giovedì 28 marzo 2024
Maschere tradizionali

Arlecchino
Dottor Balanzone
Brighella
Colombina
Gianduia
Meneghino
Mamuthones
Pantalone
Pierrot
Pulcinella
Rugantino
Stenterello

Arlecchino
è un servo di Bergamo, lazzarone e truffaldino, in perenne litigio col suo padrone. Nonostante sia nato in provincia di Bergamo, il suo nome deriva dal medioevo francese: Harlequin, o Herlequin o Hellequin si chiamava un diavolo conduttore diavoli nei misteri popolari del sec. XI. Ha un carattere stravagante e scanzonato, ma furbo. Grande maestro delle burle è il più testardo di tutti i personaggi. Indossa un vestito di pezze colorate fermate da una cintura, pantaloni larghi e comodi, un cappellaccio sformato con pennacchio di coda di coniglio o una piuma e una maschera nera sugli occhi. La piuma è simbolo di fertilità e il coniglio è simbolo di furbizia. Alla cintura porta appeso il baòcio, il bastone per mescolare la polenta, che a lui funge da spada.
Lo scaricatore di porto, il facchino, il ruffiano, il servitore buono, semplice nei modi e nella testa, che combina guai e che ha sempre fame. Questo è Arlecchino. Deriva dalla figura dello Zanni, il buffone della prima Commeda dell’arte, di cui mantiene il carattere schietto e la naturale propensione ai guai.

Dottor Balanzone
è nato a Bologna, e deve il suo nome alla “balanza”, cioè la bilancia, il simbolo della giustizia che regna nei tribunali.Il Dottore infatti è solitamente rappresentato come un uomo di legge, che si intende di tutto ed esprime opinioni su ogni cosa. Caratterizzato da una certa verbosità, tende ad infarcire di citazioni latine e ragionamenti strampalati i suoi discorsi sulla filosofia, le scienze, la medicina, la legge e si esprime sempre con un fortissimo accento bolognese.
Si veste con pantaloni e camicia nera, guarnita di un colletto bianco. In testa ha un cappello a larghe tese, nero. Alla cintura un pugnale o un fazzoletto, e sotto braccio un librone.
E' la satira del laureato saccente e pedante. Non a caso viene da Bologna, città che nel Cinquecento è considerata capitale della cultura.

Brighella
Attaccabrighe, imbroglione, chiacchierone. Insolente con i sottoposti e insopportabilmente ossequioso con i padroni. Questo è il cuoco, il cameriere, il capo servitù Brighella da Bergamo.
E' l'antagonista di Arlecchino e primo Zanni della Commedia dal carattere scaltro e astuto. L'abito che Brighella si vanta di indossare è la "livrea", simbolo dell'appartenenza al padrone: calzoni larghi e giacca bianchi listati di verde, un mantello bianco, anch’esso con due strisce verdi, un berretto a sbuffo e la mezza maschera sul viso. E' con questa uniforme che esercita il suo potere sui servitori semplici.

Colombina
servetta veneziana, è la fidanzata di Arlecchino, anche se lui non pare deciso a sposarla.
Il suo nome sembra derivare dalle interpretazioni dell’attrice Isabella Franchini, che vestita i panni della fantesca con un paniere sotto braccio da cui si intravedevano due colombe. Colombina indossa una cuffietta, un corpetto verde stretto in vita, con una profonda scollatura ed ampie maniche a sbuffo, la gonna arricciata a righe e rialzata sul davanti da un nastro di raso rosso, un grembiule bianco e scarpine bianche a punta con nastro rosso. E’ di sicuro la più famosa fra le servette, giovane e arguta, dalla parola facile e maliziosa, abile a risolvere con destrezza le situazioni più intricate.

Gianduia
è la maschera popolare di Torino. Dal suo nome deriva quello della cioccolata gianduia e del famoso cioccolatino "Gianduiotto".
E’ un intenditore di vini doc e la sua vera passione sono le osterie. E’ un galantuomo allegro dotato di buon senso e coraggio che ama, oltre al buon vino, anche la buona tavola. Scaltro e arguto, ha un costume di panno color marrone, bordato di rosso, con un panciotto giallo e le calze rosse. Osservandolo attentamente, qualcuno azzarda una certa allusione antinapoleonica nel suo travestimento. Del resto la maschera è nata alla fine del '700, in pieno regime bonapartista.

Meneghino
Milano, incontriamo lo spiritoso Meneghino (diminutivo di Domeneghin) inconfondibile con il suo cappello a tre punte e la parrucca con codino alla francese.
Vestito di una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche, ancora oggi è protagonista dei carnevali milanesi. Meneghino impersona un servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere i difetti degli aristocratici. "Domenighin" era il soprannome del servo, che la domenica accompagnava le nobildonne milanesi a messa o a passeggio. Durante l'insurrezione delle Cinque Giornate di Milano nel 1848 fu scelto dai milanesi come simbolo di eroismo.

