sabato 20 aprile 2024
Racconti d'Amore

I REMEMBER...

Certe volte, verso sera, quando l'imbrunire si stempera nella notte e colora il mondo di quella luce particolare, soffice e tenera, che rende tutto cosi' bello e dolce, la mia mente, senza chiedere il permesso, ricorda.
Dapprima come per magia, la realta' si confonde con il sogno e tutto intorno a me svanisce, si dissolve delicatamente confondendosi e integrandosi all'immaginario, in una dimensione unica dove solamente io posso entrare.
E il vagabondare a mio piacere, in questo mondo incantato - creato da me per me - mi riempie di tranquillita'.E' il mio mondo, niente dolore, nessuna ferita invisibile ma sanguinante, solamente quiete.
Blue Eyes di Elton John come sottofondo, musica che ti accarezza. Chiudo gli occhi, mi arrendo, e lascio via libera alla mia mente ed al mio cuore.
E stasera ricordo te mio caro.
Sorrido leggermente mentre ti penso e mi ritorna in mente il nostro primo e ultimo incontro nel reale, fuori da quel mondo magico che e' la chat.
Quando mi scrivesti: " Ho una novita' per te, tosta, molto tosta; voglio incontrarti la prossima settimana, senza piu' tentennamenti ne' rinvii, non ce la faccio piu' ad aspettare. O ci vediamo o ci lasciamo. Basta con la chat ed il telefono. Voglio vedere i tuoi occhi, toccare la tua pelle, sentire il tuo odore, il tuo profumo. Voglio abbracciare una persona non piu' l'aria. Voglio fare l'amore con un corpo oltre che con un'anima ed un cervello. Non riesco a controllare questa smania, comprendimi amore, sono un uomo e voglio la mia donna vicina a me. So' che se dormiremo insieme una sola notte poi sara' per la vita. Voglio svegliarmi e guardarti, voglio vederti dormire, mangiare, ridere e parlare. Voglio la tua fisicita', voglio sdraiarmi su di un divano con te al mio fianco, parlarti, osservarti e accarezzarti i capelli, il viso. Ne ho abbastanza dei miei voli pindarici! Perdonami ma e' la verita', la mia realta': dobbiamo assolutamente vederci!"
Ti giuro rimasi come inchiodata davanti al video senza essere capace di reagire.
Non riuscivo piu' ne' a pensare ne' a digitare. Un turbine di emozioni dentro di me.
Intanto il cursore pulsava come il battito del tuo cuore che aspettava la risposta.
" Va bene, tesoro caro, se lo vuoi veramente, allora vediamoci" ti risposi come in trance. Ma era una bugia, io non volevo vederti, non subito almeno.
Percepii distintamente la tua felicita' che traboccava dal monitor, tu non sentisti il mio turbamento.
Ero turbata perche' dentro di me intuivo che vedendoci sarebbe finito tutto tra noi. E questo non lo volevo assolutamente.
Avevi programmato tutto, abitavamo lontani e quindi ci dovevamo incontrare a meta' strada: a Bologna.
Decidesti anche il giorno : sabato!
E cosi' quel sabato mattina alle 7,30 mi ritrovai alla stazione di Roma ad aspettare il treno che ci avrebbe fatti incontrare per la prima volta, sull'Eurostar per Milano fermata a Firenze, sarei arrivata a Bologna poco dopo le 10.
Non ero particolarmente nervosa, perche' avevo fatto il pieno di valeriana, ma mi ero truccata e vestita con molta, moltissima cura. Nei tre giorni precedenti praticamente avevo messo a soqquadro il mio guardaroba, finendo per scartare tutto. Poi, a occhi chiusi avevo pescato a caso. Non ero bella, non ero elegante, speravo al massimo di essere passabile!
Mentre il treno correva per la dolce campagna toscana non riuscivo a fare altro che pensare a te!
Ai nostri incontri in chat.
Atlantide, Atlantide, quanti amori hai visto sbocciare e sfiorire nelle tue stanze?
Quante passioni? Un numero incalcolabile, ne sono certa.
Il nostro amore era incominciato come un gioco, e come un gioco doveva durare poco e rimanere confinato nella chat.
Ma ad ogni nostro incontro in chat diventava sempre meno gioco e sempre piu' sentimento che si rafforzava e prosperava nei nostri cuori con un crescendo che ci lasciava allibiti.
Mentre senza vedere, guardavo fuori dal finestrino, il cellulare suonando mi riporto' alla realta'. Eri tu, volevi sapere il numero della carrozza, se il treno era ok, io come mi sentivo, se ero comoda.
" Tutto bene - avevo risposto - e tu?"
" Sono gia' arrivato a Bologna, sai non potevo aspettare, percio' sono partito prima, sono gia' in stazione, ti sto' aspettando, mi riconoscerai subito; lo sai che sono il piu' carino " - e ridesti della battuta.
Fermata Firenze. Quasi quasi scendo qui e riprendo il treno per casa mia. No e' troppo tardi sono andata troppo oltre, devo arrivare a Bologna, poi quello che sara' , sara'. Affrontiamolo!
Bologna Centrale. Sono arrivata. Raduno in fretta le sigarette, il walkman, il cellulare, i fazzoletti, e mentre il treno entra in stazione ingoio un quintale di saliva, mi specchio....bleeeeeeeee mi faccio quasi schifo! Non posso piacergli, lo so.
In piedi nel corridoio in attesa di scendere sbircio fuori dai finestrini per poterlo vedere per prima. Eccolo!
Lo so' per certo e' lui. Sorride al treno, mi avra' gia' vista?
Accidenti pero' ha ragione e' proprio carino!
Ma allora le foto........ohhhhh mi aveva detto che era dimagrito, ma di poco......noooooooo........ e' dimagrito di molto, non ha piu' le guanciotte tonde e l'aria paffuta, si e' fatto crescere un po' di barba, e' piu' alto di quanto pensassi, ha gambe da trampoliere. E poi e' biondo mentre nelle foto sembrava castano. Si aveva ragione assomiglia vagamente a DiCaprio. E io vado matta per DiCaprio.
No penso, non va' bene. Noooooo e' troppo carino per me.
Ingoio altra saliva e faccio per voltarmi, non voglio piu' scendere.
Ma la gente mi spinge avanti, verso di lui.
Siamo uno davanti all'altra adesso. Lui abbassa lo sguardo su di me, sorride : " Ciao, che bei capelli che hai, stupendi!"
Sorrido anch' io. E' lui! La sua voce e' dolcissima, pastosa, rassicurante.Si,' e' lui, il mio amore di chat, il possessore del mio cuore reale.
All'improvviso mi abbraccia e sussurra " Vedi? Tu ed io ci incastriamo a vicenda, che meraviglia!".
Respiro a fondo, sono beatamente conscia di essere dentro un sogno reale.
Mi prende la mano e mi guida fuori dalla stazione.
Poi nella mezzaluna del parcheggio, davanti alla grande aiuola fiorita si china, mi abbraccia e mi bacia.
Credo che non scordero' mai piu' quel bacio.
Il tempo passo' in fretta volando come in chat mentre camminavamo mano nella mano per le belle strade, sotto i portici.
Oh quante parole, carezze, sguardi, sorrisi, baci. Tanti ma sempre troppo pochi.
Non parlammo ne' d'amore ne' del futuro.
E arrivo' l'ora di ritornare.
Mi accompagno' al treno. Quando si volto' per andarsene, lo rincorsi e lo baciai a lungo
" Ciao tesoro"
" Ciao amore "
Salii sull'Eurostar che mi riportava a casa, alla solita vita. Felice.
La sera era scesa, il treno correva velocissimo rombando. Nessun panorama da ammirare, ero sola con le mie elucubrazioni.
Il finestrino mi rimandava l'immagine di una donna con lo sguardo atterrito. Ero io?
Avevo incominciato a pensare e riflettendo avvertii una paura sotterranea dentro di me.
E piu' avevo paura piu' mi sovvenivano le differenze tra noi.
Le enumerai dentro di me tante volte, ed erano sempre le stesse: giovane/vecchio, laureato/diplomato, lavoro/disoccupazione, benestante/appena sufficientepervivere e tante altre differenze ancora che, prese una alla volta, erano superabilissime ma nella sommatoria finale mi apparivano enormi, invalicabili.
Roma Termini...... ed ero scesa dal treno con un nodo al posto del cuore.
Scrollai le spalle, parlai a voce alta da sola "Si' molte differenze, ma noi sapremo superarle, una alla volta, lo so'. Lui mi aiutera' in questo, e' mio alleato, sara' con me : combatteremo insieme!"
Poi ti telefonai e non mi nascondesti di essere demoralizzato. Anche tu pensavi alle molte differenze. Ma mentre io le vedevo come colline da superare una alla volta con pazienza e perseveranza, tu vedevi montagne altissime e scoscese: invalicabili.
E mi lasciasti.
Ricordo.
Chiudo ancora gli occhi ........ tu ed io insieme, i tuoi occhi che ridendo si socchiudono e mi guardano con amore, le tue braccia intorno a me, il tuo fiato sul mio collo, la tua bocca sulla mia, le tue mani che mi accarezzano, la tua voce che mi parla d'amore. E' solo un sogno, lacrime rigano le mie guance, il rammarico per quello che poteva essere e non e' stato mi strazia il cuore. Cosa c'e' di peggio del rimpianto?
Niente!
Gia'........ io ricordo, rimpiango ......e tu?
Ricordi ancora? Rimpiangi forse?


