprire le sbarre ad una nuova emozione.”
Era tutto buio, lì, alle
tredici discese di S. Antonio.
Napoli dormiva sotto un cielo di stelle fioche e osservava il golfo nella sua silenziosa imponenza.
Adele fumava nervosamente le sue Camel lights, sospesa tra pensieri intrisi di sogno, nell’attesa del vecchio Max che le avrebbe fatto dimenticare la sua misera vita di paura e dolore.
Il tempo sembrava frantumarsi in eterno, ma quel rumore assordante che riempiva l’aria, annunciava l’arrivo del vecchio Max a cavallo della sua Diana blu…”Scusa il ritardo, Adele.Quest’ old car soffre su simili salite!”.
“Non importa, andiamo.
Ho bisogno di dimenticare!”.
Giù per le
tredici discese, in un silenzio di disagio interiore, il vecchio
Max le stringeva forte la mano.
L’old car divorava con rabbia l’asfalto e parcheggiava i sogni e le speranze ai piedi di quel meraviglioso gigante chiamato Vesuvio.
“Vuoi un sorso di vino, Adele?”
“Se è possibile…”
Max era sempre pronto ad ogni evenienza e in quel momento bere, più che un bisogno, era una necessità.
Il portabagagli della Diana blu esprimeva visivamente la multiforme e sofferente personalità del vecchio Max: bottiglie di vino sparse ovunque, spranghe di ferro, un divieto d’accesso rubato mesi prima, oggettistica indiana di vario tipo e un leone di peluche.
“Quest’old car è più stracolma di un magazzino merci!vediamo cosa si può trovare…ecco qua…Chianti 1970…per le grandi occasioni!per te va bene?”.
“Perfetta!”.
I loro sguardi si incontravano timorosi sotto quel cielo adornato di stelle e il vecchio Max osservava Adele penetrando il segreto delle sue paure e cominciava ad affrontare l’immediato presente.
“Ottimo questo Chianti, no?un brindisi alla maledetta angoscia che ci logora
dentro!”
Come faceva il vecchio Max a conoscere le sue ansie? Era bastato guardare i suoi occhi per un solo istante?oppure la sua sofferenza era così limpida e trasparente?Questi pensieri costringevano Adele ad un silenzio intenso ed estenuante.
“Non avere paura, Adele.Non voglio rompere i tuoi precari equilibri ma nei tuoi occhi vedo i miei ed è come se ti conoscessi da sempre.”
In quell’istante, un bacio intenso riempì l’aria di una musica allegra e l’emozione toccava i loro cuori avvolgendoli con una nuova speranza.Da quel preciso momento la loro vita cambiava direzione e cominciavano ad affrontare il mondo affrontando se stessi.Antichi sorrisi dal sapore nuovo colmavano le lacune del loro passato, perché entrambi avevano un passato doloroso e intenso dal quale
non potevano prescindere.
Il vecchio Max sapeva che la felicità è cosa effimera e la paura di affrontare i suoi scheletri era troppo forte, ma non voleva fuggire.Adele credeva di aver dimenticato se stessa ma le ancore di ciò che era stato, la stringevano forti, divorandole la coscienza.
“Ho tanta paura, Max.Paura di me, paura del mio passato, paura per noi.”
E con queste parole Adele era partita per Parigi con la sua famiglia lasciando il vecchio Max tra enigmi irrisolvibili.
Queste parole avevano sconvolto le sue certezze.Perché quando credi in qualcosa tutto ti si ritorce contro con rabbia e violenza?Adele era lontana e queste domande non potevano trovare risposte ma il vecchio Max sapeva che tutto avrebbe poi avuto un senso.Quei giorni senza Adele trascorrevano tra piccoli viaggi e solite risa, ma il vecchio Max si sentiva isolato da tutto perché ciò che lo rendeva vivo e partecipe era la sua presenza, il suo sguardo e i suoi sorrisi.Il vecchio Max girovagava per le strade di una Napoli che sembrava dormire, avvolta da un alone di ansia e isolamento globale. I volti della gente, con i loro sorrisi, non assumevano alcun significato agli occhi del vecchio Max perché senza la sua Adele tutto sembrava così terribilmente falso e difficile.
Un pomeriggio simile agli altri, il telefono del vecchio Max suonava come una campana a festa: Adele era tornata e il suo sguardo tornava a brillare di sensazioni intense.
“Ciao Max.Come stai?”
“Benissimo, e tu?Quando sei tornata?”
“Poche ore fa.Ci vediamo?Ho
bisogno di parlarti…”
“Ok.”
Perché il vecchio Max aveva paura?perché?
La strada verso casa d’Adele sembrava eterna e la sua Diana blu quasi non riusciva a proseguire il cammino.
Le sue paure erano giustificate o solo frutto di una fervida immaginazione?
Adele era lì, ma non riusciva a sostenere lo sguardo del vecchio Max.
“Perché non riesci a guardarmi negli occhi, Adele?”
“Mi sento colpevole!”
“Colpevole di cosa?”
“Colpevole di aver tradito te ma soprattutto me stessa.Colpevole di pensare che il mio passato abbia il diritto di divenire presente.Colpevole di amarti tra mille
dubbi e paure…”
“Hai ragione, Adele, ma commettere degli errori ti aiuta a capire quanto sia importante non precludersi una speranza d’essere migliore.Forse non vuoi essere felice?Forse ti piace soffrire perché senza dolore non c’è vita e passione?Forse
hai paura di affrontare il presente perché rappresenta un’incognita
mentre il passato è ben definito?
Credo che combattere per migliorare se stessi sia un dovere e tu non puoi rinunciarvi.”
Era questa tutta la rabbia del vecchio Max.Ora era libero di affrontare Adele con serenità perché sapeva che le sue parole, rappresentavano tutto l’amore di cui era capace.
Adele sapeva che Max aveva ragione e, concentrando tutte le sue forze, era riuscita a pronunciare, con grande dolore, queste parole: ”Max, ho bisogno di rimanere sola per capire cosa voglio da me stessa e di conseguenza dagli altri.So
che tu mi puoi capire.Mi dispiace”ed era andata via con una lacrima amara sul viso.
Max aveva deciso di concederle tutto il tempo di cui aveva bisogno perché più volte lei aveva dimostrato il suo amore, perché erano troppo simili per non potersi capire, perché l’amore del vecchio Max andava oltre il dolore.
Con un tumulto nel cuore, il vecchio Max era salito a cavallo della sua old car e si era recato dove tutto aveva avuto inizio.
Lì, alle tredici discese, il tramonto avvolgeva l’aria.Il vecchio Max osservava il golfo bevendo una birra mentre Napoli sembrava dormire sognando un giorno di sole.