Mamuthones
Il mascheramento dei mamuthones consiste in pelli nere di pecora indossate sopra il consueto abito di velluto marrone. Sulle spalle di ogni uomo vengono legate serie di campanacci di diversa grandezza dal peso totale di circa venticinque/trenta chili, disposti con un ordine prestabilito in modo che i due più grandi si trovino all'altezza delle spalle. Sul ventre vengono legati campanacci più piccoli. Il volto viene nascosto da una maschera di legno nero, sa bisera e un fazzoletto marrone annodato sotto il mento.
La maschera è ricavata da legno di fico, di colore nero, intagliata in un'espressione triste. La vestizione delle maschere avviene in una cantina ed ogni Mamuthone è aiutato da parenti ed amici. Il gruppo è sempre compostoda diciotto uomini, dodici Mamuthones e sei Issohadores. Gli issohadores vestono una giubba di panno rosso sopra la quale, di traverso una cintura con sonagli di ottone e di bronzo; calzoni di tela bianchi o di velluto scuro; uno scialletto cinge i fianchi; sul capo sa beritta che è tenuta da un fazzoletto multicolore arrotolato e annodato sopra il copricapo; tengono in mano sa soha, una correggia che si usava per prendere al laccio gli animali, da cui deriva il loro nome.

Pantalone
Nella laguna veneziana nasce Pantalone, un personaggio bonario e pieno di umanità, nonostante il suo continuo brontolare.
E’ chiamato il Magnifico ed è un vecchio e ricco mercante che ha un grosso difetto: è estremamente avaro ed è solito preparare pranzi con un solo quarto di zecchino. Il nome Pantalone deriva da “Pianta Leone”, come venivano definiti coloro che, con la scusa di conquistare nuove terre per Venezia, si sbrigavano a piantare la bandiera di San Marco su ogni pezzo di terra che trovavano. Indossa uno zucchetto, giubba e calzamaglia rossi, con babbucce e mantello nero.

Pierrot
larghi pantaloni di lucida seta bianca, lunga casacca guarnita di grossi bottoni neri, ampio colletto, papalina sul capo, volto pallido e un'espressione triste: questo è Pierrot, l’innamorato malinconico e dolce.
La pigrizia gli impedisce di muoversi come gli altri personaggi della Commedia; é sicuramente il più intelligente dei servi, svelto nel linguaggio, critica gli errori dei padroni e spesso finge di non capire i loro ordini, anzi li esegue al contrario, non per stupidità, ma perché li ritiene sbagliati.
E' furbo, ma sentimentale; l'unico personaggio che a un piatto di minestra, preferisce una romantica serenata, eseguita sulla mandola, sotto le finestre della sua bella. Forse anche per questa ragione é pallido e languido e, spesso, una lacrima gli scende sul viso.

Pulcinella
figura buffa e goffa; un gran naso, mascherina nera, gobba, cappello a punta, camiciotto e pantaloni bianchi.
E' una delle maschere italiane più popolari. Probabilmente originario di Napoli: anche il suo nome sembra che derivi dal napoletano "polece" (pulce). E' una figura essenzialmente popolare. Impertinente, pazzerello, chiacchierone, è la personificazione del dolce far niente. Le sue più grandi aspirazioni sono il mangiare e bere. Pur essendo spesso fatto oggetto di pesanti bastonate, egli riesce simpatico anche ai potenti che prende in giro e inganna con amabile furbizia.

Rugantino
il suo nome deriva senza dubbio da "rugare" cioé brontolare, borbottare.
Il romanissimo Rugantino rappresenta il "bullo romano", disposto a prenderle fino a restare tramortito pur di avere l'ultima parola. "Meglio perde n'amico che na buona risposta" é una delle sue frasi preferite. Agli inizi della sua carriera lo si vede vestito come un gendarme, o capo delle guardie, sempre pronto ad arrestare qualche innocente per dimostrare la propria forza, litigioso e inconcludente. Con il tempo smetterà l'abbigliamento militare e, vestiti panni civili, smusserà il suo carattere negativo per assumere un carattere più pigro e bonario che ne farà l'interprete di una Roma popolare ricca di sentimenti di solidarietà e giustizia. Indossa pantaloni, gilet e giacca rossi, calza scarpe con grandi fibbie e porta un cappello a due punte.

Stenterello
di origine fiorentina, è povero in canna e sempre pieno di fame. Indossa una giacca blu, panciotto con puntini verdi e pantaloni neri e corti. La nota caratteristica del suo abbigliamento sono le calze: una rossa, l'altra a strisce. In testa ha sempre il cappello e parrucca con codino.
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