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A TE

mio dolce orsetto,
permettimi per l'ultima volta di chiamarti cosi'.
Lo so', adesso per te non sono altro che un'esperienza passata, superata, gia' quasi dimenticata; ma per me sei ancora e rimarrai il mio dolce preziosissimo amore.
Oh si per te un amore di chat senza importanza, senza nessun legame con il mondo reale, un episodio irreale da dimenticare.
Per me invece sarai, forse, l'ultima emozione nella mia vita, l'ultima speranza di sentirmi viva, amata, desiderata.
Ricordo, tesoro caro, quando ci incontrammo in chat, parlammo di sentimenti e tu mi proponesti scherzando di essere il mio terremoto personale. Accettai ridendo : non immaginavo certo a cosa andavo incontro.
" Giochiamo?" - cosi' scrivesti nella tua prima mail.
" Certo va bene , mi piace essere corteggiata in chat" - ti riposi.
Ero sicura, ti giuro, dell'assoluto non coinvolgimento sentimentale, altrimenti non avrei dato seguito alla tua domanda.
Cosi', mail dopo mail, incontri brevissimi in chat, inaspettati perche' senza appuntamenti, cosi' solamente per giocare.
Ma tu quasi da subito mi chiamasti amore, una parolina che sentivi .
Piano piano, quasi senza accorgermene, mi aprivo al tuo affetto, alle tue lettere che cominciavano a mostrare una passione sempre piu' viva.
Ti ringrazio orsetto mia dolce, per avermi regalato questi brevi attimi di felicita', d' amore, e con l'amore tanta tenerezza.
Tu con me eri tenerissimo, tesoro, ti donavi a piene mani senza risparmio.
Si, mi regalavi amore con tanta innocenza da turbarmi sempre piu', cosi' facendo mi hai occupato il cuore, la mente, tutta me stessa, travolgendo le mie difese.
La certezza di essere desiderata e' stato per me come rinascere e rifiorire alla vita, una mia personalissima primavera.
Cosi' volavo sempre piu' in alto e sognavo di ritornare ad essere giovane e bella, attraente. Ma lo desideravo solo per te, per avere te.
Si', volavo tesoro mio, volavo senza staccarmi un palmo da terra, e piu' volavo alto piu' ero inebriata, quasi ubriaca di felicita'.
Ma anche ubriaca di certezze per un futuro improbabile, quasi impossibile.
Con te non era piu' impossibile niente, tutto era fattibile, tutto era realizzabile.
Con il tuo amore a farmi da scudo, mi sentivo invincibile contro il mondo.
Ero piena di forza, volevo combattere contro tutti per te, con te, per il nostro amore.
Ho cercato di darti sempre piu' amore e con esso la felicita' e la sicurezza interiore che bramavi da tanto, ho tentato con tutta la mia forza - seppure a distanza e solo con le parole - di costruire intorno a te un bozzolo di amore e comprensione per proteggerti dal mondo che tanto ti opprimeva, ti intimoriva, non ti capiva, non riuscivi a capire.
Non mi hai mai detto se c'ero riuscita.
Non facevo altro che pensare a te, sempre e solamente a te. Mi apparivi come una visione all'improvviso, al lavoro, in casa, mentre mangiavo, mentre dormivo, ovunque mi trovassi, e per te, lo so, era lo stesso.
Deliziata e insieme impaurita, inconsciamente ti aspettavo, ti desideravo, come tu aspettavi e desideravi me.
Volevi un futuro per noi, lo desideravi cosi' intensamente da accantonare tutto quello che ci poteva dividere.
E poi certo le cosiddette crisi, le mie per di piu': certe volte ti torturavo, si' la gelosia mi tormentava; altre volte volevo smetterla, finire con te, ma insieme tu ed io riuscivamo a superarle una alla volta. Merito tuo, con la tua testardaggine di uomo non mai hai messo in discussione neanche la possibilita' di lasciarci.
Ma nel volare verso il sole non mi sono resa conto che tu, inizialmente avanti , poi al mio fianco, rimanevi indietro. Solo un passo dapprima, sempre piu' lontano poi.
Gia', i miei sogni, i tuoi sogni, i nostri sogni: utopie quasi, ma potevano realizzarsi, un passo alla volta.
Si scalano montagne che sembrano invalicabili un passo alla volta; si' orsetto e tu dovevi saperlo, visto quanto ti piace la montagna.
Non ce l'hai fatta orsetto adorato; troppo alti gli ostacoli, troppo il tempo da far passare prima di realizzare anche un solo piccolo passo, troppe ed enormi le barriere tra noi . Sicuramente, caro hai ragione tu: troppi sogni nella nostra storia, impossibili forse da portare nella realta', ma a me bastava il forse per vivere.
Hai rallentato e ti sei fermato, alla fine stordito, sempre piu' confuso e impaurito tesoro caro.
Io non sono stata capace di aiutarti in questo, non avevo capito bene la tua crisi e cosi' ragionando, hai deciso che non provavi piu' niente per me, che quello che ci legava non erano altro che emozioni irrazionali, che la nostra non era ne' una storia ne' una relazione, ma solo delle mail senza alcuna importanza, senza quella fisicita' che a te serviva per poter andare avanti.
Oh orsetto adorato non senza importanza, per me erano diventate come l'ossigeno, erano la vita, la spinta per continuare a vivere un'esistenza grigia e senza scopo.
Ora sono solo un concentrato di dolore, di rimpianto, di amarezze.
Ma sai , signore mio adorato, se il tempo potra' guarire il mio cuore, non potra' certo farmi scordare te, dell'amore che hai saputo regarlarmi, la vicinanza che sentivo anche fisicamente come tu sentivi la mia, solamente digitando e guardando un monitor.
Rimane comunque il rimpianto di non aver saputo cogliere tra le tue braccia il momento, l'attimo, questo non me lo perdonero'..... mai e rimarra' l'amarezza di sapere che forse donerai ad altre piu' giovani, piu' belle, piu' vicine al tuo mondo, lo stesso amore che davi a me. Oh come le invidio.
Addio dunque, anche se odio questa parola.
Ciao, signore adorato mio.


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PERCHE'?