Condividi

Lascia che parli il silenzio

Lascia che parli il silenzio Se potessi tornare indietro nel tempo ritornerei
a quell'istante in cui ho sentito riscaldare per la prima volta il mio cuore
dalla tua essenza, quando ancora non sapevo se i nostri cammini si sarebbero
incrociati. Ed ora eccomi qui a pensare a questi ultimi tempi. Stupore,
illusione, amarezza. Tutto riflette la confusione che c'è in me. Io ti amato.
Ti ho amato senza sapere come, quando e dove, combattendo
qualsiasi forma di paura. Ti ho amato non permettendo sosta alla mia anima in
affanno, perchè sempre alla ricerca della tua. Che poi ha trovato e ha cercato
di portare lontano dai toni duri e roventi. Ma ha fallito. Ho cercato di
scuoterti dal torpore quotidiano, di inventare nuovi giochi per allearmi con te.
E quando ho capito che ogni mio gesto sarebbe stato inutile, ho compreso anche quanto fossimo diversi.
Quante volte avrei voluto, stringendo le tue
mani, avvolgermi di un caldo amore e non dovermi confrontare con i tuoi contorti ragionamenti, con il tuo sguardo di violenza e tenerezza. Quante volte avrei
voluto, avido di parole, sentire la tua voce, mentre tu preferivi che per
noi parlasse il silenzio. Renditi conto, e se puoi, perdonami per quel mio
bisogno infantile di sentirmi dire continuamente "ti amo".
"Certi amori non possono finire, perchè più
grandi degli stessi eventi", mi dicevo. Ora non cerco ciò, non cerco più nulla
in questa voragine che è l'assenza. D'altronde tu non potresti darmelo. Ora
vorrei guardare nei tuoi occhi, scrutare fino in fondo all'animo tuo, e
chiederti cosa tu voglia veramente, dalla vita, dalla gente, da te stessa.
Presto un nuovo sole nascerà all'orizzonte, e
sarà l'inizio di un nuovo giorno. Presto un nuovo sole nascerà all'orizzonte, e
sarà l'inizio di un nuovo tuo e di un nuovo mio amore.


Condividi

STORIA D' AMORE

Ti ho guardato. mi hai guardato. ma forse sarebbe meglio fare un passo indietro. perchè in un giorno ci siamo incontrati. presi alla sprovvista. con la delusione schiacciata come un' ombra dietro le spalle. e sono i tuoi occhi e la tua bocca a piacermi particolarmente. e anche quella strana gioia di vivere che ti porti dentro. è un qualcosa che non riesco a capire. ma riesco ad amare. e vorrei fissarmi sulle tue labbra per lunghi e silenziosi minuti. ma ora mi sto allargando come non dovrei. ma forse è il fatto di avere passato questi ultimi giorni in una sorta di cerimonia mistica iniziatica. l' iniziazione all' oblio dell' amore. al fuoriuscire delle emozioni dal corpo. solo perchè non posso amarti. è molto difficile da spiegare. so solo che mi capita spesso. anzi sempre. amare qualcuno che ama un altro. ed è una situazione molto particolare. perchè la persona che ami è sottoposta ai miei veloci a apparentemente inspiegabili cambiamenti di umore. è una cosa pazzesca. anzi è solo un modo per scaricare la tensioni contradditorie che mi bruciano dentro. e quindi una volta penso di amarti e subito dopo l' angoscia di non poterti baciare o restare abbracciati per tutta la notte ha il sopravvento e non posso vederti perchè la realtà è veramente assurda e io non riesco a spiegarmi questa situazione e penso che sia un fallito semplicemente perchè non riesco a combinare nulla. e allora sono andato al mare per esorcizzare i demoni dell' amore che mi stavano facendo impazzire. anzi era il demone della tua persona che dovevo scacciare perchè era entrato nella mia testa e l' aveva occupata tutta. e per un giorno e una notte ci sei stata solo tu nei miei pensieri e questo non lo potevo accettare soprattutto per il fatto che non sono io il centro delle tue emozioni e di quello che pensi. e sulla spiaggia, mare sole e solitudine niente cani e migliaia di scintille sulla sabbia, ho provato a liberarmi da te senza riuscirci anzi sentendomi ancora più stupido e solo di quello che sono. sono tornato a casa e ti ho chiamato. era ritornata la dolcezza. e ho sentito la tua voce. e ho cercato di essere gentile. sentendomi ancora un idiota. uno stupido che crea migliaia e migliaia di problemi e di realtà inesistenti. e mi hai detto di venire a pranzo da te. e io non capisco perchè mi chiami e perchè ci vediamo e perchè andiamo al cinema insieme e perchè mi telefoni. forse perchè intendiamo l' amicizia diversamente. e forse perchè per me c'è in gioco l' amore che non so se sia amore ma è una fitta di angoscia e incapacità di prendere qualsiasi decisione e di sogni carichi di belle parole e bei gesti che non provavo da tanto tempo. e sono venuto da te e abbiamo mangiato in silenzio. guardando la televisione. e io non so mai cosa dire. perchè non so mai quale è la vera realtà dei fatti e non so quello che tu provi per me e allora provo ad essere simpatico e poi a fare l' incazzato ma sono tutte strane maschere che devo indossare per non cadere nell' imbarazzo di salutarti e andarmene senza avere spiccicato una parola. e la sera sono ritornato da te. mentre ti provavi i vestiti con la tua amica. e forse sono arrivato troppo presto e ho interroto i discorsi che volevate fare. e stavo seduto a guardarvi. e mi sono fatto una canna. e tutto è iniziato a diventare un pò più irreale. e mi stavate facendo ridere. poi è arrivato il tuo ragazzo. e per dio è stato il momento più brutto. e se c'è una cosa che ho sempre odiato è dover stare con la ragazza che mi piace e con il suo ragazzo. può essere anche la persona più simpatica e interessante del mondo ma il fatto che può baciarti lo rende superiore a me, che mi sento un coglione fuori luogo, uno di quelle persone sole che ti si attaccano quando vorresti un attimo di intimità. ma questa è una parte che ho recitato parecchie volte. credetemi. molte di più di quante potreste immaginare. e quindi anche se mi ero promesso di non farlo più, quando mi capita so esattamente come comportarmi. sto per i cazzi miei cerco di non guardarli cerco di non essere troppo deprimente e dico qualche stonzata quando vedo che c'è un momento di generale allegria. ma la mia mente è sempre fissa suoi tuoi occhi. così arriviamo a questo locale. e con il tuo ragazzo in macchina avrò fatto per l' ennesima volta la figura dell' idiota. è che sono stato costretto a parlare più del necessario. di solito non ho mai niente da dire alle persone. entrando dentro al locale, come dicevo, mi assale