Richiusi il libro "L'amante della cina del nord" e sospirai.
Conoscevo gia' la trama in precedenza avendo visto il film tratto dal libro, ma la lettura di quelle pagine erano riuscite a sconvolgermi. La passione del protagonista un cinese di mezza eta', per una giovane europea ricambiata con ingenua malizia mi aveva toccato il cuore.
Accesi una sigaretta e attraverso il fumo socchiudendo gli occhi lasciai alla mia mente il permesso di vagabondare nei recessi della mia memoria stimolata dalla lettura.
Sentii un sentimento strano scendere in me, un mix di malinconia, gelosia, rimpianto, invidia e altro che non so.
Perche' io quella passione l'avevo provata.
SI per te.
L'avevo sentita crescere piano in me fino a riempirmi tutta. Tu mi avevi fatto volare in alto, tanto, troppo in alto.
Non avevo mai volato cosi', verso il cielo, credevo verso la felicita'.
Mi avevi preso per mano mi tenevi con dolcezza mentre insieme raggiungevamo il sole.
Con te era abitare un sogno, era l'amore delle favole, quello che desideravo conoscere da sempre. Quello che ti prende tutto: il cuore, l'anima, la mente, il corpo. Che non ti fa' capire piu' niente, che riesce a piegare e poi ad allontanare la realta' perche' non conforme al sogno, alla passione.
Oh quante visioni ad occhi aperti ! Ti desideravo disperatamente e purtroppo ti voglio ancora sapendo benissimo che cio' e' impossibile.
Le tue carezze, le tue mani su di me erano farfalle che dolcemente mi sfioravano la pelle. Quella pelle che bruciava dove la toccavi e che al solo pensarti brucia ancora.
I tuoi baci mi hanno sciolto il cuore. Se ci penso i brividi provati allora ritornano intatti e forse ancora piu' forti.
Sento come se fossi qui: la tua vicinanza e l'attesa silenziosa e spasmodica del contatto con il tuo corpo.
Poi il paradiso del tuo peso su di me.
In quel momento non sei esistito altri che tu. Nient'altro, nessun altro.
La voglia di possederti era diventato un delirio e la cosa che agognavo di piu' dalla vita era raggiungere con te quelle vette di pazzia che solo con l'appagamento dei sensi si toccano.
Si' c'era puro delirio in me mentre ti accarezzavo la schiena, il petto e scendendo giu' per i fianchi toccavo le "maniglie dell'amore", le mie mani si muovevano da sole sul tuo corpo che scottava fino a raggiungere il parossismo del contatto con il tuo sesso.
Li' c'erano il paradiso e l'inferno insieme. E non c'era pudore a frenarmi, niente!
E poi solo vaghi ricordi di carezze, di sudori mischiati, di umori dolcissimi avidamente raccolti e gustati per non disperderli, della sensazione inenarrabile di riempimento totale quando entrasti in me.
La gioia di guardarti negli occhi e vedere come in uno specchio il culmine del piacere: l'orgasmo, l'estasi raggiunta insieme. E
l'appagamento, la sazieta', la serenita' del dopo, vicini e coccolosi.
Baci, carezze, ancora e ancora.
La tua voce giovane e carezzevole che sussurrava parole d'amore senza senso e logica, le risatine, il mio viso sepolto nell'incavo del tuo collo.
Abbiamo parlato molto, adoravo sentirti parlare, con quella leggera e dolcissima cadenza che avvertivo solo se stavo molto attenta.
Tra le mie braccia dormisti serenamente; io ti guardavo e con le dita sfioravo quei lineamenti adorati.
Gli occhi chiusi che, sapevo, si sapevano socchiudere ridendo dandoti un'aria vagamente orientale, la bocca dalle labbra carnose da baciare, il naso piccolo e regolare con le soppraciglia che si riunivano, i peli della barba che mi ritrovavo sempre in bocca e che ridendo sputavo, facendo finta di esserne disgustata.
Il tuo respiro regolare diventava musica alle mie orecchie.
Ero su di un altro mondo. Solo tu ed io gli unici abitanti di quel mondo.
E poi, quando ti allontanavi, la sensazione di vuoto assoluto dovuto alla tua mancanza mi prendeva, portandomi sull'orlo della pazzia in crisi di astinenza da te.
Non credo di riuscire a descrivere le sensazioni che mi pervadevano al tuo ritorno: meraviglia, calma, felicita' mi si gonfiavano dentro esplodendo poi come un fuoco artificiale.
Ed era ancora il paradiso e l'inferno insieme...... ogni volta! Proprio per questo la caduta dovuta al tuo abbandono fu catastofica .
Troppo in alto ero salita..... troppo per me. E il precipitare fu' la cosa piu' dolorosa che mi sia mai capitata.
Perche' poi la caduta? Perche' non ci era concesso viverla quella passione: era stata rubata ad altri che vantavano dei diritti su noi, rubata al tempo bastardo che ci separava dalla nascita.
Ma ancora adesso la ribellione monta in me sconvolgendomi la mente.
Perche' mi chiedo altri possono avere tutto questo ed io no? Perche'?
Dio perche' dopo avermi mostrato che esiste il paradiso mi hai confinato per il resto della vita in questo purgatorio, senza altri compagni che il dolore per cio' che ho perso, la gelosia per cio' che io non posso avere e che voglio, il rimpianto per quello che ho perso e che mi strazia l'anima senza pausa? Che cosa devo scontare? Quali peccati ho commesso senza rendermene conto per i quali devo, come Tantalo, sopportarne il supplizio? Cosa devo pagare se non ho mai avuto niente altro che te?


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Dietro ad uno schermo..... lui!