l' angoscia. musica gente che balla tutto quello che odio soprattutto per il fatto che so che io quella sera non ballerò mai e me ne starò in un angolo a guardare gli altri che si divertono e sperando che non vengano a dirti di ballare o se ti stai divertendo. perchè in questi casi non so mai cosa dirgli. odio quando mi sento diverso dagli altri. people are strange wheb you are a stranger. mi avvicino al bancone. questa è la mia tattica. penso, se ti vedono che bevi o fumi credono che tu sia occupato a fare qualcosa e così evitano di venirti a cacare il cazzo. PRIMO GIRO. per me e per il suo ragazzo. che in realtà è un tipo tranquillo e anche simpatico. e mi pare un bel modo di provarglielo. quello di offrirgli qualcosa. BIRRA. gliela porto. mi ringrazia e brindiamo. la birra fa veramente schifo. sa di acqua e sapone. ce la scoliamo comunque. tranquillamente. lui scrocca qualche sigaretta e me la offre. poi andiamo a fare il pieno. offre lui. SECONDO GIRO. si avvicina al bancone e ordina. poi mi avvicino io e ordino a mia volta. VODKA ALLA PESCA. liscia. torniamo dove ci eravamo sistemati. e mi bevo lentamente il mio bicchiere. la testa si sta alleggerendo. riesco quasi a non preoccuparmi più. e anche tu per questo breve periodo sei uscita dalla mia mente. un pò di riposo finalmente. il bicchiere e vuoto. gli faccio un cenno e vado di nuovo a riempire. questa volta tocca a me. TERZO GIRO. ordino al barista che mi riempe due bicchieri. VODKA ALLA PESCA. per me. ancora una volta. con ghiaccio. per cambiare. ritorno dove lui si trova e gli do il bicchiere. continuo a limitarmi a guardare intorno. cercando di non pensare alla' assurdità della situazione. QUARTO GIRO. offre lui. WHISKY. per tutte e due. e questa è la botta che aspettavo. ora mi posso anche ritirare. ora potete fare quello che volete ma andiamocene di qui vi prego. sono stanco di fingere. ho sofferto troppo. dimessamente. senza accorgermene anche questa notte. e finalmente ce ne andiamo. la mia auto sta sotto casa di lei ed è là che ci dirigiamo. ed ora viene la parte più dura. quella peggiore della serata. scendiamo dalla macchina. li saluto. e li vedo salire nella sua casa. da soli. e io me ne devo andare. e lei questa sera gli darà tutta la sua dolcezza e io me ne devo andare via. e io non sono quella persona che la terrà fra le braccia, che potrà ridere dei suoi sorrisi, che potrà sussurrargli qualunque cosa per farla felice. e mi ritrovo per strada. da solo. mezzo ubriaco. il cuore mi piomba dentro. cupo. angosciato. e cerco di dimenticare qualsiaisi pensiero qualsiasi tentativo di spiegare questa situazione insostenibile e già so che a casa la sognerò e non riuscirò a dormire ma cerco di mandare a fare in culo tutto. ho bisogno di riposare. e il giorno dopo mi sveglio. da solo come sempre nel mio letto. e non mi alzo. e ascolto musica tutta la mattina e passano una due tre ore e non mi alzo. e arriva l' ora di pranzo e io sono ancora a letto a guardare lo squarcio di cielo e nuvole fuori dalla finestra. e mangio e bevo davanti alla televisione che ci guarda. io mio padre mia madre e mia sorella. e non abbiamo niente da dirci. se non l' insopportabile meschinità della vita. e poi rivado a letto e mi metto a dormire. e mi sveglio e sono ancora sdraiato e continuo a guardare fuori dalla finestra il giorno che si fa notte e la luce che diventa buio e poi ti telefono e decidiamo di andare al cinema e ti passo a prendere. e finito il film ritorniamo da te e guardiamo la televisione e quando il mio amico dice di andare io lo seguo sperando che tu mi dica di rimanere, ma questo non accade e un' altra volta mi sento strano perchè la vita va nella drezione opposta da me desiderata. e questa è l' ultima immagine del mio turbamento di questi giorni, viviamo strani giorni, nei quali mi sono letteralmente perso e ho vagato confuso dalla tua casa al mare, per le strade di notte e nei locali per tornare sempre con la mente ai tuoi occhi. ma oggi sono redento e ho sconfitto il tuo denome. era l' unica cosa che potessi fare per non impazzire. sei finalmente uscita dalla mia mente. almeno in parte. non riesco a sopportare quando una persona diventa l' unico e perenne centro dei miei pensieri e tutti i miei sforzi sono tesi per raggiungerla. l' amore è illusorio. è una droga. è la forma di pazzia più pura e pericolosa. è l' estasi mistica. è il delirio di perderti. è la forma di esprimersi della forza del caos primordiale.
l' amore sono i miei occhi che ti guardano.


Condividi

DOVE SEI FINITO

E se per caso, una metà della mela fosse stata già mangiata?


La sposa era molto conosciuta.
La chiesa era piena e la gente cercava d'infilarsi per dare
un'occhiata allo sposo...era nervoso, sudato...avrebbe forse voluto, per una
frazione di secondo, essere da un'altra parte, ma non riusciva a
muoversi...troppo teso per scappare.
Io vedevo la sua schiena tirata e tremante...sentivo la sua ansia, la
sentivo come se fosse la mia...avrebbe bisogno di un bel
massaggio,pensavo.

La sposa! Tutte vogliono vedere la sposa, il vestito, i capelli, il velo,
la leggerezza con cui l'orlo bianco del vestito scivola tra i banchi...io
le guardavo il volto...sorrideva, di quel sorriso isterico che indica il
limite massimo di sopportazione..naturalmente sembrava naturale..ma io lo
vedevo..."Ma perchè non scappa?" sussurrai a Mercy.
Ma ormai era troppo tardi, la musica iniziava...erano spacciati...
Cominciammo a cantare...era finita per loro.

"Ma davvero pensi queste cose mentre cantiamo ai matrimoni?"
"Beh non si può dire che io abbia scelto il lavoro più consono! A meno che
partecipare a tutti i matrimoni voglia dire non partecipare al
proprio...beh in questo caso è il lavoro perfetto!"
Mercy mi guardava con un'aria da "questa ragazza non si può più salvare":
"Zoe, non vorrei fare la stronza...ma fino a una settimana fa avresti
sposato Peter se solo te l'avesse chiesto e "
"E niente. E' vero, una settimana fa...ma ora non più, e sai benissimo che Peter non m'avrebbe chiesto mai niente del genere..."
Peter era tutto ciò che era perfetto per me..ed era la cosa più sbagliata
che avessi potuto mai incontrare.
Era l'altra parte della mia mela...ma era già stata mangiata...tutto qui.

"Mi ha chiamato! Vuole che cantiamo nel locale di un suo amico...un pò di
jazz, un pò di pop..." ero entusiasta!non avrei mai sperato che mi chiamasse!
"Zoe...ci stai ricadendo, e l'ultima volta mi hai supplicato in lacrime che
se mai fossi tornata a sperare in qualsiasi cosa tra voi, io ti avrei preso
a sberle...ora, preferisci che inizi con la destra o con la sinistra?"
Mercy mi guardava e capivo che era seria...ricaderci... conosco il verbo e
so il dolore che porta con se.
"Odio i matrimoni.E' questa la cosa a cui mi sono attaccata per non pensare
mai più ad un futuro con lui...perchè l'unica cosa che volevo per noi era
"per sempre"...e non avendolo ottenuto l'ho odiato. E' la barriera che
m'impedisce di sbilanciarmi e farmi male. Ho odiato il matrimonio per non
odiare lui..."
"Allora...canteremo in quel locale?"
"Si"

"Zoe? ciao!Sono Tim, l'amico di Peter.Stasera lui non verrà.E'
malato...ma
mi ha detto di ringraziarti..."
devo dire che quella sera cantai peggio che potevo..."Runaway" di
Janet
Jackson sembrava una marcia funebre...

La mattina presto andai da lui.Era in piedi che lavorava, tremante e
coperto da una gigantesca sciarpa nera...e i suoi occhi che bruciavano e
scintillavano di febbre...e i suoi capelli spettinati e morbidi. Era
finita, ma questa volta per me...non sarei mai dovuta andare da lui quel
giorno.Ricadere era così dolce e doloroso...
C'era il cartello di "ingresso vietato" ma io ero entrata lo
stesso...a mio
rischio e pericolo...solo che non erano lavori in corso...il mio "muro del
pianto" era già finito e aspettava solo di essere usato.
"Perchè non riposi invece di restare qui a lavorare?"
"No sto bene, ho preso un antibiotico prima.Com'e' andata ieri sera?"
"Bene...ehm...Tim ha detto che ci chiamerà ancora." "Davvero? bene!
Sono
felice che tu sia venuta, Zoe. Ti trovo bene...

"Sei un mostro, Zoe.Che è successo?" "Sono stata da Peter ieri, poi ho
pianto tutto il giorno"
"Che avete combinato,eh? Potevi almeno aspettare che stesse meglio per.."
Mercy cercava di scherzare ma...non ero incazzata, solo non avevo la forza
per ridere...almeno un pò.
"Quando ieri sono tornata a casa, in un momento tutto il peso di questa
situazione mi è caduto addosso" guardavo la mia amica con un accenno di
sorriso, troppo fiacco per competere con il nero delle occhiaie."Oddio,non
so come ho fatto ha sopportare quella sensazione...un sentimento da guerra
mondiale...che mi ha devastato.Dammi una sberla, sulla guancia
sinistra, fa più male."
Mentre Mercy s'avvicinava sentì il suo caldo abbraccio...
...una lacrima...qualcosa in me si era rotto, si era frantumato perchè
sapevo di aver superato ogni limite possibile, e ora dovevo pagare.