Io non so' se riuscirò a scrivere di lui! Posso solo provare a farlo!
Proverò' a descrivere le emozioni prima e i sentimenti poi che si agitarono nella mente e nel cuore di due persone.
Due persone come tante che giorno e notte, in ogni ora del giorno e della notte si collegano ad Internet e da qui ad una delle tante chat presenti sul Web.
Perché' ci colleghiamo? Non so' con certezza cos'e' che spinge tutti noi a connetterci, forse trovare o ritrovare sentimenti persi nella memoria e dimenticate, sensazioni magari mai provate in reale, emozioni che nella vita non possiamo avere, amicizie difficili da trovare e da mantenere, maschere che indossiamo ogni giorno e non riusciamo più' a levarci, solitudine interiore nonostante tutto........ Un po' di tutto questo forse, e altro ancora.
I media affermano che e' la vita che conduciamo oggi. Sempre più' costretti a vivere di corsa a consumare e nient'altro.
Parlando con i chattisti mi sono resa conto che a tutti noi la vita reale va' un po' stretta, si' siamo integrati nella vita reale, cittadini normali, sposati con prole magari, ma........ Io credo che in fondo a noi stessi, sepolto magari molto in fondo si agitava dell'inquietudine, sentiamo la mancanza di qualcosa che molti di noi ancora non riconoscono, ma inconsciamente alcuni o coscientemente altri cerchiamo, cercheremo...... un qualcosa in più' che la vita ci deve.
Dallo schermo, dalla tastiera le emozioni si trasmettevano con una rapidità' ed intensità' che non avrei mai creduto possibile.
Solo chi chatta può' capire, gli altri, i fuori chat no, non capiscono, non possono.
Tutto e' successo in Atlantide.
La mia prima chat: Atlantide. Bel nome Atlantide, continente sommerso e forse mai esistito, vagheggiato ma mai realmente trovato.
Nelle room d'Atlantide ho trovato nick stranissimi ma dietro ai nick persone pronte alla risata, alla discussione, all'aiuto reciproco.
E' bello per me collegarmi alla rete e poi entrare in Atlantide, da li' nella mia room preferita Teatro Magno, ritrovare gli amici, i saluti a valanga, con le icone colorate //lips baci, //rose, e poi scherzare, ridere, confrontarsi su qualsiasi tema ci venga in mente dall'attualità' alla filosofia, dalla religione al sesso ma sempre con rispetto delle convinzioni degli altri.
Si' mi piace la chat, mi piace la gente di Teatro Magno, teatranti ci chiamiamo tra noi, perché' sempre pronti sempre a recitare di tutto, dalle poesie alle opere dalle canzoni ad estemporanee commedie.
Incominciò come per tutte le storie, per caso.
Conoscevo sia il suo nick sia quello della sua ragazza in chat: Orsettodolce lui, 99Carina99 lei
Avevamo chattato insieme, li avevo presi delicatamente in giro per il loro amore, come tutti in Teatro Magno ma con benevolenza. Poi all'improvviso non li avevo più' visti in chat nessuno dei due.
Mi ero scordata di loro quando una sera rividi Carina in chat e la salutai. Convenevoli normali e alla fine : " salutami Orsettodolce " La risposta mi arrivo' in pvt subito e mi gelo': " Non credo possibile la cosa, mi ha lasciato!". Mi diedi della stupida e mi scusai. Dopo pochi giorni ecco apparire Orsettodolce. Lo salutai e senza preamboli gli mandai un pvt " So' che hai lasciato 99Carina99, perché'? Ti credevo meno stupido! Ma come hai potuto?" Per qualche minuto chatto' con altri in chiaro e non mi rispose poi: " Aspetta non mi rimproverare cosi', ti spiego con calma ma non qui andiamo in privato".
Due click e sola con lui in una room privata lo assalii " Per me sei scemo proprio, ma scusa perché' l'hai lasciata? Sei il solito ometto senza spina dorsale. Sei il più' imbranato tra gli uomini" Continuai cosi' per un bel po'. Lui tranquillo mi fece sfogare poi digito' : " Hai finito? Bene adesso fammi parlare, io l'ho lasciata prece' non sentivo più' amore per lei, solo tenerezza. Non credo fosse giusto portare avanti una storia con cosi' poco da parte mia anche a costo di rimanere solo. Non sarebbe stato giusto per lei e per me. Per lei perché vale un uomo che le possa dare tutto l'amore di cui e' capace, per me perché ho giurato a me stesso di non mentire mai ad altri sui sentimenti che provo dopo le tante batoste sentimentali e i tanti tradimenti subiti in vita mia. Lo so' l'ho fatta soffrire e credimi mi pento ogni giorno di questo, ti confesso che la rimpiango anche, rimpiango il suo amore, la sua vicinanza, ma sono convinto di aver agito al meglio.". A questo punto non sapevo cosa dire, mi aveva spiazzato e mi rifugiai nel chiedergli della sua salute e saputo che stava male cercai di tirargli su' il morale dicendogli due stupidaggini e lo salutai.
Non ci pensai più' alla storia né a loro due.
Passarono altri giorni , ritrovandolo in chat ci salutavamo e basta. Poi una sera mi chiamo' in C6. Convenevoli al solito, normali per gente di chat, saluti, come stai, come ti va' la vita, problemi?. Cominciammo a parlare tranquillamente, era spiritoso, cordiale, mi faceva ridere.
Parlammo e parlammo.