"La cosa migliore è non vederlo più!" dicevo aggrappata ad una tazza di the
bollente."Ma Zoe, è impossibile!Lo vedresti comunque,frequentate gli stessi
posti..."
In silenzio, cercavo di riflettere..."Hai ragione...dovrei dirgli tutto,
confessargli tutto!" Mercy mi guardava incredula...prese la sua tazza di
caffè e la fece oscillare davanti a me:" Zoe?Sei ancora con me?"
"Devo cancellare tutto, la mia mente i miei ricordi e i miei sentimenti per
lui...cominciando dal mio diario." "Oddio Zoe! Avevo paura che dicevi sul
serio, che davvero volessi farlo!" "Fare cosa?" "Dirgli la verità.Hai detto
per un attimo che avresti dovuto dirgli tutto...sarebbe stata la cosa
peggiore... per lui."
"Mercy, devo trovare un modo per stare con lui il più possibile!Se devo
impazzire, voglio essere con lui quando accadrà".
Mercy mi guardava incredula.Riuscivo a cambiare idea più velocemente di uno
zapping in tv."E per il tuo diario?"

19 novembre
caro diario, ho detto a Mercy che sarebbe stato meglio distruggerti,
distruggere le pagine riguardanti P.,ma tanto non servirebbe proprio a
niente.Starei meglio per circa dieci minuti...poi tutto sarebbe come
prima.
Poi è successa una cosa, purtroppo.Sono stata da lui oggi..a Mercy non
l'ho
detto.Volevo sapere come stava, era guarito.Poco prima di andarmene
gli ho
dato la buonanotte...lui ha messo una mano sulla mia testa, poi mi ha
abbracciato dicendomi che era felice di vedere che ci stavamo
avvicinando"sono felice di aver trovato in te una cara amica"...AIUTO

"Ti ha detto amica?Ti vuole proprio vedere morta allora!"
"Beh sicuramente non mi sarei aspettata una frase tipo Zoe ti amo,
sposiamoci, no?Forse questo è il massimo che posso aspettarmi da lui!"
"Si
ma ora e per sempre!Zoe, non sperare che l'amicizia si trasformi
perchè è
impossibile, non sempre è la base per ogni sentimento...giusto?Lo sai
benissimo!...comunque ero preparata anche a questo!" "In che senso
preparata?" "Beh,mai dire mai"

"NO,no,no,no e no! Per favore!Non credo in queste cose.E' una
stronzata e
non mi presto!" "Devi solo mettertene un pò sulle mani e se in lui
c'e'qualcosa, sboccerà!Non è un semplice balsamo" "Beh certo,
altrimenti
avrei potuto trovarlo benissimo al supermercato, no?" "Non
raccolgo!Vedrai
mi ringrazierai!" "Si forse tra cinque anni, da dietro le sbarre,
perchè
avrò cercato di ucciderti!"
"Allora, la metti prima di uscire di casa per andare da lui.fa effetto
subito,vedrai...se non provi lo rimpiangi, non dici sempre così tu?"
"Ti odio""Va bene!Io ora vado!"
Mentre la sentivo scendere le scale guardavo l'etichetta con il titolo
improbabile di "balsamo d'amore"...ma dove diavolo l'aveva trovato?!?
Comunque non l'avrei mai messo, non funzionava...era come fare un
incantesimo sull'acqua santa...Mentre buttavo la bottiglietta sul
letto
suonò il campanello.Mia mamma non poteva essere, forse Mercy aveva
dimenticato di dirmi qualcosa?
"Chi è?" "Zoe, ciao.Posso salire?" Oddio...che ci faceva qui?!
"Ssi, sali pure..." Cavoli!Dov'e' quel maledetto balsamo?
Fortuna che sono al terzo piano e non c'e' l'ascensore!!Corsi subito
in
camera, afferrai la bottiglietta e mi misi quella cosa rossa sui palmi
delle mani.Mentre andavo ad aprire mi accorsi d'avere le mani ancora
rosse,
e il colore non se ne andava...merda!e adesso?Si avvicinava alla
porta...dovevo per forza aprire.."Ciao Peter!"
"Ciao!Sono venuto per una visita.Tutto bene?" "Ssi si!Entra!" Se sto
attenta a come muovo le mani non se ne accorgerà mai,pensavo. "Che ti
sei
fatta alle mani?Sei tutta rossa!" Ecco,appunto..."Niente,è...è
pittura.
Stavo dipingendo e mi sono inciampata..." " Ah si, una volta è
capitato al
mio nipotino.Se hai del limone ti faccio tornare come nuova!" aveva
l'aria
più innocente del mondo, quello sguardo sorridente che mi
guardava...ma non
è che per caso il balsamo aveva l'effetto contrario?Stava facendo
innamorare me...come se ce ne fosse stato il bisogno!
"Tutto si risolverà con una o due gocce di limone al massimo, dammi le
mani..." Avvolgeva le mie mani così dolcemente,avrei voluto che il
rosso
non andasse mai via...

"Ma io t'avevo detto di metterlo prima di uscire per lasciarlo
asciugare...tu l'hai messo due secondi prima!" "Comunque non sarà un
balsamo d'amore, ma a qualcosa è servito!"

22 novembre
...si, è servito solo a farmi capire che non mi vede e mai mi vedrà
come
una ragazza d'amare...ma come una bimba.Se ci penso sto peggio di
prima...io mi sono innamorata di nuovo di lui, questo non sarebbe mai
dovuto accadere...non porta a niente,so già come starò tra un pò di
giorni
perchè è una parte che ho già recitato...starò male
E comunque se lui provasse qualcosa per me io scapperei, perchè
sarebbe
sbagliato, perchè non sarebbe coerente con se stesso. Ora però ho
bisogno
di piangere, e grazie a Dio è notte così nessuno mi vedrà,solo il mio
peluche e le stelline luminose sul soffitto...sono ancora una bimba
dopotutto, ma avrei bisogno di abbracciarti forte.

Quando mi svegliai quella domenica ero, sembravo, più rilassata e
serena.Mi
guardavo allo specchio e sapevo che non avrei mai fatto passare quegli
occhi gonfi per troppo sonno...non avevo dormito per niente...ma mi
sentivo
più forte.Il mio cane mi guardava e aspettava che andassi in cucina a
preparare la colazione...si, mi sentivo più forte. Non avevo voglia di
togliermi la T-shirt che usavo per dormire e andai dritta in cucina.
Il mio
cane era felicissimo.
"Ma in che cavolo di situazione mi sono messa?Che cretina...ho fatto
tutto
da sola...non ho il diritto di pensare a lui...questa mia paranoia
deve
finire...anche perchè le mie lacrime sono finite" era la soluzione
migliore,pensavo mentre bevevo il cappuccino.
"Zoe, al telefono" "Ma sono sotto la doccia,mamma!" " E' Peter, dico
di
richiamarti dopo?"
"No!"corsi fuori dalla doccia, mi avvolsi in un asciugamano"Sto
arrivando!"
"Ciao Zoe ti disturbo?" " No figurati!" stavo gocciolando
dappertutto."Verresti qui? Facciamo colazione e ti spiego cosa Tim
vorrebbe
che voi cantasse domani sera" "Oora? Ok.Dammi il tempo di fare la
strada".
Mentre mi vestivo pensavo...tanto ormai mi sento forte...sono pronta
ad
affrontarlo senza soccombere...parola d'ordine:odio il matrimonio!"

"Ok sono pronta e calma.Adesso aprirà la porta e io non sentirò
proprio
niente" suonai il campanello.Eccolo!Odio il matrimonio odio il
matrimonio"Ciao"
Mi sorrideva, ma il mio scudo era in azione, ero forte, potevo
vincere.Andava tutto bene, poi mi accompagnò di sotto, eravamo in
cortile..."Va tutto bene a casa?" "Il solito.." lo sentì avvicinarsi e
stringermi la mano...dov'era finito il mio scudo,sembrava
vacillare..."Siamo amici?Puoi contare su di me." annuivo senza sapere
a
cosa...mi sorrideva, poi d'un tratto non mi guardava più...Perchè?
Guardami!Ti prego...ti amo...
...una lacrima, la solita vecchia lacrima bastarda che svela i miei
segreti, che manda in frantumi il mio scudo..
Lui era lì,ma così lontano, dall'altro capo del mondo anche se sentivo
il
suo respiro su di me...improvvisamente si voltò verso di me e mi vide
piangere...e mi abbracciò e cavoli era l'abbraccio più dolce che
avessi mai
provato in vita mia...ma questo non era giusto per lui, e per
me...allora
gentilmente,anche se riluttante, allentai la presa e mentre lo
guardavo mi
accorsi che anche lui mi fissava...non era possibile...sognavo o
davvero mi
stava guardando anche lui? i suoi occhi azzurri mi guardavano.
Lui però decise per tutti e due.Mi lasciò.Era confuso e si vedeva,non
mi
guardava più. Tutti i miei dubbi e i miei problemi sembravano così
irreali
ora, ma li potevo sentire urlare.