Lui si apri' con me quasi subito, mi confido' le sue speranze per un futuro come diceva tranky intendendo sereno , tranquillo, un donna che lo amasse e che amava, voleva un amore che gli facesse bruciare il cuore, e una casa, il matrimonio, dei figli, il lavoro e una vita normale come tante. " Non e' accontentarsi" - ripeteva - "io veramente non voglio altro, non mi interessa altro, chiamami un mediocre con aspirazioni mediocri, lo accetto e in fondo sono fiero di esserlo, ma per me sarebbe il paradiso in terra. Solo ecco non transigo sull'amore, quello vero e' una scintilla che fa' bruciare il cuore, l'ho già' provato, lo rivoglio, lo pretendo!"
Ora dopo ora, collegamento dopo collegamento, senza rendermene conto, aspettavo la sua chiamata, il suo " Ciao, posso?" . Mi faceva piacere parlare con lui, mi metteva allegria, era naturale per me aspettarlo.
Mi resi conto all'improvviso che era strano come in quei momenti tutti i saluti e le chiamate degli altri amici mi dessero fastidio. Liquidai la questione che mi ero posta con un " E' solo un caro amico, ci confidiamo tante cose e' normale", No, non era normale perché' molte volte al giorno all'improvviso il pensiero di lui mi prendeva e mi ritrovavo a canticchiare e a sorridere da sola.
Chattando parlavamo anche della nostra amicizia, io all'improvviso mi chiesi cosa provasse per me e senza ragionarci su' cercai di sapere ma non ci riuscii, era ermetico come un'ostrica! E più' cercavo di farmi dire i suoi sentimenti più ero confusa su quello che io provavo per lui. Insomma cercavo in lui un riscontro, una conferma ai miei di sentimenti.
La confusione era sempre più radicata in me, sapevo di volergli bene di sicuro, ma c'era anche un feeling tra noi che prevaricava la semplice amicizia. Era qualcosa di speciale lo sentivo, ma non riuscivo a mettere a fuoco altro, o forse meglio affermare che non volevo.
Non volevo, non potevo, le emozioni mi facevano paura.
Una sera in cui ero irritabile senza motivo cominciai a rispondere alle sue battute in tono sempre più' acido fino quasi ad insultarlo e naturalmente anche lui si arrabbio' con me.
Diventammo furiosi come cane e gatto, ci dicemmo cose cretine che invece di placarci e farci ridere ci imbestialivano ancora di più'. Mi urlo' cosi' " OK allora senti un po'! Poi non voglio sapere più' niente di te ! Adesso spiffero tutto. Mi hai stufato con le tue domande idiote! Ho incontrato una donna in chat. Ci parliamo non da tantissimo tempo ma piano piano mi sono trovato ad avere con lei molti punti in comune e approfondendo i nostri discorsi provo sempre più' forte il desiderio di continuare a parlarle, sono triste quando non c'e' in chat, felicissimo quando la ritrovo. Senza rendermene conto mi e' diventata molto cara, ma i miei sentimenti sono confusi: desiderio, passione e... non so cos'altro. Il punto che ancora non sono riuscito a capire a fondo cosa provo per lei. Mi rendo conto di volerle un universo di bene, di tenere moltissimo a lei, di avere del vero affetto per lei. Sai? Non vedo l'ora di finire di lavorare per tornare a casa ed accendere il PC, collegarmi e vedere quel nick acceso, e quando non c'e' mi trovo a fissare sconsolato il suo nick spento. Quando parlo con lei ripeto sono felice, tranquillo, non mi interessa altro. Mi piace molto sotto tutti i punti di vista. Ma... ma non so'... non e' l'amore che io cerco, che io voglio, capisci? E non lo sarà' mai credo. Questo mi rende più' insicuro, più' confuso. Poi sapessi cosa vuole lei, gioca con me? Fa' sul serio?"
Leggevo quelle parole allibita. "Che stupido ometto" - pensai tra me - " ma guarda tu ." Sospirai e senza salutare chiusi la connessione. Poi mi resi conto che ero gelosa, furibonda, invidiosa della sconosciuta che me lo aveva fregato sotto il naso!. Ma come si permetteva quella deficiente di mettersi tra me e lui? Chi le aveva concesso il permesso? Come poteva farmi una bassezza del genere? Oh la odiai quella sconosciuta con tutta l'anima. E odiai lui che non si era accorto di me. Amica bleee... che me ne facevo di un amico in più'? Lui poi come amico non lo volevo assolutamente. No davvero!
Mi piansi addosso e piansi sulla convinzione che nessuno poteva sentire dell'amore per me, piansi sul perduto dolcissimo amico che forse......... Sarebbe potuto divenire per me un dolcissimo amante. Già' adesso che lo avevo perso lo rimpiangevo. Rimpiangevo la sua dolcezza e la tenerezza che mi dimostrava e... mi accorsi che lo volevo, lo desideravo. Già ma troppo tardi ormai, l'occasione era perduta e l'avrei rimpianta chissà' per quanto tempo!
Mi asciugai gli occhi no mentivo a me stessa, io volevo qualcuno che amasse solo me, che non si stancasse di ripetermelo in continuazione, che desiderasse il mio amore più' d'ogni cosa al mondo, un uomo forte che come un cavaliere mi avrebbe preso e portato in paradiso sfidando tutto e tutti.
La mattina dopo mi arrivo' una mail da lui. Cosa strana perché' Orsettodolce non scriveva mai.