"Com'è che tutte le volte che ti vedo stai sempre peggio?" "perchè è
sempre
peggio.Mercy se l'avessi conosciuto prima, forse..." "Tu credi?"
"Si...è
successo qualcosa..."
>
"Beh...forse hai ragione..ma credi che ora come ora lui potrebbe
cambiare e
farsi amare da te?" "Boh, non credo...e comunque sono esausta...non ce
la
faccio davvero più..."

"Ho una grande notizia, Zoe!!!" "Hai finalmente passato un esame?"
"Nooo!E'
una cosa molto più interessante!" Mercy aveva in mente qualcosa...e
dopo il
balsamo sinceramente avevo un pò paura". Mentre si sedeva per terra
vicino
a me e s'appoggiava al lato del mio letto, abbassai il volume dello
stereo."Allora dimmi.Mi regali un bel viaggio in Africa?" "Ma
va.Senti...Tom e Mark mi hanno chiamato e vorrebbero uscire con noi!"
"Chi?"
Mercy cercava di farmi ricordare chi fossero ma niente...comunque non
m'interessava. Anche se,dopotutto, poteva essere un passo in avanti
per
dimenticare Peter.Ci stavo riflettendo seriamente, ma Mercy era
impaziente:"Dai Zoe!Raccogli i cocci.Vivi per te stessa per un pò, ne
hai
bisogno!"

Troppo mascara, troppo fondotinta-che è la cosa che odio di più-,
troppo
rossetto...ma Mercy non aveva sentito ragioni e mi aveva truccato come
voleva lei, come si fa con una bambola.
Luci pirotecniche,
musica assordante e fumo come unico tipo d'ossigeno in questo pianeta
privo
di silenzio.Volevo tornare nel mondo reale!
"Zoe! Dai balla!" il suo richiamo m'aveva fatto venire la pelle
d'oca.Non
ne avevo intenzione ma non riusci nemmeno a ribattere perchè Tom
m'aveva
già afferrato e portato sulla pista.Le luci mi passavano
attraverso...non
volevo ballare ma le mie gambe sembravano muoversi...tremavano e
toccarono
terra.Ad un tratto le luci s'abbassarono e qualcuno aveva spento la
musica...no, ero svenuta...

Sentivo il solito odore dell'ospedale...ma perchè ero svenuta?
Se facevo attenzione,poi, sentivo in lontananza la voce di
Peter...chiusi
gli occhi.
Entrarono nella mia stanza,lui e Mercy."Ha qualche preoccupazione..è
stressata,tutto qui" "La famiglia?"
"Beh non solo...ha altro in mente...qualcuno." "E' innamorata?" Mercy
ma
che stai facendo,urlavo nella mia testa, non vorrai dirgli tutto?
"Ma lui non è qui...hanno litigato?" "In effetti,lui non sa
niente...lei lo
ama e non vuole metterlo in una situazione difficile" Peter non capiva
"beh
lui, diciamo che è già impegnato" "ah, ma magari tu o io potremmo
forse
parlargli..." " Beh.. tu potresti fare di più di chiunque altro" ...ok
adesso basta con questa pagliacciata,pensai, e mossi piano il
braccio.Lui
mi toccò la fronte.

"Credimi,Mercy, vederlo qui in ospedale dopo essere svenuta è stato
come
tornare in paradiso. E' certo che lo amo". "Lo so, per questo ho
cercato..." "Ma perchè finora hai fatto di tutto per farmelo
dimenticare e
ora ti ostini così?"
"Ho capito forse ora com'è profondo il tuo sentimento...io non ho mai
amato
così, e poi forse anche lui..." "No guarda, smettila. So che lo fai
per me,
ma non dirlo. Finalmente so cosa fare e l'ho saputo dal momento in cui
ho
incontrato il suo sguardo quando ho riaperto gli occhi. Devo smetterla
di
sperare che magari un giorno lui proverà quello che provo io,è
sbagliato.E
poi sono stanca...sto amandolo troppo e mi sto svuotando, voglio
smetterla
per amore della mia vita...ho bisogno di purificarmi da questo
sentimento,
da me stessa, e ricominciare da capo.Voglio crescere,non avrei mai
creduto
di dirlo, ma voglio crescere per amore".


Condividi


Pagine 1 2 3 4
Ciccina.it®  è una realizzazione Art Design
Tutti i diritti riservati.