L'aprii e lessi: "Ciao sono un imbecille, un cretino integrale, un uomo senza cervello. Ieri sera mi sono comportato in modo indescrivibile. Ti prego perdonami se puoi. Mi metto in ginocchio guarda. Ti giuro io da adesso non ti cercherò' più', se vuoi perdonarmi, se vuoi ancora parlarmi chiamami sarò felicissimo di questo. E se vuoi chiarire sono a tua disposizione. Ciao Orsettodolce."
Quando mi collegai la sera il suo nick era acceso, indecisa se chiamarlo o no lasciai passare un po' di tempo poi alla fine mi decisi e clikkai il suo nick.
" Ciao Orsettodolce"
" Ciao Stellinacara"
" Sono qui Orsettodolce hai scritto che mi dovevi spiegare, e sono qui, spiegami allora, anche se non capisco cosa c'e' da spiegare."
" Oh credimi c'e' molto da spiegare Stellinacara, ho pensato a noi sai? Due emeriti imbecilli che non hanno il coraggio di parlarsi a cuore aperto, che non hanno il coraggio di affrontare quello che sentono uno per l'altra. Senti tutto quello che ho detto ieri sera l'ho detto a te. Sei tu quel nick, sei tu quella donna in chat, e tutto quello che ho scritto e' verità' assoluta, non mento, ti ho spiegato i miei sentimenti, i tuoi adesso dimmeli tu."
" Che confusione Orsetto, sono imbarazzata ma posso dirti con assoluta chiarezza che anche io provo gli stessi sentimenti per te. Con la differenza che tu escludi a priori l'amore fra noi, io di quell'amore che parli ne ho paura e cerco di evitarlo, ma credo Orsetto che quello che proviamo e' amore. Un tipo d'amore differente da quello che cerchi ma sempre d'amore si tratta non credi? Non so' come comportarmi. Non so cosa fare, dimmi tu Orsetto!"
" Si, penso tu abbia ragione, mai escludere niente, mai chiudere le porte, non pensiamo a cosa sarà' il futuro per noi. Viviamo l'oggi e basta, sì Stellinacara se l'oggi mi porta tanta felicita' il domani cosa conta?"
Ancora adesso non ho un'idea precisa di cosa ci abbia fatto decidere a portare avanti un rapporto così strano . Io sempre con quel peso al cuore pensando che era la solitudine la molla che lo spingeva verso di me e la convinzione di possedere solo di una parte di lui, quel bruciare del suo cuore che lui voleva disperatamente era sempre nella mia mente. Lui che si accontentava di quello che provava per me e di quello che riuscivo a dargli ma senza sapere veramente cosa provassi in fondo per lui.
Ma quando chattavamo insieme tutto questo non esisteva più'. Esistevamo solo noi.
Ci afferrammo per mano, passo dopo passo andammo avanti e ci regalammo amore, tenerezza, dolcezza e tanta tanta passione.
Passione in chat, amore in chat.
Bastava che uno di noi digitasse la parole bacio o carezza che immediatamente l'altro sentiva il bacio o la carezza su di lui.
Il nostro primo bacio virtuale sotto un pesco in fiore rimarrà indelebile ricordo nella mia memoria.
Mi scrisse : " Vieni tesoro caro, prendi la mia mano c'e' un pesco in fiore. Lo vedi? Al centro di quel prato. Siamo soli, il cielo blu, il tramonto che tinge di rosso il cielo, siediti. Mi avvicino piano a te, un momento magico che voglio assaporare e che voglio tu assapori. Ti prendo il viso dolce tra le mani e piano dolcemente bacio i tuoi occhi, i tuoi capelli, il tuo nasino, le tue labbra calde e morbide. Vedi? I fiori al minimo soffio di vento cadono su di noi, una pioggia rosa su di noi e solo per noi. Ti stringo amore, ti stringo forte a me, che attimo sublime! Appoggia il viso nell'incavo del mio collo voglio sentire il tuo respiro. Oh Stellinacara baciami e stringimi a te, la mia mente ed il mio corpo ti desiderano. Ti desidero tanto in questo momento da avere le lacrime agli occhi."
Suggestioni del cuore e del cervello, io lo sentivo cosi' vicino a me che cominciai a tremare di desiderio.
" Continua, ti prego " - sussurrai.
" Stretto a te tesoro il paradiso e' mio. Grazie di avermelo regalato. Che ci importa delle altre persone? Chi ci importa delle altre storie? Che mi importa di tutto questo se sedendomi davanti al mio PC e parlando con te il mio cuore e' felice? Che mi può' interessare delle distanze tra noi, delle differenti mentalità', delle nostre vite nella realtà' tanto complicate se adesso sento nella mia stanza il calore del tuo corpo per la tua presenza, il tuo profumo? Niente. Nulla conta più' di noi. Nulla!
" Oh mio dolce amore di chat hai ragione, cosa mi può' importare se non brucia il tuo cuore d'amore per me? Quello che senti non mi basterebbe certo nel reale ma qui in chat dico carpe die. E poi l'hai detto tu mai chiudere la porta al futuro e quindi aspettiamo insieme colui che mi amerà' come voglio io e colei che ti brucare' l'anima."
Sembra pazzia allo stato puro vero? Si' lo penso anch'io, ma giorno dopo giorno, ritrovandoci in chat e parlando al telefono, ci regaliamo questo tipo di "amore" e siamo felici.
Forse non ci incontreremo mai, o forse si'.
Se ci incontreremo può' darsi non riusciremo a portare questo sentimento che adesso ci unisce dalla chat nella realtà', o forse si'.
Tanti forse........ Troppi forse......
Non so' davvero come finirà', quando finirà', se finirà'.
Io spero che........


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MASHA

Francesca ha appena compiuto 46 anni e vive con la madre anziana e parzialmente auto-sufficiente in uno dei comuni satelliti della cintura milanese.
La donna lavora da oltre venticinque anni all'interno di una grande agenzia di pubblicità, sul fronte cioè più creativo e dinamico ma nello stesso tempo più impietoso della grande città infinità.
Francesca è vicina alla sfolgorante ribalta della metropoli universale senza però farne più realmente parte. La sua difficoltà ad adeguarsi alle nuove tecnologie e soprattutto la perdita d'importanza del suo tutor - l'ormai vecchio fondatore della società, bruciato dai tempi, dalla malattia e dai due figli che con garbo inesorabile lo stanno emarginando - stanno ormai segnando in modo quasi inesorabile il suo destino.
Giovanni - un grande creativo - è stato il suo amante per molti anni e lei è vissuta a lungo nella sua dorata ombra come collaboratrice infaticabile e acuta, "preferita" del re, concubina devota ed invidiata, amata dall'uomo in maniera intensa e incerta, persino violenta ma mai definitiva.
La donna sembra aver ormai rinunciato anche ai sogni, invecchiata all'improvviso e prima del tempo. Rassegnata ad una vita fatta di piccole incombenze quotidiane, di assistenza alla madre invalida, di molta televisione e di una ritrovata religiosità più necessaria nella ritualità che vissuta.
La vita di tutti i giorni scorre tra le dita della donna che vive ormai senza più accorgersi di farlo, senza tristezza se non in qualche momento di rimpianto per quello che avrebbe potuto essere (...forse) e senza ansietà, opacamente, insignificantemente.

Una domenica, recandosi alla Messa, accompagnata dalla madre, s'imbatte in un avviso affisso sulla bacheca della brutta chiesa moderna: il cartello invita i parrocchiani ad offrire la propria disponibilità ad ospitare un bambino russo proveniente dall'area di Chernobil per qualchesettimana.
Il messaggio turba Francesca e le risveglia prima a livello inconscio e poi razionalmente il dolore della mancata maternità, a cui è arrivata vicino, a cui ha rinunciato per il suo amore e turba le fragili fondamenta di apatia sulle quali ha basato la propria possibilità di sopravvivere.
Nei giorni successivi è distratta, sbaglia sul lavoro come mai le era successo e subisce piccole ma lancinanti umiliazioni, compie atti anomali, inconcepibili nella rigida routine alla quale si era costretta e alla fine si decide e provando a vincere la propria timidezza e insicurezza cerca un incontro con il parroco.
Il prete malgrado l'assiduità della donna nel presenziare alle funzioni, la riconosce a stento e Francesca, confusa e intimorita, chiede informazioni per offrire la propria candidatura ad accogliere i bambini russi. L'uomo le chiede pleonasticamente se è sposata e la donna arrossisce, quasi in colpa, ed è costretta a negare con un cenno impercettibile della testa. Il parroco con ipocrita e irridente bonomia gesuitica le fa capire che il progetto è allora impossibile.
Francesca deve allontanarsi rapidamente, prima di scoppiare in lacrime.
I giorni successivi sono un calvario, il fragile equilibrio che sta alla base della sua vita è rotto.
Giovanni le vuole bene e si accorge della sua crisi e gliene chiede ragione. Si sente in colpa nei suoi confronti. La donna ha bisogno di sfogarsi e gli racconta del bambino, l'uomo è imbarazzato ma cerca di convincerla ad evitare un nuovo dolore, una prova che potrebbe sconfiggerla definitivamente.
Francesca vaga come ubriaca, prima tra i volti giovani e pieni di sicurezza di una festa dell'agenzia, poi tra quelli sconosciuti sulle strade di Milano, e inizia a vedere bambini, ovunque, che la guardano e sembrano spingerla alla disperazione definitiva.
Quando tutto sembra che stia per crollare reagisce, con una volontà nuova e inimmaginabile, persino per lei. Ritorna quindi dal prete, dapprima confusa di fronte all'insofferenza dell'uomo e poi improvvisamente aggressiva, sicura come qualche anno prima quando questi è costretto ad ammettere che il vincolo di necessità di una famiglia nel senso più ampio del termine è una sorta di condizione non scritta, semplicemente convenzionale. Ottiene di parlare con il responsabile dell'organizzazione e di fronte al muro di gomma opposto da quest'ultimo chiede appuntamento al Sindaco della cittadina.
Francesca cresce insieme al suo desiderio, matura la sua rabbia e la sua collera in un progetto organico, minaccia di coinvolgere i giornali, di rivolgersi ai vecchi amici, persone di riferimento della città infinita.
I burocrati alla fine si arrendono, tutto sommato possono ricevere solo una cattiva pubblicità e non perdono niente a concederle per qualche settimana un bambina, Masha, che proviene oltretutto non da una famiglia ma da un orfanotrofio.
Ma la vittoria invece che dare un senso alla vita della donna, la getta nel panico. La donna ha paura di non essere all'altezza, paura di non riuscire a rendere felice un bambino in quei pochi giorni, paura della sconfitta definitiva.
Il termine si avvicina però rapidamente e Francesca prova a dimenticare la tensione e l'ansia pacificandosi nell'allestimento della cameretta per il bambino.
Il giorno prima dell'arrivo del bambino Giovanni la invita a bere un aperitivo, come ai vecchi tempi e la donna ne è emozionata. Davanti ad un calice di vino l'uomo le racconta dell'inesorabilità della malattia che lo sta mangiando da dentro e le anticipa che ha "barattato" con i figli la propria uscita dalla Società con la creazione di un ruolo dicoordinamento commerciale dei grandi clienti, ruolo destinato a lei.
L'uomo prova a restituirle almeno le prospettive lavorative che involontariamente, con la sua ingombrante presenza pubblica e nell'intimità, le ha tolto molti anni prima, le riapre la carriera mettendosi da parte e preparandosi a morire.
Giovanni le racconta però che i suoi ragazzi, giustamente e non in maniera preconcetta, gli hanno obiettato la mancanza di una moderna formazione specifica della donna, ma lui ha potuto eludere anche quelle ultime resistenze riuscendo ad iscriverla, malgrado l'imminenza del corso e grazie ad alcuni vecchi amici, al più importante, prestigioso ed impegnativo "master" del settore, negli Stati Uniti.
Francesca è entusiasta, le sembra che il sole possa tornare a splendere nella sua vita, ma quando Giovanni le rivela che dovrà partire duegiorni dopo la donna ricade nel buio. Gli parla dell'arrivo del bambino, cerca un aiuto che l'uomo non può darle. Tocca a lei decidere, il vecchio le può restituire la carriera ma non il bimbo che molti anni prima avevano "deciso insieme" di non avere.

La mattina dell'indomani Francesca è chiusa nella stanza destinata al piccolo ospite, senza parlare, senza riuscire a muoversi. Il tempo passa e sembra che la donna non riuscirà mai ad uscire né per andare a prendere il bambino né per andare in ufficio. Ma ancora una volta, con una forza ritrovata, si alza dal ciglio del letto ed esce dalla camera. Di fronte a lei la madre che durante tutta la vicenda non ha mai detto niente.
Le due donne si guardano. La madre le sorride : "Stai facendo la cosa giusta " le dice. Francesca esce.

- FINE -

(se al contrario vogliamo dare una chiusura alla storia : )
Francesca inizia a correre per arrivare a tempo all'appuntamento. Di fronte alla chiesa gli accompagnatori, il prete e l'organizzatore stanno terminando di affidare alle famiglie i bambini. Lo spiazzo di cemento è deserto, la donna è sola di fronte agli uomini, poi l'organizzatore urla un nome e una bella bambina con lo sguardo da furetto esce dal pulmino. Le presentano Sasha.


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